Open day, le scuole sono punti di luce nel territorio

«Il calo demografico rischia di accentuare la competizione tra istituti comprensivi mentre vediamo famiglie preoccupate che la scuola da stradario non sia adeguata alla formazione dei propri figli. In alcuni casi si prova a iscriverli altrove, pensando di difenderli. Ma tutte le scuole hanno un corpo docente impegnato e di qualità, spesso consapevole che in quelle dei territori più fragili si possono acquisire grandi competenze ed esperienze preziosissime per dare senso al proprio mestiere»

di Daniele Ara, assessore alla scuola e all’adolescenza con delega all’agricoltura e alle risorse idriche per il Comune di Bologna


La scuola pubblica è l’infrastruttura sociale più capillare presente nel territorio. Per dirla nel modo del compianto Giancarlo Cerini, uomo di pensiero, pedagogista e insegnante, le scuole sono “punti di luce” nel territorio. Nella nostra città, seppur in mancanza di una visione nazionale, lavoriamo per una visione integrata di scuola 0-18, per accompagnare le giovani generazioni, e le loro famiglie, verso una educazione fatta di cittadinanza e competenza.

Mi voglio però soffermare, in questo mio intervento, sulla scuola dell’obbligo, primaria e secondaria di primo grado. Stanno partendo gli open day rivolti alle famiglie, che precedono il momento dell’iscrizione per l’anno scolastico 2024/2025 con scadenza alla fine del mese di gennaio prossimo venturo. È questo un momento di riflessione e a volte di preoccupazione.

Le autonomie scolastiche sono al centro delle dinamiche dei quartieri e dei rioni ed è indispensabile un’osmosi quotidiana, dove l’insegnamento si intreccia con i legami di comunità. L’Amministrazione comunale, nelle sue diverse articolazioni, ha tanti compiti: l’edilizia scolastica, il pre-post scuola, il trasporto collettivo – quando quello pubblico non è sufficiente – l’inclusione sociale, la ristorazione scolastica, la formulazione degli stradari e il dimensionamento scolastico. Inoltre con gli Istituti comprensivi sono in essere diversi protocolli di lavoro, cito quello sulla prevenzione del disagio e quello per l’utilizzo delle palestre scolastiche.

Il calo demografico rischia di accentuare la competizione tra istituti comprensivi e contestualmente vediamo famiglie preoccupate che la propria scuola da stradario non sia adeguata per il benessere e la formazione dei propri figli. In alcuni casi si prova a iscrivere, legittimamente, i propri figli altrove, pensando, io credo illusoriamente, di difendere il proprio figlio o la propria figlia dai problemi che la complessità sociale porta, in particolare per la scuola secondaria di primo grado. Tutte le scuole hanno complessità e tutte le scuole hanno personale docente adeguato, sicuramente con delle inevitabili eccezioni in ogni plesso. Abbiamo un corpo docente impegnato e di qualità, spesso consapevole che nelle scuole dei territori più fragili si possano acquisire grandi competenze ed esperienze preziosissime per dare senso al proprio mestiere.

Credo che sia importante privilegiare la scuola del proprio stradario e collaborare per costruire un’alleanza fra genitori, insegnanti e istituzioni di fronte ai problemi e rendere la scuola del territorio più forte e pronta ad affrontare le complesse sfide della contemporaneità. Come genitore, in accordo con la mia famiglia, ho sempre optato per la scuola da stradario, nel nostro caso l’Ic 3 della Zona Lame al Navile. Il tempo per le possibili scelte più diverse verranno, eventualmente, con l’istruzione superiore e il possibile percorso universitario, per le quali avremo modo di parlare in futuro.

Seguendo gli insegnamenti e le pratiche di Ciari, come quelle di Canevaro o di Adriana Lodi, la relazione scuola territorio crea cittadinanza, legami fra persone diverse e ribadisce la grande funzione sociale della scuola pubblica. I quartieri sono il luogo privilegiato del lavoro di comunità e la scuola deve ritornare al centro del dibattito pubblico sulla qualità urbana e sociale. Noi genitori non dobbiamo trasmettere paure ai nostri figli, dobbiamo metterci a disposizione, anche con poco ma prezioso tempo, per migliorare la scuola e i quartieri dove abitiamo. Bologna è abituata a questo, la complessità sociale degli anni ’70, ’80 e ’90 è stata affrontata da una grande spinta di partecipazione e un’alleanza fra le istituzioni. Si pensi solo all’enorme tema delle dipendenze da eroina in quegli anni…

Un ringraziamento a tutti i docenti, i genitori, i dirigenti, gli addetti ai lavori. Con l’Ufficio scolastico regionale – Ambito V di Bologna stiamo collaborando molto, siamo presenti nella vita quotidiana degli istituti comprensivi, metteremo a disposizione nuove idee e progetti a partire dalle scuole secondarie di primo grado che hanno più bisogno di implementare attività nel pomeriggio.

Andiamo agli open day, conosciamo le nostre scuole e viviamo con i nostri figli un’esperienza di crescita e partecipazione alle attività.


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