Abbattere il costo delle Mobike con una campagna ad hoc pubblicizzando tutti i percorsi e i raccordi ciclabili per gli alunni e le alunne delle nostre scuole, motivandoli ad acquisire la buona abitudine di muoversi in autonomia
di Cristian Tracà, docente
Il bike sharing piace ai ragazzi e alle ragazze. È abbastanza evidente girando per la città: la bella gioventù bolognese ha accolto con gioia le bici arancioni, in particolare durante la fase di lancio in cui il costo era ammortizzato dal Comune. Le tendenze ci dicono anche che in molte aree metropolitane, all’interno di una fascia d’età ormai più sensibile ai prodigi del digitale che ai rombi dei motori, la macchina ha perso gran parte del suo sex appeal, riducendo il suo potere di status symbol.
I dati sull’uso della bicicletta per i percorsi casa-scuola però sono impietosi. Crollati col tempo, nonostante le associazioni dei ciclisti siano abbastanza concordi nell’affermare che la sicurezza e gli spazi per chi usa la bici siano aumentati nel corso del tempo. È cresciuta l’ansia dei genitori e la pigrizia dei ragazzi? Sono cambiati gli stili di vita? Forse un po’ tutto assieme.
Se uniamo i puntini probabilmente balza agli occhi che la prima frontiera su cui spingere nell’immediato è un intervento economico sul bike sharing. Abbattere il costo delle Mobike con una campagna ad hoc pubblicizzando tutti i percorsi e i raccordi ciclabili per gli alunni e le alunne delle nostre scuole, motivandoli ad acquisire la buona abitudine di muoversi in autonomia? Può essere questa la strategia?
L’onda lunga del successo delle Mobike a prezzo ridotto può essere una risorsa, può far bene alla città sotto vari punti di vista. In questi giorni la logistica cittadina si confronta infatti con varie questioni e problemi. Abbiamo un problema oggettivo di sovraffollamento degli autobus e di ingorghi dati da un eccessivo uso del mezzo privato per tragitti brevi. Sono settimane di assestamento, i nuovi padiglioni scolastici creati in Fiera stanno spostando gli equilibri, l’implementazione di alcune corse è più facile a dirsi che a farsi. Non abbiamo ancora dati a sufficienza sugli spostamenti in bici dopo l’aumento e la rivisitazione della ciclabilità su alcuni assi importanti.
E se questa soluzione ‘semplice’ fosse la soluzione? I prossimi mesi ci daranno degli elementi fondamentali per progettare la mobilità del futuro. La pandemia ha funzionato come pungolo. Da qualche settimana le politiche scolastiche si interrogano sul come variare gli orari di ingresso e di uscita, con un notevole aumento della complessità organizzativa, come se ce ne fosse bisogno. Quando supereremo l’emergenza, si spera presto, faremo di nuovo finta di nulla e riprenderemo a soffrire di ingorghi, slalom e inquinamento?
Amministrativamente forse non sarà semplicissimo creare una scontistica per target, ma Bologna più volte ha dimostrato di risolvere problemi difficili con soluzioni ben ponderate. Il Comune investe ormai da anni nell’educazione alla mobilità sostenibile coprendo con abbonamenti gratuiti gli spostamenti degli alunni e delle alunne della scuola primaria e della secondaria di primo grado e si progetta, in accordo con la Regione, un piano globale per tutti gli studenti.
Il servizio pubblico non sempre però riesce a fare breccia e ad entrare nelle stories, meno che mai in una fase di allarme sanitario come questa. È impensabile però sostenere ancora per molto tempo un modello urbano in cui tra le otto meno un quarto e le nove tutti intasano la città per muoversi a breve raggio. La politica ha accolto più volte l’invito di tutti gli organismi internazionali a progettare un futuro diverso e in tutti i progetti per la città del futuro compare almeno l’intenzione di occuparsi del tema mobilità. Quest’azione potrebbe essere un primo grande banco di prova, una sperimentazione utile anche a comprendere meglio le dinamiche per gli investimenti del futuro.
Ottima idea, ottimo obiettivo per tutti noi SALVACICLISTI!