Digressioni oniriche di un sociopatico, a cui la quarantena ha restituito il prezioso dono del silenzio
di Pier Francesco Di Biase, studente
Sarò sincero, a me questa prolungata quarantena non ha affatto stravolto l’esistenza. E non lo dico per tirarmela, ma perché è la pura verità. In effetti, se ripenso alle mie abitudini precedenti, non posso fare a meno di constatare che passavo già gran parte del mio tempo come lo passo ora, chiuso in camera, tra romanzi, saggi, appunti e, per sfumare, qualche sana e leggerissima minchiata via social. Il più delle volte uscivo soltanto per portare fuori il cane, o per farmi una passeggiata solitaria e silenziosa, quasi sempre notturna. Insomma… Una vita briosa.
Capitava spesso di finire questa mia ricerca di quiete sul ponte della stazione, e da lì giù per la scalinata arrugginita fino alle dure panchine del binario 7, in compagnia dei pochi passeggeri in attesa dell’ultimo treno della giornata, il regionale di mezzanotte diretto a Ferrara. Quando i passeggeri sparivano dietro le porte a vetro scurite dalla polvere d’acciaio e il treno ripartiva, nel vuoto metallico della banchina inerte restavamo soltanto io e qualche altro fantasma nomade, senza tetto dal passo lieve alla ricerca di un angolo riparato dove passare la notte. Ho ripensato a quei fantasmi spesso, da quando ho letto sul giornale che ad alcuni di loro in giro per il Paese erano state comminate multe perché non rispettavano la quarantena… La pochezza d’animo, soprattutto nei momenti più tragici, non ha bisogno di grandi elaborazioni o ulteriori commenti. Si confessa da sola, così com’è.
Al contrario, mi sembra che da quando sono stati costretti in casa, gli italiani non abbiano fatto altro che cercare di uscirne: una corsa al parco, uno spettacolo di cabaret improvvisato sul balcone, un applauso moscio defenestrato a eroi riluttanti istituiti per l’occasione. Come turisti annoiati di un gigantesco villaggio vacanze, ogni giorno si propinano nuove, fantasiose azioni collettive.
Non ho ancora capito se tutto questo sbattersi sia dovuto a un sincero desiderio di condividersi o se sia, più prosaicamente, un puerile tentativo corale di combattere la noia, celato sotto le mentite spoglie di una rumorosa quanto ossessiva affermazione di sé. Sia come sia, lo confesso, li invidio. Per quanto ami la mia solitudine, piacerebbe anche a me potermi illudere e sentirmi parte di qualcosa almeno una volta, fosse anche solo per cinque minuti. In fin dei conti, che male ci sarebbe? Come cantava una volta un poeta, più diventa tutto inutile e più credi che sia vero.
Ricordo che da bambino sognavo spesso di risvegliarmi in una Bologna deserta, di cui ero rimasto l’unico abitante. Per lo spazio esiguo di una notte, folleggiavo spalleggiato dal silenzio lungo le sponde di quelle strade vuote, senza padri né madri, senza fratelli né parenti, nomade ed eremita come i fantasmi sulla banchina inerte del binario 7.
Oggi che il passeggiare libero è impedito, la stazione non la posso più raggiungere. E per quanto riguarda il mio regno, il cinismo dell’età mi ha costretto già da tempo ad abdicare al trono. Ma quel meraviglioso silenzio no… Lui è ancora con me. Ha lasciato i miei sogni ed è venuto a cercarmi.
Così, quando durante le notti di questa interminabile quarantena tutti dormono e il cane viene solerte per ricondurmi ai miei obblighi, mi basta scendere in strada per ritrovarmelo ancora davanti, magnifico come un tempo. Allora, mentre le nostre ombre giocano a nascondino tra i grandi alberi di pietra, io e lui ci prendiamo sottobraccio e ci ricordiamo a vicenda di quando eravamo noi i Re del Mondo.. E in un istante ritorniamo bambini.
Pier, hai superato te stesso, rivelando il tuo animo poetico dietro lo sbandierato inesistente cinismo e la mania di stare sempre sotto la soglia di una porta o di un passaggio, da dove fare un passo avanti o indietro come messaggio rivolto a un interlocutore o a un oratore, quando c’è.
Racconto affascinante, a tratti poetico, una scrittura che mi ha catturato per la sua autenticità e la sottile, scanzonata ironia. Bravo Pier