Tutto fa pensare che con un assetto diverso molte scelte sul coronavirus sarebbero state assunte con meno ritardi e incertezze; e meglio
di Federico Stame, notaio
L’ affermazione di Carl Schmitt che sovrano è colui che decide sullo stato di eccezione ha posto questioni teoriche che qui non è il caso di riprendere; basta richiamare l’art.1 della Costituzione : “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. L’affermazione è perfetta nella sua sinteticità, in quanto sottopone l’attività legislativa ordinaria e lo stesso processo esecutivo al controllo dell’organo di sindacato Costituzionale.
Tuttavia la soluzione in senso “kelseniano” (Hans Kelsen, giurista austriaco, tra i più importanti teorici del diritto del Novecento, ndr) di assegnare alla Corte Costituzionale il ruolo di “custode della Costituzione” presuppone sì una situazione di conflitto tra poteri, ma sempre nel quadro di una relativa normalità, e poi sempre di tipo politico istituzionale.
La Costituzione invece non giuridicizza lo stato di eccezione, ma la questione non è decisiva poiché quando essa arriva la normalità viene superata comunque; solo i Romani davano veste giuridica a tale situazione mediante l’istituto della dittatura, cha aveva comunque durata brevissima.
Insomma quando arriva l’emergenza non è che la non previsione normativa la annulli; si deve procedere egualmente con gli strumenti a disposizione.
Proviamo ad applicare le problematiche, relative all’eccezione, allo stato di emergenza, condizione nella quale evidentemente ci troviamo e nella quale, senza dubbio, è stato necessario assumere provvedimenti al limite della legalità e, da alcuni, anche ritenuti eccedenti tali limiti.
Sotto tale aspetto il comportamento tenuto dal potere centrale e dalle Regioni è fortemente criticabile ed al limite dello schizofrenico. Battibecchi tra il governatore della Lombardia e Conte, gaffes del ministro Boccia, rifiuto di assumere come commissario Bertolaso (che è il più esperto) e che in polemica va a costruire l’ospedale da campo a Milano, litigi sull’uso della mascherine tra commissario e Regioni, dichiarazioni avventate sulla tempistica dell’alleggerimento delle misure restrittive fino al quesito se, andando a fare la spesa, oltre la borsa si può portare anche un bambino. Da ultimo il caso gravissimo dell’Istituto Trivulzio .
Non sappiamo quando e come usciremo dall’emergenza; sono peraltro convinto che la vicenda della pandemia imporrà, come giustamente ha rilevato il sindaco di Milano Sala, una seria riflessione istituzionale o, come lo stesso Sala ha precisato, l’attivazione di una fase “costituente”.
La Costituzione è stata costruita sotto un duplice condizionamento: ideologico e geopolitico. Non si tratta soltanto di quei “checks and balances” che ogni carta costituzionale liberaldemocratica deve contenere; si tratta di ben altro, di un meccanismo che renda complesso e macchinoso il processo di decisione, il tutto assai spesso combinato con leggi elettorali di impianto proporzionale: il che rende agevole l’interdizione e difficile la decisione. Inoltre sono fonte di conflitto le norme che regolano i rapporti tra Stato e Regioni; lo si è visto in questi giorni nello scontro tra governo e Regione Lombardia.
La riforma proposta dal governo Renzi affrontava radicalmente il problema e, in parte, lo risolveva. Purtroppo è stata un’ occasione perduta e non sappiamo quando verrà di nuovo affrontata. Ma la vicenda di questi giorni ci insegna che, con una diversa struttura decisionale e con una più precisa definizione dei rapporti tra Stato e Regioni, molte decisioni sarebbero state assunte con meno ritardi e incertezze; e meglio.
Molto chiaro e utile questo intervento di Federico Stame. Nella mia lettura della cronaca del dilagare della tragica epidemia, all ‘ inizio si rincorrevano solo i dati segnalati dall’ organizzazione scientifica nei bollettini sanitari ( l’ epoca dello Spallanzani ). In seguito, con l’ assunzione delle legittime responsabilità politiche dei settori di competenza, l ‘ informazione, filtrata da un giornalismo spesso interessato, si è intorbidita e, da condizionata, è diventata condizionante.
Superata la prova, si spera che, dalle valutazioni dei comportamenti singolarmente esaminati, emerga la necessità di correggere ciò che ha creato intoppi nel buon funzionamento degli organi costituzionali.