440.000 viaggi quotidiani dall’auto al trasporto pubblico, alla bici a piedi. Ma servono oltre 2 miliardi e una forte volontà politica
di Emanuele Caprara, giornalista
Bologna e la sua area metropolitana si apprestano ad affrontare una nuova ed impegnativa sfida: trasferire su mezzi più sostenibili una quota di 440.000 spostamenti che oggi quotidianamente vengono effettuati con auto e moto nel nostro territorio, aumentando in egual misura il numero di spostamenti su mezzi del trasporto pubblico locale, con la bici ed anche a piedi. Il tutto entro il 2030.
E’ il principale obiettivo del PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile recentemente approvato dalla Città Metropolitana di Bologna che in un decennio punta a dare una significativa svolta alla nostra mobilità, a renderla più efficiente ed accessibile, a ridurre del 40% le emissioni nocive e climalteranti da traffico motorizzato, migliorando quindi la qualità dell’aria e la nostra salute, provando finalmente ad avvicinare la città ed il suo territorio ai migliori standard europei in termini di mobilità e di vivibilità.
Degli oltre 2,7 milioni di spostamenti giornalieri nella nostra provincia, la maggior parte (59%) vengono effettuati con mezzi di trasporto motorizzati personali (auto 57%, moto 2%) e spesso su percorsi brevi (nei feriali ben il 49% degli spostamenti metropolitani su auto privata non supera i 5 km, il 16% non supera 1 km. Dati FCD). Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del PUMS occorre favorire il cambiamento degli spostamenti dai mezzi privati al trasporto pubblico (con un aumento di 167.000 spostamenti quotidiani, ovvero dall’attuale 13% al 19% del totale), alla bicicletta (+239.000, triplicandoli dal 5% al 14%) e a piedi (+34.000, dal 22% al 23%).
Ciò significa innanzitutto dare un nuovo grande impulso al trasporto pubblico con modalità rinnovate, imperniate sulla scelta di dar vita ad una rete di 4 tramvie urbane che possano aumentare le potenzialità dei principali assi del trasporto cittadino ormai giunto alla saturazione, sul completamento e potenziamento del Sistema Ferroviario Metropolitano (SFM) collegato con nodi di interscambio con tutte le linee del tram, su un sistema di linee bus prioritarie per i paesi della provincia chiamato Metrobus anch’esso connesso, sul potenziamento dei servizi di auto condivise e taxi. Un primo effetto di questa scelta strategica è la decisione di partire subito con la progettazione della prima linea “rossa” del tram da Borgo Panigale alla facoltà di Agraria che ha già trovato, grazie proprio all’essere opportunamente inserita in un piano organico come il PUMS, il totale finanziamento da parte del Governo per 509 milioni di euro.
Per riuscire a triplicare il numero di spostamenti in bici si punta tutto sui Biciplan cittadino e metropolitano, due piani che prevedono il completamento di una rete fondamentale di percorsi ciclabili che copra tutte le principali direttrici di traffico ciclistico, che consenta di riservare spazio per le bici ove poter pedalare tutti, anche anziani e famiglie, in piena sicurezza.
L’incremento di spostamenti a piedi (e in bici) sarà infine favorito dall’estensione delle zone ciclopedonali, ma soprattutto dalla costruzione di una “città 30”, ovvero la realizzazione progressiva e generalizzata in tutte le aree residenziali delle città ed anche dei paesi della provincia di zone a velocità del traffico limitata ai 30 kmh, ad eccezione delle strade principali. Favorendo così la migliore e più sicura condivisione degli spazi stradali a tutti, in particolare ai cosiddetti utenti deboli: pedoni e ciclisti.
Un gran bel piano con apprezzabilissimi obiettivi che però per concretizzarsi ha bisogno di essere realizzato pienamente in tutte le sue articolazioni, in primis trovando le necessarie risorse. Il costo complessivo di realizzazione delle infrastrutture è ipotizzato in 2 miliardi di euro (che in gran parte potrebbero arrivare da fondi ministeriali), con spese di gestione annue a regime intorno ai 100/140 milioni. Basterebbe l’entità di queste ultime per capire che è un fabbisogno difficilmente sostenibile dai soli Enti locali coinvolti.
Servirà quindi una fortissima volontà politica per trovare le necessarie risorse e per portare avanti tutti i progetti, volontà che già ora pare qualche volta incrinarsi di fronte alle resistenze al cambiamento (lasciare qualche volta a casa la macchina pesa nell’opinione pubblica), di fronte ai progetti particolarmente innovativi (i comitati No tram insegnano), di fronte alla complessità degli attori da coinvolgere (si pensi ad esempio alla mancata realizzazione ad oggi delle linee passanti del SFM in stazione centrale dopo oltre 2 anni dal completo interramento delle linee Alta Velocità e conseguente liberazione dei binari in superfice, un provvedimento che dovrebbe solo comportare la riorganizzazione delle attuali corse ferroviarie).
Sulla carta un progetto fondamentale per la vivibilità futura di Bologna e la sua provincia che però richiede l’impegno concreto di tutti e senza tentennamenti, in primis di chi governa il processo.