Securitarismo, noia e disinformazione, la cifra stilistica del governo Meloni

Dal dl Cutro alle fake news su Bologna 30 divulgate dal viceministro dei Trasporti Bignami, passando per i sempreverdi attacchi alla magistratura “politicizzata”: la destra al governo la butta in caciara per nascondere le sue inadeguatezze

di Mery De Martino, consigliera comunale Pd


Quando si pensa più alla propaganda che ad affrontare concretamente i problemi succede questo: si fanno provvedimenti di cui non si conoscono esiti, conseguenze, conformità con normative di rango superiore.

Eppure, per prevedere la sentenza del Tribunale di Catania che non ha convalidato il fermo per quattro ospiti del Cpr di Pozzallo, non serviva certo un genio.

Il governo ha cercato di far risalire la legittimità del decreto Cutro e del decreto attuativo che fissa la garanzia di 5.000 euro a una direttiva europea, la n. 33/2013, che però afferma tutt’altro, e cioè che gli Stati membri provvedono affinché il diritto nazionale contempli le disposizioni alternative al trattenimento, come ad esempio «la Costituzione di una garanzia finanziaria», aggiungendo che gli stessi «possono trattenere il richiedente solo sulla base di una valutazione caso per caso e salvo che non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive».

Non dice, quindi, che tutti coloro che non hanno 5.000 euro pronti in saccoccia possano essere trattenuti, né che la provenienza da paesi cosiddetti sicuri (e che sicuri non sono, come dimostra il caso tunisino) sia motivazione sufficiente a permettere il trattenimento in un Cpr, ovvero a privare della libertà persone che non hanno commesso alcun reato. Servono valutazioni caso per caso, perché ogni persona ha le sue specificità.

Il Viminale ha già annunciato ricorso e vedremo se l’interpretazione data dal Tribunale di Catania verrà convalidata, come spero, oppure no. Di certo, le scomposte reazioni del governo non sono accettabili e vanno contrastate. Piuttosto che farsi delle domande, il governo riparte con i sempreverdi e ormai noiosissimi attacchi alla magistratura, perché la separazione dei poteri, il rispetto di altre istituzioni vale fin quando non interferiscono con i propri obiettivi. Ecco, quindi, Salvini che usa la riforma della giustizia come una minaccia verso le toghe, mentre Gasparri afferma che «i magistrati che si oppongono alle norme del governo sono nemici della sicurezza della nostra nazione» e la premier Meloni parla di magistrati che a suo dire vorrebbero favorire l’immigrazione illegale. Inaccettabile davvero e bene ha fatto Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, a ricordare che questa, molto banalmente, è la democrazia: i magistrati fanno giurisdizione ed è fisiologico che questa a volte possa andare contro alcuni programmi di governo. Non serve quindi gridare all’attentato, e bastava leggerla la direttiva Ue per capire che per il decreto Cutro, così come scritto, si pongono quanto meno dei dubbi di legittimità.

Non mi sorprende tuttavia che il governo non legga le direttive europee, visto che non legge o fa finta di non leggere neanche i suoi stessi provvedimenti. E qui voglio fare un passaggio sull’intervista rilasciata qualche giorno fa al Carlino da Galeazzo Bignami, viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, che ha palesemente dimostrato di non conoscere la nuova riforma del codice della strada o di strumentalizzarla perché anche lui più impegnato a fare propaganda che a risolvere i problemi.

Se un viceministro ai Trasporti afferma che a Bologna verrà ritirata la patente a chi guida a 41 km/h o è un completo ignorante o è in completa malafede. La sospensione della patente per sette giorni, secondo il testo di legge a oggi noto, è valida solo in caso di superamento del limite di velocità di oltre 20 km/h (e non 10 km/h). Ai quali bisogna aggiungere il margine di tolleranza che per legge è di 5 km/h. La sospensione scatterebbe quindi solo andando ad almeno 57 km/h, ovvero quasi il doppio dei 30 km/h. E sorvoliamo sul fatto che la riforma del codice parla di sospensione della patente, mentre nell’intervista il viceministro parla di ritiro. Non mi aspetto di certo da Bignami un trattato sulla mobilità del sistema paese, ma in quanto sottosegretario ai Trasporti quanto meno conoscere la differenza tra ritiro e sospensione della patente sarebbe utile.

Per fortuna siamo ancora in una democrazia, i magistrati fanno il loro lavoro in maniera autonoma e l’opposizione a questo governo nazionale continuerà a smascherare tutte le falsità, le omissioni e le barbarie che il governo sta portando avanti solo per fare pura propaganda e non di certo per governare, per far avanzare il nostro Paese, per difendere i diritti più basilari: l’accesso a una informazione corretta, il rispetto delle libertà individuali di tutte e tutti, persone migranti comprese.

Photo credits: Ansa.it


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