Pratiche virtuose per il post-epidemia. L’impatto sulla città metropolitana

Quanto sapremo trarre insegnamento e migliorare le nostre pratiche nell’ambito del lavoro, e della vita sociale, per andare verso una maggior #sostenibilità nel #dopocoronavirus?

di Maurizio Morini, esperto di Innovazione Applicata, ricercatore sul Lavoro del Futuro, direttore di DataLab


Chiaro che i vendor automatici di caffè ci rimetteranno, ma il nostro gusto ne avrà un giovamento… Però, al di là delle battute, quali e quante #bestpractices adotteremo in maniera strutturale nel prossimo futuro, dopo che saranno passati i perniciosi effetti dell’epidemia da Covid-19? E che effetti avranno?

Proviamo a simulare un impatto sul nostro territorio (la città metropolitana di Bologna) dell’applicazione delle buone pratiche.

Prendiamo a riferimento l’industria e i servizi collegati. Sappiamo che parliamo di 171.000 lavoratori coinvolti (dati 2019).

Ad esempio vediamo cosa potrebbe succedere in termini di sostenibilità:

– almeno il 50% degli incontri che prima presupponevano spostamenti, possono essere effettuati a distanza: se coinvolgono il 10% dei lavoratori e prendono il 20% del tempo, vuole dire 17.100 persone x 380 ore annue ovvero 812.250 giornate lavorate equivalente risparmiate e deducibili alla cura di sé e alla cultura;

– smart working: se coinvolgesse il 20% delle attività (+10% su trend previsto) per un giorno alla settimana, avremmo 34.200 persone x 46 giorni/anno, quindi 1.573.200 giornate di lavoro trascorse a lavorare a casa;

– minori spazi vuoti/parzialmente utilizzati negli uffici: – 5% di superficie, pari a 200.000 mq in meno utilizzati;

– soluzioni digitali per i processi, con ulteriore riduzione del ricorso a stampe cartacee: – 1% di costi operativi annui, su un Pil di 37,4 miliardi di cui 50% attribuito all’industria significa minor spreco per 187 milioni di €.

In termini di produttività inoltre potremmo segnalare:

– la riduzione media di due ore settimanali di spostamenti improduttivi e maggior concentrazione sui temi professionali. Questo vuol dire 17.100 persone con 94 ore in meno in auto, per 10 km medi di percorrenza, ovvero 2.000 tonnellate in meno di CO2 prodotta annualmente nella città metropolitana;

– l’utilizzo di strumenti avanzati per il team working on line, con aumento di efficienza medio dell’1% per un ulteriore minor spreco di circa altri 187 milioni di €.

E come minori costi:

– meno costi per la manutenzione degli uffici e per il trattamento termico (stima percentuali della riduzione -5%)

– meno spese per gli spostamenti, e conseguente maggior durata dei mezzi. Solo per il risparmio di carburante parliamo di almeno 5 milioni di € in meno annualmente spesi.

Di conseguenza, i risparmi potenziali in valore arrivano vicino a 400 milioni di € annui, ben oltre un punto di Pil, con 1,6 milioni di giornate di lavoro passate a casa e oltre 800.000 giornate di lavoro non sprecate nel nulla, con 2.000 tonnellate di CO2 in meno immesse nel sistema.

Certo, di converso avremo settori con potenziali contraccolpi negativi, oltre ai vendor automatici già citati:

– automotive

– energia

– building maintenance.

In generale otterremo, da questo scenario:

  • un impatto positivo multivariato su ambiente e clima
  • un potenziale aumenti di produttività di sistema, per un maggior benessere medio nella relazione con il lavoro
  • uno scatto in avanti verso percorsi di digitalizzazione delle attività, con ulteriore impatto sulla produttività
  • un aumento della qualità del clima familiare-domestico.

Come principali benefici.

Voi, quali vedete?


Un pensiero riguardo “Pratiche virtuose per il post-epidemia. L’impatto sulla città metropolitana

  1. Ottima analisi fatta da Maurizio Morini. Se le misure di emergenza potessero diventare strutturali come primo passo per più incisivi cambiamenti ci sarebbe anche il valore aggiunto immateriale di una migliore qualità della vita. Quindi ora occorre consolidare ed estendere i cambiamenti imposti dal Coronavirus (e sono tanti) per trasformare la tragedia dell’epidemia in una opportunità per il futuro
    Luciano Sita

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