di Roberto Roversi, poeta e scrittore
Siamo andati sui monti più alti* uno prendeva il fucile saliva sulla montagna la montagna era lì che aspettava e non aveva pietà un altro prendeva il fucile andava per la pianura anche la pianura aspettava e non aveva pietà nelle città era fuoco terribile rosso il tramonto il fuoco bruciava le case e non aveva pietà giovani cadevano morti fra l’erba senza colore pendevano morti dai rami spezzati come poveri cani i mesi gli anni passavano i giorni non davano tregua un mitra stretto nel pugno pianura montagna città poi è arrivato un aprile sangue di sole e di rose come un vulcano che esplode ha gridato la libertà *(su concessione di Edizioni Pendragon)