Qual è il contributo per il quale è giusto far seguire il nome dell’allenatore rossoblù a Richard Wagner, Giosuè Carducci, Cardinal Lercaro, Nasrin Sotoudeh, Patrizia Moretti, Aung San Suu Kyi, Liliana Segre, Patrick Zaki e Roberto Morgantini? La sua battaglia contro il cancro? I meriti sportivi? In tanti ricordano pure il suo sostegno a Arkan la Tigre e a politiche di aggressione militare che hanno procurato ai Balcani anni di guerra e di orrori
di Michele Pompei, cittadino
Non so se sia la prima volta che il conferimento della cittadinanza onoraria da parte del comune di Bologna venga accolto con perplessità, se non con manifesta contrarietà, da una parte dell’opinione pubblica. Non saprei dire se in precedenti occasioni, questo riconoscimento abbia prodotto polemiche e divisioni in seno alla comunità, ma sicuramente lo ha fatto e lo sta facendo per quanto riguarda Siniša Mihajlović.
Accade per le ragioni che, credo, tutti conosciamo. Per il suo sostegno a personaggi non propriamente edificanti come Arkan la tigre dei Balcani, alias di Željko Ražnatović e per l’appoggio a politiche di aggressione militare che hanno procurato ai Balcani anni di guerra e di orrori in nome di feroci e contrapposti nazionalismi.
Si possono comprendere le dinamiche psicologiche, emotive ed esistenziali che hanno portato l’allenatore serbo a schierarsi senza esitazioni, ma rimane molto difficile se non impossibile approvare e condividere le sue posizioni (per altro, sempre rivendicate con orgoglio). E se è l’uomo che si premia e non il professionista, non si può prescindere da questo.
Perché, sottobanco, celebrando Mihajlović come individuo, si finisce per celebrare la sua biografia, le sue scelte, le sue prese di posizione e, perdonate, anche le sue idee.
Richard Wagner, Giosuè Carducci, Claudio Abbado, il generale polacco Wladyslaw Anders, il Cardinal Lercaro e poi l’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh, Patrizia Moretti, Aung San Suu Kyi, il pm Antonino Di Matteo, Patrick Zaki e Roberto Morgantini: questi sono i nomi di donne e uomini che hanno ricevuto lo stesso onore oggi concesso a Mihajlović e leggendoli risulta ancora più difficile comprendere perché quello dell’allenatore del Bologna fc 1909 sia tra questi.
Banalmente, qual è il contributo per il quale è giusto conferire la cittadinanza a Mihajlović? La sua battaglia contro il cancro? I suoi meriti sportivi? Onestamente fatico a capire.
Dispiace per lui, per la nostra giunta, per tutta la cittadinanza che un riconoscimento così importante finisca per essere al centro di polemiche poco gradevoli.
Cosa ha ispirato la decisione della nostra amministrazione? Non c’erano altri candidati? Qual è il filo che può unire il nome di Liliana Segre a quello di Siniša Mihajlović?
Che questa decisione, sia una decisione per molti sconcertante, è evidente da ciò che è possibile leggere in questi giorni sui social e a chi scrive continua a rimbombare in testa una semplice domanda che giro a tutti gli interessati: ma perché?
Photo credits: Roberto Vicario (CC BY-SA 3.0)
La decisione del Comune di Bologna non è dal mio punto di vista condivisibile. Lascio perdere le questioni politiche perché è complicato parlarne, ma concordo con lei, signor Pompei. «Mihajlović cittadino bolognese, ma perché?», per riprendere il titolo. Lo capirei se facesse vincere lo scudetto al Bologna, ma se di mezzo c’è solo la leucemia, non credo in tutta sincerità che questa possa essere un requisito accettabile – altrimenti si dovrebbe dare la cittadinanza a tutti quelli che sono stati colpiti dalla malattia, e non mi sembra che accada –.
C’è però una sola cosa che contesto di quest’articolo, e cioè il fatto che Lei parli di Aung San Suu Kyi. Allora dico: se condanniamo le posizioni nazionaliste di Mihajlović e la sua amicizia con Arkan, dovremmo al tempo stesso biasimare chi in Myanmar non ha fatto nulla per tutelare i Rohingya, per giunta avendo vinto il Nobel per la Pace nel 1991.
Detto questo, invito il Comune di Bologna a non «spargere a larga mano» cittadinanze basandosi solo su nomi altisonanti.
gentile Bruno Cosentino, quando ho inserito il nome di Aung San Suu Kyi ero perfettamente cosciente che avrebbe potuto (anche legittimamente) sollevare la critica che lei ha appena esposto. Ci sono, per me, almeno due ragioni per averla ricordata. 1 La cittadinanza onoraria le è stata conferita nel 2013, poco meno di tre anni dalla sua liberazione e 2 le è stata conferita tre anni prima che lei entrasse nell’esecutivo di Htin Kyaw. Aung San Suu Kyi è una figura indubbiamente controversa e personalmente sono profondamente inquietato e indignato per le sue posizioni e azioni contro i Rohingya. Ma la cittadinanza è arrivata prima e la sua biografia non presentava certo le preoccupanti macchie che si sono posate successivamente. La cittadinanza, come lei ricordava, è stata conferita ad una donna che aveva ricevuto il Nobel per la pace in virtù delle sue battaglie e dei suoi sacrifici.
E’ doveroso biasimarla, oggi, per la questione dei Rohingya, ma può comprendere che siamo di fronte a due casi profondamente diversi e che il nostro giudizio dovrebbe tenerne conto.
Questa scelta dimostra quanto stia scadendo di “qualità” il livello del Comune di Bologna.