Nella vulgata, di sicuro, la nostra città svetta nel panorama italiano. Ma qualche elemento di contraddizione, tuttavia, pare esserci
di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico
Le recenti novità sulle vicende di Fico, con le dichiarazioni di Oscar Farinetti in merito all’intenzione di porre in essere un generale rilancio delle attività, lasciano sconcertati e ci costringono a ripensare a quella apoteosi di consociativismo (escluso l’allora presidente della Fiera) che ne salutò l’annuncio della nascita.
Da allora, nel susseguirsi delle delusioni calò, salva qualche timida notizia, un silenzio quasi tombale. Mai i problemi divennero politicamente rilevanti, sia a livello di quartiere sia di consiglio comunale. Ovviamente, nessuno ne fece cenno in occasione delle tornate elettorali amministrative. Alle ultime, peraltro, i votanti furono relativamente pochi, forse anche per la contumacia di quel “centro” che invece all’inizio del confronto elettorale aveva suonato la grancassa.
Da qui in avanti Bologna e la cintura saranno bloccate dai lavori per il futuro. Tram e Passante di mezzo e qualche opera di manutenzione che dovrà essere fatta. Disagi tanti, come già si verifica in tangenziale, mugugni sotto traccia e silenzio politico.
Fortunatamente su altri piani Bologna è invece al top, a cominciare dal Tecnopolo e dall’Alma Mater in tutte le sue componenti. Anche la Sanità regge, nonostante la scarsità di risorse e le impietose liste di attesa. Il turismo ormai cresce in modo esponenziale anche se l’emergenza abitativa, per strati non solo deboli della popolazione, si fa sempre più drammatica. Anche apericena e taglieri crescono, ma i ristoranti continuano a fare, tutto sommato, il pieno.
Mi pare di poter dire che Bologna, città come area metropolitana, sia teatro di grandi eccellenze, a partire da quelle imprenditoriali, ma nel contempo, in specie per quanto riguarda la mobilità, di pesanti congestioni. L’obiettivo della Città 30 è meta giusta e agognata di più elevata civiltà urbana, ma ha un prezzo iniziale che non si può eludere.
Nel sottofondo urbano il consumo di stupefacenti dilaga e appaiono micro bande che, di volta in volta, aggrediscono gli inermi, sia anziani sia giovanissimi. Tantissime luci dunque illuminano Bologna, ma tendono a consolidarsi patologie di vario tipo. La stazione di notte, ce l’ha recentemente ricordato lo scrittore Christian Raimo, ne è un emblema. Nella lotta alle fragilità, per fortuna, restano realtà positive il volontariato, la Caritas, le Cucine Popolari.
Sul piano politico invece “tutto va bene, madama la marchesa”: problemi zero a prescindere da quanti poi vanno a votare. Nella vulgata, di sicuro, Bologna svetta nel panorama italiano. Ma qualche elemento di contraddizione, tuttavia, mi pare esserci. O sono fuorviato?
Condivido la garbata e precisa disamina che rende ragione di una città ormai completamente ingessata nelle sue (tante) virtù e nelle sue (emergenti e sempre crescenti) difficoltà e contraddizioni. Solo una nota di precisazione, con riferimento all’ultima tornata amministrativa: il sottoscritto queste denunce (ragionate, non profetiche) le aveva credo compiutamente evidenziate. Come anche questa intelligente testata può documentare.
Una riflessione sul tema FICO: come poteva davvero decollare un insieme di ristoranti ed esercizi alimentari, sia pur di altissima qualità, quando si fa di tutto, Amministrazione Comunale per prima, per creare la “Disneyland del cibo” in centro storico?
Con l’abnorme concentrazione di bar e ristoranti, tuttora in crescita in centro storico (basta guardare Piazza Aldrovandi ove i chioschi di frutta sono ora tutti diventati punti di somministrazione di cibo di ogni tipo), perché mai un turista o un “movidaro” dovrebbero prendersi l’incomodo di andare chilometri fuori città quando possono avere tutto a portata di mano?