Una risposta a Michele Pompei. In molti casi le innovazioni tecniche e tecnologiche hanno portato più danni che benefici
di Gabriele Via, poeta
Credo che il principio di precauzione debba essere da tutti noi considerato in linea generale di ordine superiore rispetto a molti altri, ad esempio sostenere che una scelta sia “arretrata” o “avanzata” su basi che paiono più Epoca (doxa) che Conoscenza (episteme) o anche solo moda linguistica.
La mia non è una critica specifica alle posizioni di Michele Pompei che conosco di fama come autorevole giornalista e persona per bene. Vorrei solo che non si trascurasse l’importanza di una certa prudenza se mai protratta anche quando uno studio attuale indicasse una non pericolosità.
Vero è che per l’amianto (non a caso citato) tali erano le forze in campo che determinati studi (di parti interessate a non “processare” l’uso di questa sostanza nell’industria) avevano al dunque la meglio sul piano legislativo che ne risultava di quel che l’Istituto Ramazzini con solitudine di pioniere andava proponendo. E l’attendere è costato la salute e la vita di molti.
Se volessimo perdere un po’ di tempo tra le pagine di un bel libro non certo recente dello storico Mc Neill (Qualcosa di nuovo sotto il sole, Einaudi 2002) vedremmo una lunga serie di casi in cui innovazioni tecniche e tecnologiche hanno portato più danni che benefici nonostante una fortissima propaganda che all’epoca le sosteneva con tanto di studi a supporto. Se penso ad esempio al forno a microonde che ognuno oggi può comprare a poche decine di euro, e a tanti medici che ne sconsigliano l’uso…
Intendo dire che il principio di precauzione deve esserci caro anche perché la tendenza generale della nostra Epoca (noi siamo nell’era della tecnica) corre il rischio di mietere vittime anche solo per un entusiasmo ideale in piena buonafede.
Non so se quel che ora dico rientrerà nel dibattito, ma in Italia avremmo necessità di una coscienza civile diffusa che pretende uno standard nazionale di infrastrutture che, nel rispetto della salute e dell’ambiente, pongano il cittadino di Bologna allo stesso livello del cittadino di Matera o di Granaglione. E credo che questo sia agire localmente pensando globalmente.
Ritengo che Cantiere Bologna faccia bene a rilanciare un confronto su questo partendo ad esempio dal 5G. Ma, appunto, ciò che fa di un ragionamento specifico un pensare e un confrontarsi politico e civile sono convinto sia proprio questa elasticità e responsabilità nel profondo come nell’ampio del confrontarsi e dell’argomentare.
caro Gabriele (non ci conosciamo direttamente, ma credo che ci si possa dare del tu), intanto grazie per la tua replica e grazie soprattutto per la definizione di ‘autorevole giornalista’, anche se al limite avrei l’aspirazione di essere considerato intellettualmente onesto.Giornalista non lo sono, perché radiato dall’ordine ormai molti anni fa.
Però sono assolutamente d’accordo che la prudenza (o la precauzione) siano criteri utili quando dobbiamo valutare le cose, ma sono anche profondamente convinto che il principio di precauzione vada invocato a ragione e non, mi dispiace dirlo, come è stato fatto per il 5G o per altre questioni. Per esempio, per gli OGM (non mi dilungo, ma ti invito, se vuoi, ad approfondire il tema e scoprire con quale leggerezza il nostro governo lo abbia utilizzato per bloccare, illegittimamente, le attività di chi sperimentava, legalmente, la coltivazione di mais ogm in Italia.) .
Sul Ramazzini, appena esci dalla bolla del nostro paese, ti renderai conto che ci sono più di una perplessità sui modi con cui hanno realizzato i loro studi e con cui li hanno presentati. Più di una, ripeto.
Poi, invito anche te a usare precauzione e prudenza quando scrivi ”Se penso ad esempio al forno a microonde che ognuno oggi può comprare a poche decine di euro, e a tanti medici che ne sconsigliano l’uso…”. Avrei diritto di chiederti chi sono (e quanti sono) i tanti medici che ne sconsigliano l’uso e perché. E ti chiederei anche che letteratura epidemiologica esiste che ne comprova la pericolosità. Scusa, ma ho dedicato parecchio tempo ad informarmi specificatamente su questo e ti assicuro che non c’è traccia di quanto dici. Hai il diritto di pensare che siano pericolosi, ma non puoi affermare che lo siano, se contestualmente non fornisci i dati necessari. In campo scientifico questo è l’unico principio accettabile e questo non l’ho certo stabilito io.
Riprendo un altro tuo passaggio ”Vorrei solo che non si trascurasse l’importanza di una certa prudenza se mai protratta anche quando uno studio attuale indicasse una non pericolosità” e ti domando: quando, secondo te, sarebbe lecito smettere di protrarre la prudenza (che sai bene implica anche dei costi o dei possibili ritardi tecnologici)? Quali sono gli enti o gli organismi il cui parere consideri sufficientemente autorevoli? Fin dove deve spingersi la precauzione, anche quando esiste una letteratura scientifica che spiega che l’uso di una determinata tecnologia non è da considerarsi dannosa (ovviamente, sempre entro certi limiti, ricordando Paracelso ed il sempiterno concetto che è la dose che fa il veleno)?
Per coerenza, tornando al Ramazzini, se i suoi studi fossero perfettamente autorevoli e privi di fallacie metodologiche, beh, dovresti liberarti immediatamente del cellulare che usi quotidianamente, perché gli studi del Ramazzini si riferiscono a ricerche sulle frequenze del 4 e del 3 G e non del 5G sui cui era materialmente impossibile condurre sperimentazioni, visto che non era ancora in uso. Ma temo che il tuo cellulare, probabilmente di ultima generazione, sia tutt’ora un tuo fedele compagno di lavoro e che l’idea di rinunciare ad usarlo non ti sfiori nemmeno per scherzo.
In Italia, come altrove, abbiamo bisogno di gente che prende decisioni avendo comprensione e conoscenza delle cose di cui si trova ad occuparsi. Abbiamo bisogno di onestà intellettuale, senso di responsabilità e rigore. Quella che continua a mancare e che ha provocato tragedie come quella della Xylella, tanto per dire.
Ti chiedo scusa per la prolissità della mia risposta, ma come sai, ragionare richiede sempre un po’ di tempo e attenzione e mi auguro di aver potuto dare un piccolo contributo alla riflessione.
Grazie naturalmente a Giampiero Moscato e al Cantiere che ci permettono di esprimere le nostre opinioni.
ed un saluto a te