I Sampietrini della memoria servono a ricordare che la bomba del 2 agosto ha ucciso 85 uomini, donne e bambini: tutti avevano affetti, sogni, progetti
di Aldo Balzanelli, giornalista
Il 30 luglio ho partecipato con un gruppo di persone all’operazione di “ripulitura” dei Sampietrini della memoria, le pietre con i nomi delle vittime della strage del 2 agosto 1980 che due anni fa Cantiere Bologna ha collocato, in collaborazione con il Comune, lungo il portico di via Indipendenza fino a Piazza Medaglie d’Oro, segnando in qualche modo il percorso che a ogni anniversario compie il corteo che ricorda la strage.
Sono pietre sulle quali è incollata una piastra di ottone con il nome di ciascuna delle 85 vittime. Essendo collocata sul selciato, tende a opacizzarsi e a sporcarsi. Quindi, soprattutto alla vigilia dell’anniversario, era più che mai necessaria un’opera di “manutenzione”.
All’iniziativa ha partecipato, dotato di detersivo e di “Sidol”, un gruppetto di volontari, tra cui alcuni “narratori” delle vite delle vittime, vigili del fuoco, amici dell’associazione tra i familiari. Ma anche alcuni degli stessi familiari.
A un certo punto mi sono fermato a osservare il lavoro di ripulitura di uno dei Sampietrini. Un giovane uomo lo stava facendo con grande cura, con lo sguardo fisso a terra. Mi sono avvicinato e ho letto il nome della vittima: era quello di sua madre, uccisa ancora giovane dalla bomba.
Ho trattenuto a stento le lacrime e per pudore sono rimasto in silenzio. Avrei voluto abbracciare quell’uomo e non so perché non l’ho fatto, ma dal gesto semplice di lucidatura di una placca di ottone è uscito un grido: quegli 85 nomi incisi sulle pietre non sono solo un elenco di nomi, erano persone, che avevano affetti, sogni, progetti. Quella bomba ha ucciso, ha inferto una ferita profonda alla città, ma ha devastato famiglie, ha segnato la vita di centinaia e centinaia di persone che ai morti e ai feriti erano legati da conoscenza, affetto, amore.
Chi cammina lungo via Indipendenza probabilmente getta uno sguardo distratto verso quelle pietre, su quei nomi “vittima della strage del 2 agosto 1980”. Se quei Sampietrini riescono a catturare lo sguardo e a far pensare che dietro ogni nome c’è la storia di una persona e di tutti quelli che la conoscevano e le volevano bene, vorrà dire che avranno raggiunto lo scopo per il quale sono stati collocati.
Bellissimo e commovente racconto di episodi che rinnovano la memoria degli effetti devastanti della strage del 2 agosto.
Pathos e commozione! Grazie