Idea affascinante ma non convincente: troppi i contro che contrastano i pro di una sfida colossale. La proposta alternativa sarebbe di lanciare i giochi olimpici giovanili, per atleti tra i 14 e i 18 anni: non servono grandi impianti, alla città servirebbero pochi aggiustamenti
di Luca Corsolini, giornalista olimpico
Di che cosa parliamo quando parliamo di Olimpiadi? A esser spicci, l’alfa e l’omega sono la finale dei 100 metri, a Tokyo per la prima volta orfana di Bolt, e la cerimonia d’apertura, lo spettacolo più visto al mondo opposto a una gara che non dura neanche dieci secondi.
Parliamo qui di Olimpiadi perché Bologna e Firenze hanno aperto un …cantiere insieme, dichiarando di volersi candidare per i Giochi 2032. Che sono lontani e vicinissimi, proprio perché una delle prerogative delle Olimpiadi, che sono assegnate sette anni prima, è proprio quella di impegnare un Paese, una città, una alleanza come la nostra ad avere un’idea di futuro. Le Olimpiadi sono davvero quello che diceva uno spot del Cio: the best of us, il meglio di noi umani. Eppure, proprio da addetto ai lavori, da innamorato dei Giochi di cui parlerei ancora, la candidatura unita di Bologna e di Firenze non mi convince del tutto.
Intanto posso fare un primo elenco di pro e contro e lanciare una proposta. Pro: è una idea di futuro pensare che Bologna e Firenze siano, di fatto, una sola città. Né l’una né l’altra potrebbero meritarsi e sopportare da sole un evento del genere, anche se Firenze pensò a candidarsi dopo l’alluvione del ‘66 proprio per sentire l’abbraccio del mondo. È una idea di futuro spalmare sul territorio le gare. È una idea di futuro non avere, oggi, abbastanza impianti, e quindi di pensarli anche temporanei: è quello che ha fatto la Virtus in Fiera. È anche un’idea di futuro impegnarsi nella candidatura sapendo che i prossimi Giochi Estivi saranno nel ‘24 a Parigi, poi a Los Angeles, e che per quelli del ‘32 si candideranno probabilmente l’Australia, qualcuno dei Paesi Arabi, magari pure qualche Paese africano. Prima di essere avversari, il giorno della scelta, le città candidate faranno un lungo percorso comune, impareranno insieme e faranno tesoro di esperienze ed errori degli altri. E ancora è un pro immaginare, forse sognare i centri di Bologna e Firenze con le “case” dei vari Paesi che, come in un Expo diffuso, mettono in vetrina grazie allo sport il meglio di quello che hanno e che pensano di essere. Un gran pro sono le Paralimpiadi, una rivoluzione sociale applicata a città con ancora troppe barriere architettoniche.
I contro: inevitabilmente legati agli impianti. Ragioniamo sull’esistente. Non c’è uno stadio per l’atletica leggera. Siamo Basket City? Allora va bene, con riserva, sempre per la capienza, l’Unipol Arena, che perderebbe la denominazione. Il Paladozza? Talmente piccolo da esser stretto forse pure per la boxe, o la scherma, che magari potrebbero essere meglio alloggiate in Fiera con la ginnastica. In ogni caso, se Bologna prende il basket, il volley deve andare a Firenze, ma il Mandela Forum è piccolo. Nessuno in Italia pensa che serve un palasport da 12 mila posti anche per la pallamano. Nuoto: non ci siamo. Velodromo; non c’è più.
La proposta, la mia idea di futuro, sono i Giochi Olimpici Giovanili. Per capirci subito, nulla a che fare con le Universiadi che pure qualcuno voleva portare in città. Le Olimpiadi giovanili esistono dal 2010: prossima edizione estiva a Dakar ‘22. Cosa sono: un evento aperto ad atleti tra i 14 e i 18 anni, non necessariamente campioni che ritroveremo ai Giochi, per definizione chi ha partecipato a una edizione sarà fuori età nella successiva. Il programma è ridotto, non servono maxi impianti grandissimi, Bologna potrebbe essere già pronta, per la pressione di un numero inferiore di atleti. In compenso il contorno è uguale: gli stessi partner che per i Giochi diventano compagni di squadra delle città che li ospita (per dire: distribuzione grazie a Visa di pos a tutti i negozi, censimento grazie a Airbnb di tutte le abitazioni, rinnovo del parco mezzi Tper grazie a Toyota).
Come per i Giochi, mancherebbe il villaggio olimpico. Ma l’idea di futuro è proprio qui: gli Yog, sigla che sta per Youth Olympic Games, prevedono che gli atleti partecipino a gare ma anche a lezioni, incontri, per parlare non solo di sport, ma anche di sostenibilità, ricerca. Quindi il villaggio olimpico potrebbe essere realizzato più facilmente. grazie a una collaborazione diretta con l’Università che avrebbe tutto l’interesse a entrare in campo adottando quelli che in pochi anni potrebbero diventare suoi studenti provenienti da tutto il mondo. La prima tappa finisce qui, il resto dipende anche da voi perché olimpicamente l’importante è partecipare.