L’8 marzo visto da Susanna Zaccaria, tutto impegno e speranza per un mondo in cammino verso la non-violenza e le pari opportunità
di Barbara Beghelli, giornalista
Avvocatessa da 20 anni, specializzata in diritto di famiglia, civile, penale e minorile. Impegnata con le associazioni del territorio per il contrasto alla violenza di genere, scannerizza costantemente ai raggi x l’universo Donna, un mondo particolarmente complicato. Da qualche giorno è (anche) assessora alla scuola.
Tante deleghe, assessora Zaccaria: pari opportunità e differenze di genere, diritti LGBT, contrasto alle discriminazioni, lotta alla violenza, alla tratta sulle donne e i minori, progetto Patto per la giustizia.
Le basta il tempo quotidiano? Ci racconti una sua ‘giornata-tipo’ e quali sono i progetti che ha più a cuore.
E’ vero, ho molte deleghe e cerco di conciliare l’incarico di assessora con quello di avvocata, che continuo a svolgere, anche se dedico in pratica l’intera giornata all’attività istituzionale. Come assessorato “ai diritti”, denominazione che uso spesso per racchiudere le importanti deleghe che ho ricevuto fin dall’inizio del mandato, ho cercato in questi anni di consolidare la collaborazione col privato sociale della città, che è molto attivo e collaborativo, potenziando azioni che erano già state messe in campo, come l’aumento dei posti letto per l’accoglienza delle donne vittime di violenza, la crescita delle risorse a disposizione dei centri antiviolenza, e introducendo azioni innovative, vedi il ‘piano di azione locale per un’azione amministrativa improntata sui diritti umani’ che stiamo attuando con l’ufficio ‘nuove cittadinanze e diritti umani’.
Cominciamo dalle donne vittime di violenza. Cosa ritiene si debba fare, su quali leve intende agire? Sembra un universo ancora molto sott’acqua.
In realtà in città le associazioni sono molto attive e, dopo tanti anni finalmente se ne parla. Un’importante iniziativa che il Comune ha sostenuto è stata l’apertura di un centro per uomini autori di violenza che vogliono cambiare il loro comportamento e decidono di intraprendere un percorso con questo obiettivo.
Lo abbiamo aperto nel 2017 assieme all’associazione Senza Violenza e sta dando risultati molto positivi. Ritengo che siano molto importanti anche tutte le iniziative di sensibilizzazione sul tema e le azioni di contrasto alle differenze di genere e di pari opportunità, perchè è solo lavorando sulla figura femminile nella società e sul contrasto agli stereotipi che potranno essere fatti dei progressi a livello culturale.
Già, la cultura di genere: qualcosa è cambiato? A livello di mappatura dei reati sembra che le cose mutino molto lentamente. Le statistiche sui femminicidi non danno tregua, neanche a Bologna.
Qualcosa sta cambiando, ma è vero che si trasforma tutto lentamente, soprattutto perché la violenza è un problema prima di tutto culturale. Bisogna però stare attenti alla lettura dei dati e capire a cosa si riferiscono. Quando ad esempio vengono pubblicati i numeri dei reati da parte delle forze dell’ordine e risulta che le denunce per reati familiari sono in aumento, questo va interpretato in senso positivo, non come un aumento dei casi ma delle denunce, quindi un numero crescente di persone che decidono di chiedere aiuto. Noi lavoriamo per questo, per far emergere il sommerso, ma è possibile solo se le donne hanno fiducia nella risposta che la società da alla loro richiesta di aiuto. A Bologna questo avviene anche grazie alla rete di istituzioni che il Comune coordina, a cui partecipano tutti i soggetti del territorio, tra gli altri le Forze dell’Ordine, gli uffici giudiziari, le asl. Oltre, ovviamente, alle associazioni che operano nel contrasto alla violenza. In città, la Casa delle Donne per non subire violenza accoglie 700 donne ogni anno che sono veramente tante, ma l’importante è che ricevano una risposta competente e un aiuto concreto.
La sua personale esperienza come ex presidente dell’associazione Casa delle Donne per non subire violenza?
Collaboro con la Casa delle Donne dal 1998, prima come avvocata, poi per qualche anno nel Cda dell’associazione e poi per un anno come presidente. La gestione di un centro antiviolenza è molto complessa, soprattutto per la delicatezza e l’importanza dell’attività svolta. Il problema delle risorse e della sostenibilità dei progetti è sempre dietro l’angolo e la programmazione delle attività è impegnativa, volendo garantire competenza e professionalità. C’è poi il problema della sicurezza delle donne accolte nelle case rifugio, ma anche delle operatrici del centro stesso. E’ impossibile ricordare casi specifici visto l’alto numero di donne accolte. Di certo è un luogo speciale dove le “fatiche” sono comunque condivise.
In un Consiglio comunale recente in cui si doveva approvare la spesa (2020-2024) per le attività di accoglienza, ascolto e ospitalità per quante hanno subito violenza l’aula si é divisa: astenuti i consiglieri di destra. Ma le problematiche gravi delle donne non hanno colore politico: siamo indietro?
Mi infastidisce molto e mi delude il fatto che, solo per ragioni ideologiche, non si voti un provvedimento così importante. In nessun centro antiviolenza viene chiesto alle “ospiti” quale partito votano prima di accoglierle. E’ evidente che il finanziamento dei Centri è un intervento concreto a favore dell’intera società e che questo non venga compreso o, addirittura, venga strumentalizzato per me è inconcepibile.
Sull’Educazione cosa ha in mente? Quali progetti, quali priorità? Eredità complicata?
In realtà, è un’eredità facile perchè Marilena Pillati ha fatto un ottimo lavoro in questa città, per molti anni. E’ certamente una grande responsabilità e per me un orgoglio avere ricevuto questo incarico. Viste le grandissime difficoltà del momento, prima di pensare all’attività ordinaria, dovremo superare l’emergenza dovuta alla chiusura delle scuole in seguito alla diffusione del Coronavirus.
Proroga dei contratti precari, tutti gli asili aperti e incentivi economici extra. E’ la proposta del Comune per raggiungere l’accordo con le educatrici e i sindacati
sui nidi aperti a luglio. La trattativa è partita. Non molto bene.
Voglio essere ottimista e pensare che, fatte tutte le valutazioni e gli approfondimenti necessari, anche in questo caso potremo trovare un punto d’incontro. Sono temi molto rilevanti per la città e penso che ne siamo tutti coscienti.
L’8 marzo si avvicina, come ogni anno resta tanto da fare, miglia da conquistare. Troppe ragazze maltrattate, precarie o senza lavoro, dispari dignità (pure dispari salario), che magari non possono fare famiglia sennò perdono la posizione, o peggio: quasi un ricatto.
Che parole si sente di diffondere, per parte istituzionale?
Le donne mostrano sempre la loro forza di fronte ad ogni tipo di difficoltà. Stiamo affrontando tutte e tutti insieme un momento difficile ma sono convinta che ne usciremo bene. E’ un 8 marzo certamente particolare, in cui le tematiche di genere passano in secondo piano, ma del resto noi le trattiamo ogni giorno e continueremo a farlo. Il Comune è molto attento ad ogni forma di disparità, e sono molti i progetti e le iniziative per il contrasto alle differenze.
A proposito? Si può allattare a Palazzo d’Accursio? Sia a destra, che al centro, che a sinistra dell’Aula?
Certo che si può e lo si può fare, in tutto il Palazzo.