Nuovo sindaco, occasione da non sprecare

La possibilità offerta dalla prossima campagna elettorale va colta per cercare di dimostrare che da Bologna può nascere il germe di una nuova idea della politica

di Aldo Balzanelli, giornalista


Attenuata l’attenzione sul Coronavirus sono iniziate le grandi manovre in vista delle elezioni per il rinnovo del sindaco previste tra circa un anno. Gli aspiranti all’incarico hanno cominciato a delineare le priorità delle rispettive candidature, mettendo altresì in evidenza il curriculum e le esperienze accumulate sino ad oggi. Gli strateghi invece ragionano sull’opportunità di svolgere le primarie, di partito o di coalizione. Tutti non mancano di rifarsi alla recente esperienza di successo di Stefano Bonaccini: campo di alleanze molto largo e, aggiungo io, molte suole di scarpe consumate. Il sindaco Merola, da parte sua, con un intervento su questo sito (qui il testo), si è chiamato fuori dalla contesa, indicando semplicemente in qualche “giovane semplice bastardo” il suo degno successore. 

Stiamo parlando com’è ovvio, del centrosinistra, perché a destra tutto tace. La Lega, scomparsa dai radar la Borgonzoni, ha persino dovuto affidarsi a uno “straniero” per gestire il partito, di Forza Italia si sono perse le tracce, mentre Fratelli d’Italia non sembra in grado di proporsi per la guida di una coalizione con qualche probabilità di successo. La ricerca di un civico alla Guazzaloca infine appare quanto mai ardua. 

Occhi concentrati sul centrosinistra dunque, anzi più precisamente sul Pd, destinato a essere comunque il perno della coalizione. Diciamo subito che chi evoca i rischi del ‘99 sbaglia, perché in quell’occasione il sindaco uscente (Vitali), a differenza di quanto accade oggi con Merola, era finito nel mirino del suo partito, che non faceva passar giorno senza bombardare Palazzo d’ Accursio, ottenendo il bel risultato di far vincere gli avversari. L’unico rischio semmai è quello di considerare la partita del 2021 facile e dall’esito scontato, concentrando le energie invece che sulla conquista del consenso, sul posizionamento nei nuovi assetti che inevitabilmente usciranno dalle urne. 

I primi segnali in questa direzione già s’intravvedono sotto traccia, ma la partita è ancora lunga. È proprio perché è lunga potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità per dimostrare che finalmente qualcosa può cambiare nella selezione dei candidati. Bisognerebbe mettere al centro della campagna elettorale queste tre parole: trasparenza, lealtà, partecipazione. 

Trasparenza nelle intenzioni: chi si candida lo dice e spiega le sue idee, senza i giochini a nascondino tipici di questa fase. Lealtà tra i diversi candidati: chi perde s’impegna, ma davvero, a sostenere il vincitore, senza sgambetti o ricatti. Partecipazione: la campagna elettorale deve essere l’occasione per una riflessione vera su cosa vogliamo diventi Bologna nei prossimi dieci anni e per farlo occorre coinvolgere le persone, trovando strumenti anche nuovi. Le Sardine hanno “costretto” tanti a uscire di casa, ad alzarsi dal divano. Occorre far tesoro di quella lezione perché dimostra che i cittadini hanno voglia di partecipare, ma bisogna dar loro gli strumenti e le occasioni per farlo. 

Ripetiamo spesso che Bologna può e deve essere un laboratorio. L’occasione offerta dalla prossima campagna elettorale non va sprecata, per dimostrare che da qui può nascere il germe di una nuova idea della politica. 


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