Il radar del Comune sul disagio giovanile

I fatti di Caivano e Palermo hanno rilanciato con forza in tutto il Paese il tema dell’alienazione e della violenza adolescenziali. Mentre altrove ci si lascia andare allo sconforto o a esternazioni roboanti, a Bologna due progetti coordinati dagli enti locali mettono in rete una pluralità di soggetti del nostro territorio per tentare di dare una risposta innovativa e di sistema al problema

di Cristian Tracà, docente, consigliere di quartiere Porto-Saragozza


«Stato assente, serve l’assedio militare». Rimbombano ancora nell’aria le parole di Vincenzo De Luca, governatore della Campania, a commento dell’atmosfera inquietante che pian piano emerge in tutto il suo spavento in quella realtà chiamata Caivano. Gli fanno eco le parole della professoressa Corrao dopo i fatti di Palermo (« non è possibile essere stanchi se si è docenti o genitori.»), frasi altrettanto forti ma di segno certamente diverso.

La storia recente ci ha insegnato che il tema del disagio giovanile non risparmia nessun ambiente, al massimo sono più o meno efficaci le politiche di prevenzione e contrasto rispetto a questo dramma che sembra allargarsi a macchia d’olio. Ci arrendiamo all’assedio militare proposto da De Luca? Abbiamo sbagliato davvero tutto e siamo dei falliti, come ripete energicamente la docente palermitana diventata virale sul web?

Proviamo a capire che cosa succede nel nostro territorio, andando un po’ nel merito diretto delle azioni. Facciamo una prima carrellata sugli strumenti che esistono per agganciare chi si sta per perdere o si è già perso.

Chi sono gli attori? Quali risorse vengono impiegate, dove si può cercare aiuto quando vediamo un ragazzo o una ragazza in crisi?

Questo articolo prova a tracciare il piano delle risposte pubbliche a Bologna, che, per fortuna, è molto più vasto di quello che oggi vi raccontiamo: ci vorrebbe un report molto più dettagliato per rendere giustizia all’azione costante che tantissime realtà del territorio, formali e non, portano avanti per colmare i vuoti che sempre più spesso si aprono.

Mi concentrerò in particolare su tre azioni che ritengo molto importanti e strategiche e che vedono il Comune di Bologna, con la sua “Area istruzione, educazione e nuove generazioni” come regista fondamentale: il Protocollo d’intesa contro la dispersione e l’evasione scolastica, i due progetti Radar e Sayes.

Siglato nel 2021 e valido per un triennio, il Protocollo tra Comune, Scuole, Ufficio Scolastico Provinciale e Enti di Formazione professionale, crea una rete integrata di presa in carico delle situazioni più delicate, con l’ambizione di arrivare alla capillarità massima.

Gli enti che si occupano della formazione e dell’istruzione formano del personale interno che, in relazione costante con i coordinatori e i consigli di classe, monitora la frequenza degli alunni. Appena cominciano ad accumularsi le assenze, secondo un numero preciso e una casistica ben regolamentata, scatta immediatamente la segnalazione ai Quartieri, che tramite i Servizi Educativi Scolastici Territoriali, provano a ricostruire i percorsi dei ragazzi in dispersione, controllando se sono situazioni già note o se ci sono nuove prese in carico.

L’azione di sistema così ben disciplinata porta ad avere il piano complessivo della geografia della città, aiuta a intrecciare i progetti di educativa di strada, l’analisi dei fabbisogni territoriali e della progettazione che può essere portata avanti tramite Bilancio partecipativo, patti di collaborazione, bandi per il Terzo Settore e le Libere Forme associative, i lavori dei Tavoli Adolescenti che vengono portati avanti nei singoli Quartieri, a cui partecipano tutti i soggetti che hanno responsabilità di progettazione e formazione destinata alla fascia adolescenziale.

Radar è un’azione di orientamento civico. Coinvolge i ragazzi tra i 18 e i 25 anni che non hanno ancora trovato la loro strada, affiancati da un tutor e inseriti in realtà culturali o uffici direttamente o indirettamente connessi con l’Ente locale. L’opportunità è a disposizione di un gruppo di 30 partecipanti che, dopo una selezione e un primo orientamento, vengono inseriti nella realtà più idonea al loro profilo e ricevono un rimborso forfettario per questo percorso che prevede formazione teorica e sul campo in contesti di lavoro stimolanti e accoglienti.

Sayes è un’opportunità, ideata da Volabo per i ragazzi che hanno un’età compresa tra i 15 e i 29 anni, i quali, sempre affiancati da un tutor, attraverso uno stage presso le associazioni di volontariato conoscono il territorio e la preziosa azione sociale svolta da questo tipo di realtà. Ricevono una formazione sul campo, ottengono il libretto delle Competenze del Volontario.

Questa progettualità porta avanti un tema cruciale, che va rilanciato a livello nazionale come scelta educativa e formativa fondamentale: in un mondo sempre più veloce e complesso come il nostro le competenze di cittadinanza e di relazione non possono essere più demandate solo al dominio familiare e alla scuola.

Non si esaurisce con la materia educazione civica la formazione al mondo dei cittadini di domani: su questo fronte occorre avanzare proposte innovative e coraggiose. In queste azioni ci sono le radici per una nuova idea di orientamento.


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