Settemila case si costruiscono con l’uovo di Colombo

Lettera al Cantiere da un nostro socio, docente di Medicina in pensione: “Non servono nuovi edifici. Rendere vantaggioso il canone concordato e più facile il recesso rimetterebbe sul mercato migliaia di appartamenti tenuti sfitti per le gabbie in cui il regime attuale rinchiude i proprietari. Un rimedio lapalissiano”

di Alessandro Faenza, chirurgo


Caro direttore,

Permetti l’intervento di un vostro associato su un tema cruciale per la città, data la cronica penuria di case e di posti letto, soprattutto per gli studenti fuorisede? Alla platea di Cantierebologna.com propongo questa mia breve lettera, pensando che possa essere un tema di discussione utile per un giornale web come il vostro. Eccola.

Il Resto del Carlino: “Settemila appartamenti sfitti a Bologna. La gente preferisce vendere che affittare”.  Come al solito l’esattezza di queste cifre andrebbe verificata ma non è una cosa incredibile e, se vera, facilmente spiegabile. I contratti di affitto attuali sono particolarmente cervellotici: giustamente immaginati per garantire l’affittuario, sono diventati gabbie per il proprietario. Affittare un appartamento significa ridurne drasticamente il valore di mercato. Se le vicissitudini della vita rendono necessario realizzarlo, il suo valore di appartamento occupato è del 50% inferiore a quanto varrebbe se fosse libero, perché le possibilità di liberarlo sono difficili, farraginose e più teoriche che pratiche, anche nel caso in cui l’inquilino abbia smesso di pagare l’affitto.

Tutto questo deriva dalla necessità di garantire all’inquilino il giusto diritto di non essere buttato fuori per futili motivi e senza una sacrosanta compensazione, ma distorce il valore del mercato immobiliare con la conseguenza che il proprietario preferisce tenere gli appartamenti vuoti, nonostante la penalizzazione fiscale che tale situazione comporta.

Purtroppo durante la recente campagna elettorale ho sentito persona stimabile invocare la necessità di riprendere a costruire case popolari per risolvere il problema della carenza di alloggi e dare uno stimolo economico alla mitica “crescita” e all’occupazione. Certamente far ripartire l’edilizia può essere una soluzione ma per costruire 7.000 appartamenti occorre edificare non meno di 40 o 50 palazzi.

Fra Piani Regolatori e tempi tecnici di realizzazione si rischia di dare sì un beneficio ai costruttori e aumentare per qualche tempo l’occupazione ma di risolvere nell’anno del mai, o quasi, il problema per chi cerca casa.

Rivedere i vincoli sui contratti di affitto, almeno di quelli in fieri, mantenendo i vincoli a quelli già stipulati ovviamente sarebbe una soluzione forse meno conveniente per i costruttori ma di molto più rapida applicabilità per gli utenti.

Basterebbe consentire anche al proprietario e non solo all’affittuario la possibilità di recessione dal contratto, sia pure con tempi e penalità pesati (tipo un anno di preavviso e una penale pari a un anno di affitto) ma con certezza di poter liberare l’appartamento.

Contemporaneamente occorrerebbe mantenere e forse accentuare le regole che favoriscono in modo marcato la convenienza del canone concordato, il che significherebbe calmierare in modo significativo i prezzi, costituendo così il classico uovo di colombo delle problematiche abitative. I 7.000 appartamenti sfitti divengono magicamente immediatamente disponibili. Lapalissiano.


Rispondi