L’inimmaginabile (fino a un mese fa) stagione estiva bolognese

Se ne possono citare veramente tantissimi di esempi di donne e uomini che per qualche strana ragione non hanno smesso di pensare al dopo, mentre il multiverso narrativo si espandeva e si faceva gioco di noialtri un po’ più arrendevoli

di Andrea Femia, digital strategist


Neanche tanto per evidenziare come cambino le prospettive, quanto per una strana forma di introverso elogio dell’adattamento umano, quando mi trovo davanti ad articoli e parole di chi annuncia uno, due, tre, svariati sold-out per gli eventi culturali che ormai da qualche giorno hanno ripreso a carburare, mi viene da pensare che, per quanto male si possa dire degli esseri umani, e ce n’è veramente tanto da dire, è innegabile che siano delle macchine di adattamento clamorose.

Il multiverso narrativo

Su queste pagine e su tutte le pagine di Bologna, d’Italia e del mondo, non si è fatto altro che mutare mood in maniera repentina e schizofrenica, passando da uno svogliato menefreghismo a una serissima preoccupazione, con tappa lunghissima e sacrosanta di dolore e svilente incapacità di pensare a un futuro un po’ più distante del bollettino delle 18.00 del giorno dopo. Chi vi scrive ha passato tanti brutti quarti d’ora in termini di ragionamento sulla coerenza del proprio sé davanti al mutare degli eventi e, soprattutto, sul mutare della narrazione che si accompagnava agli stessi.

Il mondo non si è arenato su una narrazione unica, non si è lasciato affascinare dal muoversi unito nello spirito e nell’anima in questo stato di solenne incertezza, ma si è lasciato fagocitare dall’espansione indefinibile di un multiverso narrativo indecifrabile. Immaginatevi di essere a un funerale e sentire migliaia di omelie differenti così da non poter fare nient’altro che pensare del defunto cose diverse ogni tredici secondi, a seconda del predicatore.

“Era veramente un sant’uomo”.

– Beh sì, certo, lo era

“No, tutt’altro, era proprio uno stronzo”.

– Devo dire che, in effetti, non è del tutto errato

“Va bene tutto, ma non sottovalutiamo l’impatto di Bill Gates e la sua trama dantesca per il 5G sotto forma di vaccino sottopelle…”

– Forse forse sta esagerando, Padre Pappalardo

Tra ingenuità e Arene piene.

Se tutto quello che è stato detto, Bill Gates e 5G compresi, è avvenuto in un mare grottesco che mi ha fatto riflettere tante volte sullo scenario del cosa sarebbe successo se ci fossero stati i Meme ai tempi di Hitler e Mussolini, mentre il multiverso narrativo si espandeva c’era chi aveva i piedi piantati un po’ per terra e un po’ in un mondo ideale.

Diciamolo, solo un pazzo poteva fermarsi a pensare, un paio di mesi fa, a quale potesse essere il modo migliore per gestire la voglia delle persone non necessariamente congiunte di vivere una al fianco dell’altra nella cornice di evento culturale.

Quando in cima a quest’articolo scrivevo degli svariati sold-out pensavo in particolare al Locomotiv, con la rassegna che nel nome ha tutto il programma “Sunshine Superheroes”. Avviso che se qualcuno dovesse pensare che questa sia una marketta, vi dico che non farei mai una marketta a chi mi ha negato di poter comprare i biglietti di un concerto dei Bud Spencer Blues Explosion all’Arena Puccini perché non c’era più un singolo posto disponibile, proiettandomi in un amen in quella bellissima condizione che è un misto tra il rosicare e il godere nello stesso tempo (è una sensazione che vi consiglio spassionatamente).

Mentre scrivo ci sono Teatri che proprio in questo momento stanno sponsorizzando eventi, spendendo soldi in pubblicità, perché immaginano di avere il riscontro delle persone, o quantomeno ci sperano; perché poi è questo che uno si augura. Di unire la speranza all’immaginazione.

Ci sono i lavori per il Cinema in Piazza Maggiore, che quest’anno si muove sinuoso anche oltre la linea di meta del campo da Rugby nel Centro Sportivo Barca; ci saranno i Teatri di quartiere che sprigioneranno l’odore delle 6000 piantine utili per finanziarli. E se ne possono citare veramente tantissimi di esempi di donne e uomini che per qualche strana ragione non hanno smesso di pensare al dopo, mentre il multiverso narrativo si espandeva e si faceva gioco di noialtri un po’ più arrendevoli.

Anzi, penso che davvero mi piacerebbe veramente parlare con ogni singola realtà che avesse voglia di farmi capire come gli sia venuto in mente.Con tutte le difficoltà del caso, con tutto che non è assolutamente chiaro dove andremo, né tanto meno come, qualcosa di bello così era semplicemente inimmaginabile. E chi lo nega, semplicemente, mente.

Anche se Bill Gates lo aveva previsto…

Photo credits: Marco Testi


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