Estate 2020, mezzanotte inoltrata. Il dottor Roberto B., di ritorno da un congresso ECM alla fiera di Rimini a cui ha partecipato per presentare il suo ultimo libro “Le mie infezioni”, si ferma in una stazione di servizio all’altezza di Bologna per rifocillarsi prima del viaggio che lo riporterà a Milano
di Pier Francesco Di Biase, studente
“Buonasera!”.
“Buonasera a lei! Desidera?”.
“Vorrei una rustichella e una bottiglia d’acqua per cortesia”.
“Naturale o gassata?”.
“Naturale grazie”.
“Perfett… etchù!… Mi scusi”.
“Si figuri…”.
“La rustichella la scaldiamo un po’?”.
“Ovvio”.
“Bene… allora se intanto vuole accomodarsi al banc… etchù!!… Mi scusi di nuovo”.
“Si figuri… Tuttavia ragazzo devo dirtelo… Lo sai che hai proprio un bel raffreddore? Dovresti riposarti”.
“Eh, c’ero arrivato sì (ride), le chiedo ancora scusa… ma che vuole che le dica… Perdere un giorno di lavoro per una roba così mi sembrava assurdo. Già non è che con questo lavoro guadagno chissà che…”.
“Capisco, ma in ogni caso non bisogna sottovalutare MAI un malanno, per quanto banale possa sembrare”.
“Eheheh, va bene… Ma scusi, lei che tiene così tanto alla mia salute, ha il raffreddore anche lei?”.
“Eheheh, no no… sai… sono un medico”.
“Aaah hai capito… Un altro ossessionato dai batteri. Come la mia morosa!”.
“La mia che?”.
“La mia morosa dottore… la mia tipa. La mia ragazza. È medico anche lei”.
“Aah… La tua ragazza… Ho capito… Ah sì!? Beh, fa bene… l’igiene è FONDAMENTALE! E dove esercita la tua ragazza, se posso chiedere?”.
“No, dottore, non è nell’esercito… Studia medicina a Bologna”.
“Volevo dire… In che ospedale lavora la tua ragazza?”.
“Aahh… eh dottore scusi ma sono a fine turno… Infatti non capivo… Beh in realtà non è ancora laureata, ma sta scrivendo la tesi e a novembre dovrebbe finire”.
“Beh, dai, allora è quasi fatta ormai! E dopo? In cosa si vuole specializzare?”.
“Chirurgia plastica”.
“Chirurgia plas… beh, un’ottima scelta! E come mai?”.
“Dice che si guadagna un sacco… Soprattutto nei paesi arabi, sa? Qatar, Hong Kong, Singapore… Lì è pieno di gente ricchissima disposta a spendere qualunque cifra per rifarsi ogni minima ruga, ogni piccola imperfezione”.
“Ah beh… Eheheh… Immagino. Ma tu invece? Studi medicina anche tu?”.
“IO!? No no… L’unico dottore che capisco io ha il casco”.
(sghignazza mentre tira su la manica della divisa per mostrare il tatuaggio VR46 sulla spalla destra).
“Io vorrei aprire un bar! Dicono tutti sia un buon periodo per aprirne uno in questi posti, e io sono bravo con i cocktail… ho fatto pure un corso di bartending di tre mesi qui a Bologna”.
“Uhm… Interessante…”.
“Già… Ma staremo a vedere… Lei invece? Che medico è?”.
“Uno molto bravo” (ride).
“Eheheh, va bene… ma in cosa è specializzato, voglio dire”.
“Sono un virologo”.
“Un che?”.
“Un VIROLOGO”.
“E che sarebbe scusi?”.
“Uno studioso di virus e malattie infettive”.
“Bleah”.
“Come bleah?”.
“Mi scusi… non volevo”.
“No no, ti prego, continua… sono curioso”.
“Beh, dottore… Insomma… scusi se glielo dico io da ignorante ma… non suona esattamente benissimo”.
“Ma che significa?”.
“Significa… beh, ecco… non ci rimorchierei una tipa in discoteca, diciamo”.
“Ahahah, ma cosa mi tocca sentire… Guarda che è una specializzazione seria e difficile, sai? Un ruolo IMPORTANTISSIMO! Non tutti sono portati”.
“Ah, io no di sicuro”.
“Ahahah… Ecco, appunto”.
“Beh, insomma… e cosa fa durante il giorno uno come lei, scusi?”.
“Come cosa faccio? Il medico!”
“Si, ho capito… ma in concreto, un VIROLOGO che fa?”.
“Beh, gran parte del lavoro è in laboratorio, tra analisi, esami…”.
“Mmmh… Noioso?”.
“Ahahah… Sembra… Ma non lo è. Con i risultati si trovano le cure per i pazienti, e talvolta anche delle informazioni che potrebbero essere utili per lo sviluppo di nuovi vaccini..È FONDAMENTALE!”.
“Oh, i vaccini! Che robe!”.
“Prego?”.
“No, dico… i vaccini… si sa che dietro… ha capito, no?”.
“No, non ho capito”.
“Sì, dai… Lei è del ramo, di certo lo sa… Che c’è un mercato, una roba un po’ losca… No, eh?”.
“Mah veramente non direi proprio…”.
“Dice di no?”.
“Dico di no”.
“Va bene… Ognuno ha le sue opinioni e io non mi permetto di giudicare, eh… Dico solo che a me sembra che il sistema ci marci un po’ su, ecco, come quella storia di questo inverno, il coronavirus lì… Per me è una cinesata messa su per vendere qualche farmaco… Comunque lasciamo stare…”.
“Ecco, sì, lasciamo stare che è meglio…”.
“Senta, piuttosto… qui le avevo mandato a scaldare la rustica ma vedo che tarda ad arrivare, forse abbiamo un problema con le piastre. Visto che stanno entrando degli altri clienti, vuol farsi un giro nel negozio intanto che li servo? Tanto come vede non c’è quasi nessuno, appena è pronta la sua rustica la chiamo”.
Roberto scosta la manica della giacca per controllare l’orologio.
“Uff… Va bene pazienza, nessun problema. Non ho fretta”.
“Perfetto! Allora se per cortesia mi dà il nome…”.
Roberto accenna un sorriso e si sistema il ciuffo sale e pepe. Il ragazzo allunga leggermente la testa e lo fissa con sguardo interrogativo.
“Il nome, dottore…”
Dopo alcuni secondi di stupito silenzio, il dottore si decide a rispondere.
“Ah… Sì certo… Ehm… Bur… Ro… Roberto. Sì, sì, Roberto, grazie”
“É sicuro dottore? La accendiamo?” (sorride).
“Ahahah, sì, sì, sicuro… sicurissimo”.
“Perfetto, Roberto, a tra poco allora” (fa l’occhiolino).
“A tra poco…”.
Roberto si volta e aggrotta la fronte mentre si avvia tra gli scaffali dell’autogrill. Era da molto tempo che non gli capitava di non essere riconosciuto da qualcuno e la cosa, per quanto razionalmente comprensibile, lo ha lasciato sorpreso.
Mentre ripensa alla conversazione appena terminata, si imbatte nell’angolo libreria. Poggiate a terra, davanti agli scaffali semivuoti, ci sono una ventina di copie ancora incelofanate di “Le mie infezioni”, pronte per la messa in vendita. La sua attenzione è catturata dalla fotografia in copertina. L’ alta definizione non fa sconti, ogni piccola ruga, ogni minima imperfezione… Forse potevano scegliere una foto migliore, tipo quella del profilo Facebook, quella sì che è piaciuta ai fan… Quasi 4.000 like… Ma comunque, sia come sia, ormai è andata…
“ROBERTOOOOOOOOOOOO”.
Roberto quasi trasale e si volta di scatto in direzione del bancone.
“ECCOMIII”.
Fuori la notte ha il rumore dei tir che sfrecciano lungo l’autostrada, mentre l’asfalto del parcheggio rigurgita il calore che ha divorato durante il giorno. Roberto si ferma accanto al bidone, mentre affonda il primo morso sulla sua parca cena. Fuori la rustichella ribolle, ma il cuore è ancora freddo. Le piastre avevano davvero un problema… In principio, Roberto pensa di tornare dentro per lamentarsi, poi rinuncia e si rimette a mangiare.
“In fin dei conti – si dice fra sé e sé – è davvero una cosa così importante?“
Meraviglioso articolo
Prende il cuore in modo drammatico ma lo prende