Il direttore uscente è riuscito per anni ad attrarre il pubblico costruendo un cinema democratico ed empatico, fondato sul dialogo e l’ascolto della domanda del territorio. Da cittadina di Bologna sento il dovere di ringraziarlo per tutto questo e mi auguro che la nuova direzione sappia riconoscere il valore di quanto costruito fin qui, consentendo al Cinema Orione di mantenere questo tenore come punto di riferimento per la comunità
di Francesca Serrao, operatrice museale
Ho iniziato a frequentare l’Orione e a conoscere così il contributo della direzione uscente alla distribuzione cinematografica in città poco prima dell’incantesimo del Covid. Durante il confinamento pandemico è stato uno dei pochi e dei primi cinema a Bologna a reinventare la relazione col proprio pubblico, ricreando con l’iniziativa “DisChiuso” uno spazio di fruizione alternativo, capace di entrare nelle nostre case.
La cifra della sua sapiente direzione consisteva nell’abitare e interpretare in modo autentico una difficile terra di confine con la quale raramente le sale di oggi decidono di confrontarsi: quella delle pellicole d’autore che rischiano di essere tagliate fuori dal mercato della distribuzione, pur in una città dalla ricca offerta come Bologna. Il cinema Orione è di confine fin dalla collocazione geografica urbana. Via Cimabue si trova infatti tra la periferia e il centro.
Nei sette anni di direzione artistica Enzo Setteducati ha lasciato che il calore domestico dei locali accogliesse il pubblico offrendo pellicole di avanguardia cinematografica. Ha così affrancato nettamente il Cinema Orione dall’aura d’altri tempi tipica di molte sale parrocchiali. I film erano proiettati in un luogo terreno che contribuiva alla costruzione dell’immaginario del posto. Senza le scelte del direttore del Cinema Orione pellicole come “L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice” o “Il frutto della tarda estate”, per stare alla stagione 2022/2023, non avrebbero mai potuto far parte del firmamento della distribuzione cinematografica bolognese, sempre più impoverito dalla crisi del settore.
La mia lista da spettatrice di “Prime Esclusive” potrebbe continuare a lungo andando a ritroso nei mesi e negli anni. Penso a “A white white day”, che mi ha immersa nelle inquietanti nebbie islandesi in uno dei primi pomeriggi d’autunno del 2021, travolgendomi con la sua suspance hitchcockiana. Con “Quel giorno tu sarai” mi sono lasciata emozionare da una dilaniante narrazione bellica. Con “Piccolo corpo” nella Primavera del 2021 ho apprezzato quanto si possa costruire un capolavoro con mezzi semplici. L’amore del direttore del cinema verso il pubblico traspariva nel mettere in sequenza le proiezioni di più pellicole differenti nell’arco dell’offerta quotidiana, così da garantire a ogni film il suo spazio di fruizione. Ogni giorno di programmazione aveva il suo montaggio. Se ogni pellicola fosse uno spezzone, allora ogni giornata di apertura sarebbe un film, pensato in base all’affluenza degli spettatori.
Si respirava un rassicurante calore domestico nei leggeri ritardi nell’inizio delle proiezioni, dovuti agli incastri di orari. In questi spazi temporali inattesi si aveva l’occasione, oggi rara, di guardarsi attorno e soffermarsi sui volti che, spente le luci in sala, si sarebbero trasformati in sagome. «Dimmi i film che ti piacerebbe vedere e io cerco di farli arrivare» mi disse in uno di questi intervalli d’attesa il direttore, abile tessitore di rapporti, capace di immaginare una precisa idea di cinema per la città e soprattutto di tenerla assieme, raccogliendo il consenso di una definita nicchia di mercato, che affollava l’ingresso nei sabati e domenica pomeriggio.
Il mio ricordo dell’ultimo spettacolo a cui ho assistito al cinema Orione risale a uno dei sabati al confine con l’estate. Quella mattina Bologna era pervasa da un clima di svuotamento, tipico delle prime giornate di ponte, che presagiscono la desertificazione estiva. “Trieste è bella di notte” veniva riproposto in questa sala, a circa cinque mesi dalla sua distribuzione ufficiale, all’interno della rassegna “Hello, goodbye!”: una tre giorni di proiezioni speciali per salutare il pubblico a fine stagione.
Questa iniziativa aveva il sapore del ripasso di fine anno scolastico, ma anche dell’ultima recita di scuola, in cui va in scena il meglio del lavoro di un anno. Al suo interno veniva dato infatti spazio a una cernita delle pellicole dell’anno cinematografico appena concluso, meritevoli di entrare a far parte della costellazione formativa degli spettatori Orionesi. L’idea delle proiezioni mattutine conferiva a questa rassegna quell’aura di eccezionalità tipica dei Festival del Cinema.
Il direttore uscente dell’Orione è riuscito per anni ad attrarre la propria costellazione di pubblico costruendo un cinema democratico ed empatico, fondato sul dialogo e l’ascolto della domanda del territorio. Da cittadina di Bologna sento il dovere di ringraziarlo per tutto questo e mi auguro che la nuova direzione sappia riconoscere il valore di quanto costruito fin qui, consentendo al Cinema Orione di mantenere questo tenore come punto di riferimento per la comunità.