Molti hanno lamentato una corsa ai nomi piuttosto che ai contenuti. Allora eccomi qui
di Alessandro Alberani, presidente Acer
Ho pensato nei mesi scorsi, leggendo i contributi del Cantiere Bologna, che molte persone che scrivevano lamentavano una corsa ai nomi più che l’elaborazione di idee e di contenuti. Quindi mi sono messo al lavoro con umiltà e consapevolezza per realizzare un progetto per la città, che comunque può avere limiti e non è esaustivo ma è un primo momento di sintesi sui contenuti.
Ho condiviso alcuni contributi in particolare la riflessione che nei prossimi anni la città dovrà essere amministrata tenendo conto dei gravi effetti economici e sociali prodotti dal Covid-19 e che comunque gli spazi e i tempi cambieranno. Ecco perché, come vedrete nel progetto che trovate sul mio sito, sono partito da due parole chiave – complessità e cambiamento – tenendo in particolare conto la demografia, il lavoro, lo sviluppo e un nuovo sistema di welfare. Non mi dilungo perché troverete tutto questo in allegato all’articolo o consultando il sito www.alessandroalberani.it.
Ringrazio tutti per l’attenzione e, come ho fatto in questi mesi, mi pongo all’ascolto, elemento fondamentale per la progettazione.
La proposta di Alberani? Più che un programma, una serie di parole
Ho letto con attenzione la «proposta» di Alessandro Alberani, colpito dal suo
esordio: «Molti hanno lamentato una corsa ai nomi piuttosto che ai contenuti».
Ma sono rimasto sconcertato, la sua proposta è fatta solo di “nomi”, di titoli di
cose più o meno interessanti di cui però non si dice nulla. Va bene, «costruire
nuovi parchi pubblici» mi piace («costruire nuovi bagni pubblici», che viene
subito dopo, un po’ meno, ma perché no?): ma dove, su quali aree, a posto di
che cosa, con quali risorse, con quale gestione? Senza rispondere a queste
domande non siamo davanti a un “programma”, ma solo a dei titoli. Cioè a dei
“nomi”, a delle parole. Qualsiasi dizionario della lingua italiana ne ha di più e,
forse, anche di più belle!