SÌ(c) transit Gloria Mundi

Da settimane l’elettorato di centrosinistra non fa altro che scervellarsi sul dubbio amletico del voto referendario, oscillando incessantemente tra posizioni che vanno dall’oltranzismo conservatore al lassismo nichilista. Non mancano neppure profezie apocalittiche e vere e proprie crisi isteriche, con tanto di invito ad andare di corpo per i malcapitati dirigenti Pd. Persi in questo turbinìo di emozioni, sembra più logico sdrammatizzare e richiamare l’elettore di sinistra a una certa compostezza. Il minimo sindacale per chi ambisce a essere l’élite intellettuale del Paese

di Pier Francesco Di Biase, studente


Devo essere sincero, caro elettore di sinistra, alle volte non ti capisco. Non capisco come tu possa continuare a rifiutarti, a vederti così tanto diverso da ciò che sei. Ma non lo vedi cosa sei diventato? Sempre lì in difesa strenua dell’esistente, sia esso la scuola, l’università, la Costituzione. Ma non eri l’élite intellettuale e progressista del Paese? Qual è la visione che proponi in alternativa a quella populista? E che élite saresti, di grazia, se non riesci a mantenere la calma in questi tempi tribolati?

Lo so, ti sei già risentito. Ma abbi pazienza… Ho solo 5.000 battute (ne avrei 4.000, ma sforo) per parlarti del referendum, sono praticamente costretto a un eccesso di irruenza. Come ti dicevo, non riesco proprio a capire la tua posizione tanto rigida sul taglio dei parlamentari. Ti giustifichi, asserendo che la tua è una reazione alla deriva antipolitica del Paese, accusando gli altri di becero populismo e continuando a proporre come argomento per il tuo NO le più disparate opinioni di illustri professori, politici, economisti, chirurghi plastici… Potrei farlo anch’io per il Sì, ma mi sembrerebbe di perdurare nell’errore. In fin dei conti, come è tipico delle élite, coloro ai quali in questi giorni chiediamo un’opinione sul referendum non sono altri che i nostri vicini di casa. E dunque, concedimi di sdrammatizzare, se gli argomenti del SÌ sono “discorsi da bar”, quelli del NO son come minimo “discorsi da pianerottolo”.

E a questo punto mi chiedo e ti chiedo… Ma non è proprio questo quello che fa un reazionario? Non è proprio l’autoreferenzialità e l’incapacità – o il rifiuto – ad uscire dalla propria “bolla” il tratto distintivo di un sentire conservatore? E tutto questo tuo amore per le Istituzioni e lo status quo da dove proviene? Ti sei forse dimenticato dei tuoi vent’anni, elettore? Della tua “ribellione” alle élite sociali, economiche e politiche? Com’è che cantavi? Aspetta… Ah sì!  “Zangherì, Zangherà, zangheremo la città!”. Che ridere! Povero compagno Renato…

Va bene, mi dirai che eri giovane ed erano gli anni ’70… Ma non erano tue (per la verità non solo tue) anche le monetine che piovevano sulla testa di Craxi, davanti al Raphael, quel 30 aprile 1993? Eppure eri già grandicello, no? Senza offesa elettore, ma il fatto è che sono oramai trent’anni che vai a braccetto con il populismo giustizialista: per prima fu La Rete, poi l’Italia dei Valori, oggi il Movimento 5 Stelle. E ogni volta l’hai scelto tu col tuo voto o il tuo assenso, perciò ora di che ti lamenti? Non lo hai letto, il menu, quando un anno fa hai deciso di entrare al ristorante?

Perdonami mon ami, ma mi pare che tu stia tentando qualcosa che non è nelle tue corde, una sorta di controrivoluzione. Peccato che, sondaggi alla mano, quand’anche ti riuscisse l’exploit il 20 e 21 settembre, non avresti poi la forza elettorale per portarla a compimento. C’è stato un momento, non molti anni fa, in cui una riforma ben più incisiva di questa avrebbe potuto davvero cambiare le sorti del Paese e del centrosinistra. Anche allora titubasti, e il resto come si dice è storia. Ma all’epoca avevamo il 40%, l’estinzione del centrodestra era di là da venire e il populismo, nonostante gli accenni renziani, non era ancora la cifra stilistica unica del discorso politico. Oggi quel consenso è dimezzato, Forza Italia è un cadavere su cui banchettano gli squali sovranisti e Renzi vaga solo per le paludi dell’inconsistenza politica, mentre il Parlamento è abitato da una maggioranza populista che, senza l’opera di disintermediazione operata del centrosinistra, potrebbe accreditarsi circa il 60% dell’elettorato. E che vogliamo fare? Sic transit Gloria Mundi

E quindi compagno elettore (posso chiamarti compagno?), nonostante la nostra riluttanza a definirci tali, dovremmo ammettere di essere ufficialmente entrati in una ristretta cerchia di optimates di nome e di fatto, ai quali è chiesto di riportare la malconcia barca della Repubblica in porto, nel bel mezzo della tempesta populista. A noi scegliere se ammainare completamente le vele in attesa che passi o sfruttarne con molta attenzione la forza, rinunciando a qualche parlamentare per tentare di avvicinarci alla riva. Personalmente, soffro un po’ il mal di mare e propenderei più volentieri per la seconda opzione. Anche perché spero di sbagliarmi, ma poco fa mi è sembrato di vedere, tra i flutti, l’inconfondibile pinna di uno squalo…


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