Il “Tavolino selvaggio” si è mangiato la città, ma ha ancora fame

«Quel che sta a cuore ai commercianti di molte zone del centro storico, lo sapevamo da sempre e da tre anni lo constatiamo amaramente sulla nostra pelle, è solo il benessere del proprio portafoglio»

di Giuseppina Camellini, Comitato Moline (r)esiste


Ritengo di interpretare un sentimento diffuso tra i cittadini che vivono in via della Moline e zone circostanti esprimendo stupore, sconcerto e incredulità per le dichiarazioni delle associazioni di commercianti ed esercenti che bocciano tout court, adombrando addirittura azioni legali, la decisione dell’Amministrazione comunale di abolire finalmente i dehors Covid, misura emergenziale che affligge da ben tre anni, di proroga in proroga, i residenti del centro storico.

Il “Tavolino selvaggio”, dilagato come un’onda anomala sulla città grazie a una interpretazione troppo disinvolta del Dl Rilancio del 19/05/2020 da parte della precedente amministrazione, accampa ormai con arroganza il diritto a esistere, nonostante tutto. Nonostante il venir meno da tempo della ragione stessa della sua malaugurata comparsa, quella di contrastare la diffusione del virus attraverso il distanziamento sociale.

Dal luglio 2020 a oggi, in via delle Moline, il provvedimento si è paradossalmente tradotto in assembramenti mai visti prima, impossibilità di utilizzare una ciclabile essenziale nei collegamenti est-ovest della città, impossibilità per i disabili di raggiungere la propria abitazione con l’auto, impossibilità di transito per mezzi di soccorso come ambulanze, vigili del fuoco, auto della polizia. Per non dire delle quotidiane pesanti conseguenze per i residenti, virtualmente autorizzati a raggiungere con l’auto il proprio portone per carico/scarico soltanto dalle 20.00 di sera alle 10.30 del mattino.

In realtà, nemmeno questo è concesso. Chi talvolta, pressato da una necessità, ha l’ardire di esercitare questo esiguo diritto prima delle 23, deve sottoporsi alla gogna del popolo seduto e gaudente che ti guarda come un intruso, un impostore, uno che se ne frega delle regole!

“Tavolino selvaggio” dopo tre anni rivendica con tracotanza il suo diritto a esistere facendo appello a una serie di congiunture sfavorevoli che pare abbiano colpito esclusivamente lui (!), come i postumi della pandemia 2020, la recente crisi energetica e il caro bollette, l’aumento dell’inflazione. Qualcuno, con pessimo gusto, si è spinto addirittura a tirare in ballo l’alluvione… a nostro parere si dovrebbe solo e soltanto vergognare, per rispetto di chi ne è stato davvero colpito.

La verità, nessuno è cieco, è che nel centro storico di Bologna da tempo gli affari vanno benone, altro che necessità di ristori! Via delle Moline ne è la prova provata, solo i propinatori di cibo possono permettersi di pagare certi affitti e infatti ormai hanno acquisito l’esclusivo monopolio dei locali su strada. Assistere quotidianamente alla sfrontataggine con cui questi esercenti si fanno beffe di orari, divieti, sensi di marcia, telecamere e spazi assegnati è umiliante per noi residenti, rispettosi di regole che pur ci penalizzano e per le quali da tempo chiediamo correttivi. Neppure le sanzioni sono efficaci a costituire un valido deterrente, perché non pesano granché sul loro bilancio e vengono tranquillamente messe in conto!

Malauguratamente per loro, e per noi, abbiamo finestre sulla strada, giorno dopo giorno documentiamo quel che succede e ci farebbe piacere condividerlo col resto della città, perché tutti capiscano come si attengono alle regole coloro che costantemente reclamano trattamenti di favore, dichiarandosi sempre e immancabilmente svantaggiati.

Quel che oltrepassa ogni limite di decenza è la mancanza di pudore di questi commercianti che pretendono di fare “il bene della città”. È incredibile come la difesa di interessi corporativi possa annebbiare la vista di chi li rappresenta; evidentemente i disagi, il peggioramento della qualità della vita, i danni alla salute psicofisica degli abitanti sono per loro del tutto irrilevanti. E quanto gli prema il bene della città e il suo decoro, la stragrande maggioranza di loro lo dimostra ogni giorno, ingombrando il centro storico, motore principale del movimento turistico che li fa guadagnare, con disordinate montagne di scatoloni buttati fuori dai loro locali così come sono, ignorando sfacciatamente l’obbligo di compattarli. Anche di questa perdurante ingiuria alla dignità della città e dei cittadini abbiamo copiosa documentazione.

Quel che sta a cuore a questo genere di commercianti, lo sapevamo da sempre e da tre anni lo constatiamo amaramente sulla nostra pelle, è solo il benessere del proprio portafoglio, nient’altro.

È una storia vecchia e penosa. La pedonalizzazione di via D’Azeglio, il parcheggio di piazza VIII Agosto, i T-Days sono, nei decenni, gli episodi salienti ed emblematici della responsabilità sociale e dell’attaccamento al benessere collettivo espressi da questa componente economica che, in tutti questi episodi, si è dimostrata talmente miope da non riuscire a intravedere neppure i propri vantaggi in prospettiva. Ogni volta ostacolando l’attuazione di queste tappe ma non disdegnandone poi i consistenti benefici economici.

Facciamo nostre le parole di Papa Francesco, senz’altro appropriate: «L’avidità corrompe e distrugge»

Photo credits: Corriere di Bologna


8 pensieri riguardo “Il “Tavolino selvaggio” si è mangiato la città, ma ha ancora fame

  1. Moline, Pescherie, Drapperie, Orefici, Piazza Maggiore, Aldrovandi e Santo Stefano, nessun luogo si salva dai dehors e dai taglieri, dalle birrette. Turisti in b&b oppure studenti orfani di appartamentini improbabili, si litigano gli spazi della città, prede di intraprendenti ma legali grassatori. E ai Comuni resta praticamente niente per disciplinarne la proliferazione. Che i residenti si arrangino

  2. Lucida analisi Pinuccia! Condivido in pieno. Del resto, Bologna “la grassa”… in questo caso di portafoglio, non si smentisce. Allargo il perimetro alla martoriata via Belle Arti, altro “mangificio” incontrollato e le laterali Mascarella, Centotrecento e Borgo.

  3. Tavolini selvaggi fanno un passo avanti, ogni giorno -come in un vecchio gioco di quando a 10/13 anni si era bambini- e stanno occupando anche via Collegio di Spagna, via Saragozza, via Belvedere, via Montegrappa….vien voglia di dire : per fortuna ci sono i parcheggi che impediscono l’occupazione totale degli spazi pubblici! Ma, poi, chi fa le spese dei due invasori siamo noi pedoni, già molto impegnati a difenderci da bici e monopattini, che sfrecciano in ogni direzione, e cani che non conoscono legge quando sono attratti da afrori irresistibili.
    Quel che dispiace soprattutto è che il nostro disagio giova solo a pochi portafogli! Certamente non rende la città più bella, nè più accogliente, nè più elegante, e tantomeno più conversevole.
    Mi auguro che la nostra saggia amministrazione sappia riportare l’occupazione selvaggia di suolo pubblico ad una dimensione più salottiera.

  4. Analisi giusta e pienamente condivisa! I commercianti dovrebbero rendersi conto che la città capace di mantenere le sue peculiarità: culturali, associative e produttive, rimane interessante e gradevole per tutti. Le caratteristiche peculiari di una città sono impresse soprattutto dai suoi residenti. Se la città si svuotasse dei suoi residenti e rimanessero solo i turisti e le attività commerciali, ben presto diventerebbe un anonimo centro commerciale e perderebbe tutto il suo fascino.
    Dovrebbe essere interesse di tutti, compresi i commercianti, mantenere una buona qualità dell’ambiente e della vivibilità della città.
    Valori ormai universalmente considerati come i migliori investimenti sul futuro.

  5. Grazie Pinuccia per la lucidità dell’analisi e la nettezza delle parole. Condivido in tutto e per tutto!

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