Il Sindaco di Bologna deve farsi carico di un ruolo di guida che valorizzando i comuni limitrofi colga la scommessa di una realtà più vasta e avanzata di quanto si voglia ammettere
di Gianluigi Magri, medico, ex sottosegretario
L’amore per Bologna, la gioia di viverci e l’orgoglio di appartenere a questa città sono caratteristiche comuni di tanti concittadini. Questi aspetti che amo non devono farci dimenticare un certo provincialismo che, superato sui temi culturali e dell’innovazione, ogni tanto riaffiora nel dibattito sulla cosa pubblica.
Adoro Bologna per la sua storia e per gli squarci di innovazione che l’attraversano dalla cultura alle scelte imprenditoriali, ma divento insofferente quando le scelte amministrative vorrebbero imporre una sorta di unicità che nasconde insicurezza e magari vede affiorare un po’ di senso di inferiorità dettato più dall’ignoranza che dalla realtà dei fatti. Ritenersi unici nasconde in parte anche la paura di confrontarsi e per questo non può rappresentare un alibi nel confronto con tante città sia in Italia che nel resto del mondo.
Queste considerazioni stridono con l’asfittico dibattito sulle prossime elezioni comunali dove è francamente avvilente la discussione su quanto e a chi aprire il dibattito per scelte che, per qualità e trasparenza, meritano un livello più elevato e sincero rispetto a temi come le preclusioni, le coalizioni, le primarie e gli altri orpelli di una politica di retroguardia.
Non sento sufficienti considerazioni sulla città metropolitana e sul fatto che il Sindaco di Bologna debba farsi carico di un ruolo di guida che, valorizzando i comuni limitrofi, colga la scommessa di una realtà più vasta ed avanzata di quanto si voglia ammettere. Una logica ormai acquisita vede Casalecchio, San Lazzaro e le altre realtà concorrere alla grandezza di Bologna e il valore dei Sindaci di quelle realtà aiuta Bologna ad essere più avanzata, più coinvolgente, più metropoli.
Per carità, ognuno ha il diritto delle proprie scelte interne, ma il rifugiarsi nella conta delle primarie sembra nascondere fragilità nelle fondamenta della proposta. Il futuro di Bologna si gioca sulla cultura e sulla solidarietà, sulla sicurezza e sullo sviluppo quanto sui trasporti e l’innovazione tecnologica. La politica dovrebbe indicare ed assecondare, regolamentare e offrire opportunità, preoccuparsi di tutti, ma soprattutto degli ultimi. La politica dovrebbe soprattutto coinvolgere guardando al futuro.
Speriamo che Bologna oltre alle qualità per essere una moderna metropoli mostri l’atout di una classe politica più europea, più vicina ai cittadini ma anche alle grandi sfide internazionali.
Photo credits: Felix M. Dorn