L’eurodeputata del Pd valorizza le primarie e non si tira indietro
di Francesca Delvecchio, giornalista
«Mi è stato chiesto, sia da rappresentanti del Pd sia esterni al partito, se ci fosse una mia disponibilità per una eventuale candidatura a sindaco di Bologna. La mia risposta è stata che, qualora si verifichino condizioni straordinarie, non la osteggio. Cioè apro una possibilità nei confronti del Pd a possibili richieste. Al tempo stesso, però, sento un dilemma morale nel passare da una carica all’altra». Così ha aperto il dibattito Elisabetta Gualmini, europarlamentare del Pd, probabile candidata alle amministrative di Bologna 2021, ospite al Salotto di Patrizia Finucci Gallo.
Insieme a lei tre giornalisti: Andrea Chiarini di Repubblica, Andrea Zanchi di QN – Il Resto del Carlino e Francesco Rosano del Corriere di Bologna. Il dilemma di Gualmini proviene dalla sua storia elettorale: «Sento con molta responsabilità il legame che ho da quando sono stata eletta al Parlamento europeo. A maggio 2019 ho ricevuto da quattro regioni un mandato molto preciso, con ottantamila preferenze (nella circoscrizione Nord-Est, ndr). Per questo non ho mai pensato, almeno fino a un mese fa, di prendere in considerazione la partita delle amministrative di Bologna».
Bruxelles è un ambiente congruente con la sua storia, racconta. Pensa di avere le competenze per rappresentare l’Emilia-Romagna. Inoltre, ha molta stima per i tre assessori che aspirano a candidarsi. Si riferisce, lo sottolinea, a Matteo Lepore, Marco Lombardo e Alberto Aitini, che fanno parte della giunta di Virginio Merola, il sindaco uscente. «Ci sono diverse candidature, tutte secondo me legittime e credo sia corretto rispettare le aspirazioni delle persone che sono in campo».
Ma il modo per nominare il prossimo candidato ancora è nebuloso. Candidature a parte, ci saranno le primarie? «Ho sempre sostenuto che le primarie in realtà siano la norma propria del Pd. Molti dimenticano che questo strumento si associa al termine di una candidatura che non può andare avanti, come quella di Merola». In merito alle alleanze, riferendosi per inciso anche a “Bologna civica” di Giancarlo Tonelli, invece, il suo pensiero è quello della direzione del partito: «Il Pd dovrà essere il perno di qualsiasi alleanza si formerà. È un partito plurale e il dialogo con altre forze politiche e con chiunque si proponga alla visione della città in un cambiamento che è sotto gli occhi di tutti, deve rimanere aperto». Il Pd al centro ma forse non una larga alleanza: «Non penso che il civismo sia la risposta. Ma se vengono proposte delle idee, devono essere ascoltate».
Con i 5 Stelle, invece, «è ancora presto per delineare un’alleanza», ha aggiunto. A livello nazionale Gualmini ha sempre appoggiato il dialogo con il M5S e crede sia stato corretto cercare i numeri dentro al Parlamento per fare il governo, ma ora serve che il Pd detti l’agenda.
Parlando di Stefano Bonaccini e alla domanda se possa arrivare a fare il segretario del Pd, non si sbilancia ma lo difende. «Il dato del 37% con cui è stato eletto al primo mandato è stato male interpretato. Non credo fosse colpa sua. I risultati per il secondo mandato, invece, credo siano stati riconosciuti e premiati. Ha fatto un’ottima campagna elettorale. Si dimostra essere un grande amministratore e penso meriti questo riconoscimento. Suppongo ora faccia il presidente della Regione. Non vedo nessun congresso del Pd all’orizzonte e penso possa dare un grande contributo a livello nazionale come presidente di Regione».
A proposito delle politiche di Bologna, apprezza i lavori dei dieci anni di Merola, ma ora è tempo di cambiare e trasformarsi. In epoca post-Covid, è necessario ripensare la città, come un fulcro ecologico e sano e a un metodo di welfare diverso. Di sicuro bisognerà rivedere anche il reddito di cittadinanza. «C’è stato un errore nel fare tabula rasa degli strumenti che c’erano prima», ha detto in proposito. «Legare uno strumento contro la povertà a enti per la ricerca del lavoro significa non aver capito nulla. I Comuni sono gli unici che conoscono bene il territorio e le sue fragilità».
L’articolo di Francesca Delvecchio è stato realizzato per InCronaca, rivista del Master in Giornalismo dell’Università di Bologna (nella foto Andrea Zanchi di QN – Il Resto del Carlino, Elisabetta Gualmini, Francesco Rosano del Corriere di Bologna e Andrea Chiarini di Repubblica).
Brava Francesca, fortunata la testata che ti assumerà. Ti sarai chiesta anche tu quali potrebbero essere le evocate “condizioni straordinarie” che dovrebbero verificarsi per “non osteggiare la disponibilità a candidarsi” sindaca di Bologna nella prossima primavera. Mi auguro che Elisabetta Gualmini, amica stimata, non si riferisca a eventi drammatici, ai quali non oso neppure pensare. Quindi quali?
Un cordiale saluto