Servizi educativi: caro amministratore, fidiamoci reciprocamente

Le scuole dell’Emilia-Romagna hanno riaperto i battenti per prime, ma la fretta è cattiva consigliera. Un appello all’Amministrazione perché continui a preferire la qualità rispetto alla logica del tutto e subito

di Sara De Angelis, docente


Con una mail alle 22.23 del 22 settembre, il Comune di Bologna comunica alle famiglie fruitrici dei servizi di pre e post scuola (non poche) che i suddetti servizi non partiranno il giorno dopo, come auspicato in una precedente comunicazione. Quest’ultima, pure giunta a ridosso dell’inizio della scuola, indicava un inizio dei servizi al 23/24 settembre, subito dopo la pausa elettorale, con andamento progressivo e scaglionato, in base alla disponibilità di spazi delle singole scuole.

Noi cittadini di Bologna amiamo la città, amiamo la sua Amministrazione impeccabile, il suo welfare straordinario, molti di noi l’hanno scelta come modello di partecipazione, compartecipazione, efficienza, trasparenza, attenzione alla famiglia, ai servizi per l’infanzia e l’adolescenza. Come ho sentito dire una volta al sindaco Merola, “la bolognesità si sceglie”, ed è proprio così.

Amiamo per estensione, direi, tutto il modello emiliano-romagnolo. Ci crediamo, lo rispettiamo, collaboriamo con esso con i comitati di genitori, organizziamo feste di sovvenzionamento alle scuole, raccogliamo bollini e scontrini, cronometriamo percorsi a piedi per scoraggiare l’uso delle automobili, assaggiamo pasti; siamo, insomma, cittadini più o meno attivi.

Dunque, caro Amministratore, non scriverci una mail la sera prima, dicendo che la Asl ti ha comunicato solo il sabato 19 settembre i protocolli per i servizi che ci servono.

Noi non facciamo dietrologia e complottismo, non crediamo che si trami alle nostre spalle, che si speculi sui ritardi, che siamo gestiti da incompetenti. Al contrario, siamo consapevoli di vivere un momento storico molto difficile, imprevedibile, complicato da gestire. Sappiamo che bisogna mantenere un difficile equilibrio tra la sorveglianza sanitaria e la vita che deve (?) andare avanti (però correre forse no, si veda in proposito una intervista alla virologa Ilaria Capua, sulla diffusione della pandemia da Coronavirus: “Abbiamo iniettato nel sistema una velocità tale che non è compatibile col sistema stesso: il tempo della biologia non è quello delle Borse”). Senza dubbio siamo felici che i nostri figli possano tornare a scuola, ci impegniamo come possiamo e speriamo che vada tutto bene.

Ma non possiamo, per ben due volte, essere informati all’ultimo momento su un servizio così strategico. Saremo cittadini un po’ viziati, ma anche noi amministriamo il nostro quotidiano, le nostre famiglie, il rapporto con i datori di lavoro; non possiamo essere avvisati la sera prima di ciò che non accadrà domani (peggio ancora se si sapeva già tre giorni prima). Dunque cosa vogliamo? Avere tempo di concertare soluzioni, anche nel nostro piccolo, avere spiegazioni trasparenti di ciò che sta avvenendo. Perché per concertare soluzioni ci vogliono tempo e idee chiare, per quanto possibile, su ciò che accade, per poter pianificare un’azione adeguata.

Arriviamo dunque alla riflessione a cui ci conducono questi eventi (poiché la cittadinanza attiva non implica necessariamente la protesta rumorosa o peggio la contestazione obbligatoria urlata, men che meno sbraitare via social, ma certo una riflessione condivisa in senso costruttivo). La parola chiave è pianificare: possiamo pianificare un ritorno alla normalità scolastica? Sì? No? Da quello che si vede, no: non c’è pianificazione se per due volte l’imprevisto cade sulla testa dell’ultimo anello della catena, dell’utente finale. Allora forse non è il momento di promettere. Alcune Regioni d’Italia hanno posticipato l’apertura della scuola praticamente a ottobre. Questo è spiacevole, e difficile da gestire: ma con un certo anticipo, si può fare. Vero è che anche lì si verificano ritardi e disservizi. Ma non cadiamo nel mito dell’efficienza e dei primi della classe. Se una cosa non si può fare, non si fa. Se ci sono da prendere decisioni impopolari, purché ovviamente sensate e dirette a uno scopo, a un obiettivo chiaro, frutto insomma di una pianificazione, forse è meglio prenderle? Certo, ci attireremo critiche; esse, tuttavia, arrivano comunque. I risultati elettorali, a quanto pare, pure. Caro Amministratore, fidati di noi, che noi ci fidiamo di te.


Rispondi