La tre giorni organizzata da Romano Prodi e dalla sua Fondazione per la collaborazione tra i popoli danno la linea per restituire alla Dotta un ruolo cruciale nel mondo: “Smart city-smart people”. Un progetto articolato e lucido che viene consegnato nelle mani dei cittadini, della politica e della giovane squadra di ‘bastardi’ messi in campo dal sindaco Virginio Merola in vista della prossima amministrazione che dovrà pensarsi in una nuova era
di Giovanni De Plato, psichiatra e scrittore
Grazie a Romano Prodi e ai suoi tre giorni di analisi e progetti, la Città metropolitana di Bologna ritorna a essere una città cognitiva, una realtà laboratorio dove si studiano e si preparano le strategie del futuro. Bologna, se vuole essere non tanto un capoluogo ma uno snodo delle reti regionali, non può che essere una “smart city- smart people” dell’Europa, solo così può ritornare a competere nel mondo.
Questo modello di città messo sul tavolo del dibattito da Prodi è stato sostenuto con convinzione dalla vicepresidente di Confindustria Emilia Centro, Sonia Bonfiglioli. La presidente del gruppo Bonfiglioli Riduttori ha affermato che la pandemia da Coronavirus ha svelato la crisi della globalizzazione del manifatturiero, dominato dalla Cina. E ha aperto un nuovo scenario, quello della rivoluzione digitale, dove i territori che erano ai margini possono avere l’opportunità di ritornare in corsa e quelli che facevano da locomotiva possono accelerare agganciando gli altri. Sul tema “Il nostro futuro prossimo” Prodi, in qualità di presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli, è riuscito ad avere la collaborazione di importanti istituzioni e fondazioni, e la partecipazione dei media non solo locali. I tre giorni hanno visto il collegamento streaming di migliaia di persone che hanno ascoltato, ripetendo ogni giorno l’ascolto di esperti delle varie discipline scientifiche e d’importanti settori della produzione.
Nella prima giornata di riflessione l’accademico Franco Farinelli ha ricostruito la storia di Bologna cognitiva fin dalla nascita della sua Università. Questa antica cifra di città dotta e attraente da molto tempo è stata smarrita. È stata persa in particolare quando l’Università ha chiuso la docenza ai professori stranieri. Giustamente l’ex sindaco Walter Vitali ha sostenuto che Unibo più che festeggiare il 160° posto di una recente classifica mondiale dovrebbe mirare nel prossimo decennio a entrare tra i primi 100 posti, dove non compare alcun ateneo italiano. La via per farlo l’ha indicata il rettore della Johns Hopkins: Michael Plummer ha specificato che occorre qualificare e internazionalizzare la ricerca e la didattica tramite la cooperazione con le migliori università straniere.
Ritornando al carattere di Bologna, città delle tecnologie e delle persone, i caratteri tratteggiati nei tre giorni sono stati molti. Riassumendo: sulle tecnologie l’ex assessore regionale Patrizio Bianchi ha presentato un’immagine di Bologna davvero sorprendente. Nel quartiere della Bolognina e del Navile è già in fase avanzata la città cognitiva del futuro. In quei due territori ci sarà un concentrato di Istituti europei e nazionali di Big Data di straordinaria portata. Sarà un Polo tecnologico unico in Europa e ai primi posti nel mondo. A completamento della rete tecnologica regionale c’è già, lungo la via Emilia, la Motor Valley. Francesco Leali dell’Unimore ha motivato il successo mondiale di questo modello, dovuto al fare insieme e alla lunga e integrata filiera d’industrie e università, un sistema molto apprezzato nel mondo.
Sulla città delle persone sono stati presentati due progetti di grande impatto sociale. Il primo da Marisa Anconelli (Irees) sulla priorità di estendere e qualificare ulteriormente la rete bolognese dei nidi, in quanto lotta efficace alle diseguaglianze, alle povertà e all’esclusione. Solo partendo dai nidi è possibile tracciare una società futura più coesa e inclusiva, e meno ingiusta e segregante. Bologna ha il primato con un tasso di copertura del 41% (il nazionale è del 25%) ma deve tendere con robusti investimenti ad arrivare alla copertura del 60% dei bambini in tutta l’area metropolitana nei prossimi anni. Il secondo progetto è stato illustrato da Chiara Gibertoni (direttore generale del policlinico S.Orsola-Malpighi), che ha tenuto una relazione di straordinario rilievo, sostenendo la maggiore appropriatezza della integrazione funzionale dei servizi rispetto all’unificazione delle aziende sanitarie.
Però si può osservare che, mentre nell’area vasta della Romagna è stata istituita un’unica azienda per oltre un milione di abitanti, nell’area metropolitana di Bologna con una popolazione inferiore esistono tre aziende, di cui quella d’Imola non raggiunge i centomila abitanti. Un’incongruenza organizzativa che la regione dovrebbe risolvere. La Gibertoni ha inoltre brillantemente indicato i processi che possono portare al superamento della supremazia dei grandi ospedali (ancora confermata dai recenti fondi regionali di adeguamento dei reparti per la cura delle malattie infettive) a scapito della rete dei servizi territoriali e di prossimità. Servire il domicilio con la medicina di prossimità vuol dire istituire in ogni territorio la Casa della salute come sede dei medici di Medicina generale, e potenziare a livello di distretto i Dipartimenti di sanità pubblica e di salute mentale. I servizi alla persona fin dalla nascita nella comunità porterebbero secondo il demografo Gianluigi Bovini a evitare la marginalizzazione delle aree della cintura di Bologna, della montagna e in parte della pianura.
È toccato all’economista Giulio Santagata motivare perché smart city e people city formano un’unità inscindibile, costituita da reti che partono dal locale e debbono arrivare al globale. In questo il progetto di città cognitiva fa di Bologna uno snodo naturale e virtuale unico a livello regionale ed europeo. Le reti delle industrie e delle persone per funzionare in modo intelligente hanno bisogno, secondo Giuseppina Gualtieri, presidente di Tper, di una mobilità multimodale che fa ancora una volta di Bologna un nodo strategico nazionale e internazionale. Infine, va dato atto al presidente Prodi, lungimirante e instancabile regista del futuro prossimo, di aver fatto un generoso dono alla Città metropolitana di Bologna. L’ingegnoso progetto della città cognitiva viene consegnato nelle mani dei cittadini, della politica e della giovane squadra di ‘bastardi’, messi in campo dal sindaco Virginio Merola in vista della prossima amministrazione di Bologna futura.