Stefania Pellegrini, docente universitario che tiene un corso su “mafia e antimafia” all’Alma Mater, commenta l’indagine condotta in un centinaio di scuole dal Centro Pio La Torre
di Barbara Beghelli, giornalista
Per due ragazzi su tre lo Stato non fa abbastanza per sconfiggere le organizzazioni criminali e tre su quattro sono convinti che ci sia una collusione tra mafia e Stato. Uno su 10 si fida dei giornalisti, il 4,63% legge i quotidiani, il 22,67% si affida agli online, il 57,49% preferisce la tv e il 76% attinge ai social. Sono i risultati di una ricerca del Centro Pio La Torre su mafia e informazione.
La ricerca, che viene presentata in questi giorni, é un modo per onorare l’impegno di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, assassinati 38 anni fa. Il questionario è stato somministrato a un centinaio di scuole. Abbiamo chiesto un commento a Stefania Pellegrini, componente della Consulta Legalità per la Cgil nazionale. Professoressa ordinaria di Sociologia del diritto a Giurisprudenza, dirige tre corsi: mafia e antimafie, sociologia dei processi economici e dinamiche del lavoro, etica delle professioni.
Dalla ricerca risulta che gli alunni delle superiori sono molto scettici…
“Le risposte sono nella media delle attese: non hanno incertezze, anche se l’attività criminale malavitosa predatoria da loro descritta difficilmente viene messa in connessione coi poteri istituzionali. E io aggiungo: sicuramente le mafie sono già organizzate per agire in quanto si nutrono della carenza di liquidità”.
Il fatto che la cassa integrazione stia arrivando in ritardo é un vantaggio le finanziarie della criminalità?
“Sì. La forza della mafia é che ha grande liquidità. Le aziende non possono rimanere bloccate, le banche non danno finanziamenti e gli strozzini agiscono. Sono esposti tutti i settori: dall’edilizia, al commercio, agli appalti. Nessuno escluso”.
Cosa si potrebbe fare? Esiste una soluzione?
“Bisognerebbe velocizzare i sistemi di finanziamento a chi ne fa richiesta senza però allentare le garanzie, normative e codice antimafia”.
La ‘miopia’ degli imprenditori lei l’ha descritta bene nel suo libro “L’impresa grigia”.
“A differenza di quel che generalmente si pensa, sono gli imprenditori che cercano gli usurai e non viceversa. Un certo tipo di uomini d’affari, piuttosto che fallire, cede ai ricatti. Sono persone fragili e indebitate che finiscono tra le braccia di individui apparentemente molto rassicuranti che danno finanziamenti agevolati. Responsabili di società “finanziarie” che offrono un prestito senza esigere garanzie. Gli interessi che chiedono sono più o meno come quelli delle banche. Se poi l’impresa non avrà i soldi da restituire ti prendono quote dell’azienda o del negozio. Il ‘giro’ é di centinaia di milioni”.
C’è qualcosa che non va nel Decreto Credito?
“E’ molto discutibile. Non viene chiesto al richiedente se ha subito azioni penali. Ora la ministra Lamorgese sta correggendo il tiro attraverso controlli delle Prefetture. Il problema rimane la burocrazia: non bisogna allentare i gangli, ma nello stesso tempo snellire i tempi. L’unica cosa da fare é attivare la Dia e la polizia affinché investighino appena parte una denuncia”.
Cosa le è rimasto del processo Aemilia? Lei era anche la referente scientifica per tribunali e sindacati sulla gestione dei protocolli.
“E’ stata la dimostrazione che in Emilia-Romagna la criminalità esiste eccome e ha veste imprenditoriale. Reati fiscali e tributari, professionisti compiacenti di ogni ordine e grado. Le condanne ci sono state, il rito abbreviato ha ora lasciato il posto all’Appello”.
Parliamo di lei. Ha scelto il percorso universitario ad alto livello. E’ stata dura?
“In Italia solo il 20% dei professori ordinari è donna. Personalmente ho fatto 11 anni da precaria. Alle studentesse dico di non rinunciare alla vita privata, né alla femminilità. Di non scegliere tra carriera e figli, se possibile. Per il resto il mio é ancora un ambiente molto maschile perciò, anche se sono abbastanzacontraria, se le quote rosa sono l’unica forma di tutela, ben vengano”.
Scuole superiori e universitari fanno le lezioni online fino a luglio. Lei che ha 600 studenti, come si trova?
“Bene ma è impensabile sostituire la didattica in aula. E non é possibile andare avanti con gli studenti di elementari e medie che non possono farlo, l’online. Vanno studiate alternative”.
Chiaro, semplice , incisivo. La concretezza delle donne.
Fin dai tempi del “ministro di malavita” le varie mafie del nostro Mezzogiorno hanno avuto in pugno le vicende della politica. Riusciremo mai a invertire l’andazzo? Domanda semplice, con svariate centinaia di morti e con la connivenza dei venduti