Una storia artistica lunga quasi settant’anni, cominciata negli scantinati cittadini e culminata con il Nettuno d’oro e la Targa d’Argento della Strada del Jazz
di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico
Nato a Bologna il 22 maggio 1942, Francesco “Checco” Coniglio non è né uno scrittore né un musicista professionista, ma ha vissuto esperienze incredibili in un periodo storico bolognese carico di sogni e di speranze.
Con il libro non solo autobiografico Jazz Band, pubblicato nel 2019 da Minerva editore, Checco ha ripercorso la straordinaria crescita del Jazz a Bologna, che ne fece uno dei suoi principali “templi” europei e mondiali. Tra gli anni ’50 e ’60, infatti, la città assistette alla nascita di giovani jazz band amatoriali, nelle quali si esibiscono tra gli altri Lucio Dalla e Pupi Avati, ragazzi diventati poi famosi e affermati artisti. Sempre di quegli anni – era il 1958 – è l’inizio dell’epopea del Bologna Jazz Festival, intuizione di Alberto Alberti e Antonio Foresti, che da allora ogni anno porta in città il meglio dei musicisti mondiali.

Il libro ci offre un bellissimo spaccato di una Bologna in cui era facile incontrare Gerry Mulligan, Chet Baker, Gato Barbieri tra tanti altri. E dove la Rheno Dixieland Jazz Band, fondata sotto le Torri nel 1952 da Nardo Giardina e Gherardo Casaglia, raggiunse in pochi anni gli onori di un grande successo nazionale e internazionale.
Personaggi leggendari, che insieme ad altri di pari levatura come Amedeo Tommasi e Francesco Lo Bianco hanno “scoperto” le cantine di Bologna per sviluppare la loro arte. Anche Checco Coniglio è partito da zero, con un trombone preso a noleggio nel 1957, ha vissuto l’esperienza e l’emozione di oltre mille concerti che, partendo da Bologna, lo hanno portato in giro per il mondo: Madrid, Zurigo, Cap d’Antibes, Barcellona. Il 29 giugno scorso, ospiti di Zu.Art giardino delle arti di Fondazione Zucchelli, Coniglio e Teo Ciavarella hanno presentato la serata “I dottori del Jazz raccontano la città in musica”.
Per scelta dell’Accademia Belle Arti di Bologna e della Fondazione Zucchelli, su impulso della Presidente dell’Accademia Rita Finzi, Coniglio ha ricevuto il Nettuno d’Oro, La Turrita di bronzo, la Targa d’Argento della Strada del Jazz sia a titolo personale sia insieme alla Doctor Dixie, la storica band bolognese di cui è membro fondatore. Sempre assieme a Teo Ciavarella ha tenuto corsi di musica jazz nell’ambito del programma “La filosofia nei luoghi del silenzio”, promosso dai Martedì di San Domenico.
La cantina di via Pepoli, dove la storia artistica di Checco Coniglio è cominciata insieme a quella di tanti altri jazzisti bolognesi, fu un luogo magico da ricordare con rimpianto. Uno spaccato straordinario che ci fa rivivere una Bologna che non c’è più, ma che vive nella sua vicenda storica. E che ci fa pensare.
Photo credits: Mauro Cionci