Altro che Guasto: riscopriamo un bel giardino in pieno centro

Antonella Tandi da anni dedica il suo tempo alla cura di un posto splendido, dove molti bolognesi non sono mai entrati, condizionati dalle cronache sulla zona universitaria. Eppure questo luogo accoglie molte famiglie per creare aree di gioco libero in pieno centro storico, per dimostrare che l’attivismo civico in questa città può rigenerare gli spazi

di Cristian Tracà, docente


Cara Antonella Tandi, anche quest’anno avete dedicato tanto amore e tempo al Giardino. Che cosa avete organizzato e come si trascorre il tempo al Guasto nei pomeriggi di afa?

La rassegna 2020 si è intitolata “GuastoCene”, tutti eventi musicali e teatrali all’insegna dell’attenzione al pianeta. È stata nostra intenzione anticipare le attività con l’infanzia al 5 maggio: tutti i giorni della settimana per ridare socialità, vitamina D e un po’ di selvatichezza che al Guasto non guasta mai.  Abbiamo contingentato le entrate ponendo il limite d’accesso a cinque famiglie alla volta su una fascia oraria mattutina e pomeridiana. I pomeriggi e le mattine si son trascorsi a bagno in tinozze azzurre individuali per rispetto delle norme anti Covid, esperimento che non ha deluso i bambini e le bambine. A giugno non abbiamo cancellato l’appuntamento con la “Notte buia”.  Accampati in tende individuali 14 bimbi hanno vissuto l’esperienza di dormire all’aperto nel cuore della città. Questa iniziativa nasce dalla richiesta fatta nel 2004 da Irene, che allora aveva cinque anni: “Una notte dormirò al Guasto nelle ombre del castello di Ginevra”. Da quel tempo abbiamo mantenuto questo appuntamento con l’infanzia nel giardino

Come nasce il suo amore per il Giardino del Guasto?

Nel 1999 vinsi con l’associazione culturale Superdrim, di cui ero presidente, la possibilità di partecipare a Bologna città della cultura 2000. Il progetto dal titolo “La città che tintinna” ci fece individuare e recuperare due luoghi della città dove intervenire con le nostre installazioni e performance: Via del Carro e il giardino del Guasto. Da quel giorno non sono più uscita da quell’incanto, trasformando la mia vena artistica creativa in impegno sociale a favore dell’infanzia e non solo. Una critica dell’arte mi ha definito una performer dell’infanzia. Io credo solo che per crescere non bisogna mai perdere contatto con i futuri cittadini: i bambini e le bambine

Com’è cambiato negli anni questo spazio e come sono cambiate le famiglie che lo frequentano?

Lo spazio negli anni continua a emanare la stessa magia: relazione, inclusione, integrazione, gioco e solidarietà. Questo è il segno che Rino Filippini, il progettista, aveva interpretato fino in fondo, il desiderio di spazio suggeritogli dall’infanzia e a tutt’oggi le generazioni che si sono alternate hanno avuto la medesima risposta: spazio creativo immaginifico di libertà corporea e mentale, sogno e movimento

Come si relaziona con le difficoltà della zona?

Trattando le persone come persone e facendo esplicita richiesta di rispettare il luogo per salvaguardare la sicurezza dei piccoli/e cittadini/e che amano giocare scalzi e senza limiti di esplorazioni. Devo riconoscere che ho avuto collaborazione. È stata più dura convincere i proprietari dei cani a non lasciarli defecare al Guasto, concepito come un libero sgambatoio per animali

Quali aspetti del Guasto dovrebbero essere conosciuti dai cittadini di Bologna?

Molti sono i bolognesi che non hanno mai varcato il cancello, sia residenti che non residenti nella zona del Giardino. Credo che nell’immaginario collettivo ci sia un grande pregiudizio legato al pericolo che molti cittadini vivono nei suoi confronti: tossicodipendenza e delinquenza.  Sono fermamente convinta che la cittadinanza dovrebbe conoscere la sua storia, che parte dal 1507. Come ha raccontato bene Roberto Piumini nella sua poesia, questo è un luogo ricco di storia, di innovazione architettonica, di grigio cemento ravvivato dalla rigogliosa natura che vi cresce e che risveglia la voglia di relazione e condivisione

Questo dovrebbero sapere i cittadini bolognesi: il Guasto è uno spazio pubblico creato nel Novecento che ancora oggi fa incontrare grandi e piccini dando la possibilità di riconoscersi al di là dell’età e del ceto sociale a cui si appartiene.

Durante il lockdown è riuscita a non perdere il contatto con i bambini inventando giochi e storie. Vuole raccontare qualcosa ai nostri lettori?

Sì, son riuscita a mantenere il contatto con le famiglie e i bambini con tre interventi, uno a distanza e due in presenza. Il primo invitando tutti ad affacciarsi ai balconi di casa e dalle terrazze nella notte dell’8 aprile per ammirare la luna piena e il coniglio nero impresso nella sfera lunare, con la promessa che in cambio i bambini avrebbero ricevuto i giorni successivi un uovo lunare lanciato sulla terra dal coniglio nero. Da anni questo animaletto accompagna i bambini nella ricerca dell’uovo di Pasqua nel giardino, ma anche nel cortile della scuola dell’infanzia dove lavoro come collaboratrice scolastica. La sua storia e le sue avventure per giungere nella città li affascina da anni. La partecipazione è stata grande.

Bellissimo. Cos’altro si è inventata per tenere compagnia ai bambini?

La seconda iniziativa si chiamava Citofonella, la storia è bella. Un gioco che consisteva nell’andare a suonare i campanelli delle residenze dei bambini dove mi era permesso transitare per far la spesa e raccontare loro una storia al citofono. L’entusiasmo ricevuto dai bambini ha allietato sempre il mio rientro a casa. Il terzo appuntamento creato per loro è stato in presenza, avendo avuto il permesso dai condomini del palazzo in cui vivo di poter utilizzare il giardino condominiale per incontrare i bambini uno alla volta e fargli dipingere un omaggio a Luis Sepulveda e La gabbianella e il gatto.

I lavori di rifacimento del Teatro Comunale potranno cambiare la zona? In che modo il nuovo Teatro dovrà dialogare con il Giardino?

Riteniamo importanti e utili alcuni lavori di rifacimento ma nell’idea di progetto riteniamo fortemente sbagliato l’approccio degli spazi e delle nuove strutture che andrebbero sostanzialmente a distruggere parte del caratteristico serpentone architettonico del giardino e parte dell’accesso su Largo Respighi. Crediamo sia il frutto di una sottovalutazione dell’importanza urbanistica e del disegno progettuale del giardino e della sua unicità sociale e urbana. In merito a ciò stiamo aspettando un confronto progettuale con l’assessore Matteo Lepore e i suoi collaboratori.


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