La costruzione di un percorso di conoscenze al servizio dei lavoratori, delle imprese e dei policy maker, per il futuro prossimo. L’autore ci porta a riflettere sui cambiamenti in atto nel mondo del lavoro industriale nei prossimi anni nei nostri territori – Parte terza
di Maurizio Morini, esperto di Innovazione Applicata, ricercatore sul Lavoro del Futuro, direttore di DataLab
Proviamo a contestualizzare i dati che seguono con riferimento all’ambito territoriale da noi analizzato in profondità nei due articoli precedenti. In Emilia-Romagna sono impiegati circa 2 milioni di lavoratori; il 52% delle imprese opera con innovazione con particolare enfasi in alcuni mercati; tra i mercati di riferimento, quelli tra i quali rileviamo le dinamiche superiori sono
– chimica e plastica
– tessile
– alimentare
– elettronica
– meccanica
– Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT)
– servizi alle imprese
– logistica e trasporti.
La città metropolitana di Bologna ha conservato anche nel 2018 il primato del tasso di occupazione totale fra le grandi province italiane con il 72,4%, un valore significativamente elevato e in leggera crescita sul 2017 (+0,6%). Gli occupati sono in totale circa 466.000 (+2.300). In classifica seguono Firenze, Milano e Trieste ma tutte sotto il 70%.
Il primato risulta confermato anche per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile (passato dal 66,7% al 67,3%, +1.300 donne occupate) sempre davanti a Firenze e Milano e per quello di occupazione maschile (dal 77,1% del 2017 al 77,7% del 2018, circa 1.000 occupati in più).
Primo posto nella classifica del tasso di occupazione anche per il Comune di Bologna, che risulta la grande città con il tasso di occupazione più elevato (74,2%), seguita da Firenze (71,9%) e Milano (71,3%). Nel comune di Bologna risultano occupati nel 2018 circa 184 mila individui, che rappresentano il 39,5% degli occupati dell’intera area metropolitana.
In relazione al settore di attività economica, l’industria (+2.000 occupati rispetto al 2017) dà lavoro a circa 121.000 persone, pari al 26% dell’occupazione a livello metropolitano. Nei servizi, dove lavora la maggior parte degli occupati (71,5% pari a 333.000 persone), si assiste ad un leggero calo (circa 1.000 occupati in meno). L’agricoltura riveste da un punto di vista occupazionale un ruolo residuale e il numero degli addetti (11.700) nell’ultimo anno ha recuperato una parte dei posti di lavoro persi a partire da inizio decennio
Nei servizi collegati all’industria, con oltre 8.100 imprese attive nella città metropolitana, stimiamo 42.500 persone impegnate a livello totale o parziale.
L’universo di riferimento nostro per le valutazioni previsionali (industria + servizi collegati) è pari a 173.500 persone, per le quali esponiamo quindi gli scenari seguenti.
In generale possiamo evidenziare come oltre alle professioni più inerenti la gestione dei dati (data analysts, data scientists, sviluppatori di software, specialisti di e-commerce e social media) avremo sviluppi in professioni in forte cambiamento e che richiedono fortissime competenze in soft skills, come
– Operatori di customer service avanzati
– Coach e Councellor esperti in sviluppo personale e culturale
– Specialisti di innovazione organizzativa.
Abbiamo preso in esame le professioni/i ruoli nuovi o in rilancio. Ne abbiamo valutato l’impatto e il relativo grado di rilevanza, distinto in
ALTO – adottati da oltre il 75% delle imprese; si tratta di lavori inerenti la gestione dei dati, l’economia digitale, esperti di pratiche come il design thinking e le nuove tecnologie applicate. In gran parte, professioni che oggi non esistono.
MEDIO – adottati da circa il 50% delle imprese; in questo caso le attività connesse alla gestione della tecnologia la fanno da padrone; si tratta di professioni già avviate che avranno ulteriori sviluppi nei prossimi anni
PERCEPIBILE – adottati da almeno il 25% delle imprese, concernono applicazioni di tecnologie specifiche e d’interesse definito settorialmente.
Esistono però anche diversi lavori e professioni che appaiono in esubero; quelli che subiranno le maggiori contrazioni sono nelle aree dell’inserimento dati, della gestione di segreterie e servizi, nelle attività produttive tradizionali, nella conduzione di mezzi aziendali.
Vediamo l’impatto quantitativo.
Secondo le previsioni di Unioncamere per l’economia regionale, sulla base degli andamenti evolutivi dell’economia, nel 2019 i lavoratori occupati aumentano dello 0,4%. Proiettando gli andamenti per il periodo 2020-2022, stimiamo un ulteriore 1% di incremento totale nel periodo.
Assumendo tale riferimento come corrispondente anche per la città metropolitana di Bologna, si prevede quindi un aumento complessivo (rispetto al dato 2018) di 2340 unità.
Il saldo pari a 2.340 stimiamo si componga come segue:
– Riduzione di 17.350 figure esistenti al 1/1/2019
– Introduzione di 19.690 nuove figure.
Di queste nuove figure, prevediamo che:
– 12.400 saranno concernenti il gruppo sopra denominato ALTO IMPATTO
– 5.920 saranno concernenti il gruppo sopra denominato MEDIO IMPATTO
– 1.370 saranno concernenti il gruppo sopra denominato IMPATTO PERCEPIBILE.
Vista la composizione dei primi due gruppi, appare evidente come la maggior parte dei posti di lavoro che si creeranno riguarderà figure professionali praticamente inedite ad oggi, e comunque tutte le quasi 20.000 nuove figure avranno e richiederanno competenze riviste, potenziate, innovate. (SEGUE).