Lettera 27 – A Paolo Davoli, il partigiano Sertorio

Dopo l’iniziativa “La Libertà è difficile e fa soffrire”, ospitata dalle nostre pagine in occasione della Festa della Liberazione, pubblichiamo le lettere inviateci dai lettori che hanno deciso di aderire all’appello lanciato nelle settimane scorse dalla presidente provinciale dell’Anpi Anna Cocchi e da Mattia Fontanella

di Max Collini, voce narrante e autore dei testi degli Offlaga Disco Pax, musicista


Nella toponomastica di Reggio Emilia trova posto anche via Paolo Davoli, la strada dove sono nato e dove ho vissuto i miei primi tre anni di vita. Fino a qualche anno fa non avevo la più pallida idea di chi fosse Paolo Davoli, né cosa significasse la misteriosa parola “Sertorio”, messa tra parentesi sotto al suo nome nel cartello della via a lui dedicata.

L’ho scoperto un giorno, per caso, leggendo le storie sulla Resistenza.

Davoli era un Partigiano e “Sertorio” era il suo nome di battaglia. Venne catturato il 30 novembre del 1944 e poi bestialmente torturato. Testimoni raccontano che “Paolino” venne colpito con 120 nerbate, straziato con un ferro rovente che gli passarono sulla schiena
e altre parti del corpo facendogli abbassare di un centimetro la carne, e poi fatto sedere su un fornello elettrico acceso. Approfittando di una distrazione dei suoi aguzzini si gettò da una finestra, per non parlare. Cadendo si ruppe una gamba che, lasciata senza cure, si incancrenì e gli venne amputata.

Sertorio venne fucilato il 28 febbraio del 1945 nei pressi del cimitero di Cadelbosco Sotto, nei pressi di Reggio Emilia, insieme ad altri nove ostaggi. La sorella Ondina riconobbe il cadavere solo grazie a una cicatrice, antecedente a quelle ben più terrificanti procurate dalla nuova inquisizione che aveva sede in centro, in via dei Servi.

Gli venne trovato addosso un biglietto con queste parole:

«Cari genitori, vado a morire, la mano non mi trema, non pensate a me, uccidono me ma non l’idea. Viva la libertà. Vostro Paolo»

Ciao Partigiano Sertorio, ciao Partigiane e Partigiani, volevo solo dirvi che, per quanto mi riguarda, i morti non sono tutti uguali.


Un pensiero riguardo “Lettera 27 – A Paolo Davoli, il partigiano Sertorio

  1. Ciao, Partigiano Sertorio. Grazie a te e a Max Collini che ha risvegliato il tuo coraggio ed il tuo dolore.

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