Per fare il sindaco ci vuole onestà e intelligenza, uno straordinario equilibrio personale e occorre amare i bolognesi e gli studenti, tutti, universitari compresi
di Barbara Beghelli, giornalista
Sui giornali si vede poco, non vive d’immagine, macina giornate impegnative e non ha tempo né passione per i social, d’altra parte con i ritmi che tiene sarebbe strano il contrario. Quando parla è veloce, come lo scorrere dei suoi pensieri, e molto precisa. Nata curiosa, di matrice cattolica, l’assessore ai lavori pubblici, casa ed emergenza abitativa Virginia Gieri (assessora non le piace) è un’ape operaia, a volte un po’ regina, che produce instancabilmente. Lavora per obiettivi quasi mai semplici (il Comune, nell’ambito del piano triennale, quest’anno investe 147.298 milioni in lavori pubblici) e si divide tra Comune e casa. Famiglia e impegno professionale. Etica e vita politica attiva: “ho cresciuto io i miei ragazzi, ho 58 anni e non ho mai perso un attimo”. Il suo percorso le dà ragione.
Genitori siciliani, entrambi sarti, si trasferirono a Bologna che Virginia e la sorella erano piccole. Non aveva santi in paradiso, ma dopo il liceo Righi e l’abilitazione magistrale, (l’assessore) si appropinqua alla vita politica. “Ho iniziato facendo volontariato”, racconta. “Bussai alla porta delle suore del Don Bosco”, poi del PPI: era il 1993.
Laureata in Diritto Internazionale a Scienze Politiche, dopo aver studiato il russo, avrebbe voluto occuparsi del recupero del patrimonio culturale africano per poi lavorare proprio là, nel Continente Nero. Ma a 25 anni ha incontrato l’amore sotto le Due Torri, e i piani sono decisamente cambiati: un marito e tre figli, due gemelli di 31 anni (un prof e un’assistente sociale) e il terzo di 16. Viene dal Partito Popolare e nel 2001 fonda DL-Margherita e diventa segretaria cittadina. Già componente della Commissione Statuto regionale del costituente PD, fa parte della Direzione provinciale. Nel 1999 viene eletta vicepresidente del Quartiere Savena e coordinatrice della Commissione Scuola, nel 2004 ne diventa presidente e viene rinconfermata nel 2011.
Che ricordi ha del suo super-mandato da presidente del Savena?
“Bellissimi. È stata un’esperienza che mi ha fatto amare la politica. Porta sempre aperta ai cittadini, non mi sono mai risparmiata su niente, tutti i loro problemi erano anche i miei: ne ho ricavato una netta sensazione di vicinanza, esattamente quello a cui dovrebbe servire la politica. Ricevevo centinaia di persone con richieste di ogni ordine e grado: dal traffico alla scuola, al welfare. Ma non era mica l’ufficio reclami, il mio: dai cittadini e dal volontariato arrivavano i migliori progetti”.
Presidente di quartiere, assessore: pensando al futuro sindaco/a, ritiene importante il dialogo coi cittadini?
“È fondamentale”.
Che valore aggiunto sente di avere dato a Bologna, da assessore?
“Ho lavorato molto intensamente in questo mandato, il primo anno è stato il più duro, ma oggi posso dire che restituisco alla città cinque anni di opere compiute, e se penso alla Bologna che sarà dal prossimo maggio e su cui non mi sentirà fare nomi e preferenze, posso dire solo una cosa: per fare il sindaco ci vuole onestà e intelligenza, uno straordinario equilibrio personale ed è conditio-sine-qua-non amare i bolognesi e gli studenti-tutti, universitari compresi. È necessario comprendere bene la realtà e il tessuto urbano e della periferia per capire le persone. Per questo ci vuole anche una grande pazienza”.
Oggi la politica è molto veloce, secondo lei manca il tempo per dialogare?
“Sì, ed è profondamente sbagliato, non si interagisce un granché con la popolazione attraverso i messaggi virtuali, anche se va di moda. I sindaci, per esempio, devono sapere fare squadra, oltre che essere molto competenti: nei ruoli pubblici il carattere fa la differenza e i valori di riferimento sono importanti, questo per dire che abbiamo bisogno di unità con la città più che di un candidato unico”.
A proposito, il PD lo vorrebbe, il candidato unico.
“Io ho contribuito a fondarlo, il mio partito, e nel momento in cui è nato ho pensato che fosse un nuovo soggetto politico. Poi le cose sono cambiate. Sono stata renzianissima e ritengo l’ex premier una delle migliori intelligenze, ma ha sbagliato a fondare Iv”.
E le donne? a volte si lamentano, anche nel Partito Democratico.
“Le donne possono fare tutto. Lavoro, famiglia e politica. Devono essere esigenti, ma sempre col sorriso. A tutte auguro di non perdere mai la femminilità e, naturalmente, la voglia di fare famiglia”.