Che vento soffia in città? In via S.Giuliano c’è un anemometro

Capire che aria tira è arduo. Potrebbe aiutarci un antico strumento che misurava (ora è guasto) le bizzarrie di Eolo, costruito dal bolognese Luigi Fabbri, che collaborò alla costruzione dell’orologio di Palazzo d’Accursio. Perché fu installato in quella viuzza di porta Santo Stefano? Perché lì, da metà ‘500 a inizio ‘800, ebbe sede l’Orto Botanico e per conservare piante rare era utile sapere il corso dei venti. Una cura che servirebbe non solo in botanica: cominciamola riparando quel gioiello

di Giancarlo Dalle Donne, archivista


Che vento soffia a Bologna? Ancora non è chiaro. E allora facciamoci aiutare da un anemometro (o anemografo, o anemoscopio), meccanismo che serve appunto a misurare l’intensità e la provenienza del vento (altrimenti detto, appunto “orologio da vento”).

L’anemometro della foto si trova in un palazzo di via S.Giuliano (stradina subito prima di porta S.Stefano, sulla sinistra uscendo). Ma perché è lì? E, tra l’altro, credo (salvo smentite) che sia l’unico anemometro presente a Bologna. E già questo…

Una sola lancetta era sufficiente per indicare la provenienza del vento: il meccanismo dell’orologio da vento è opera di un abbastanza famoso orologiaio bolognese, Luigi Fabbri, che collaborò anche, in qualche modo, alla fabbricazione dell’orologio della torre di Piazza Maggiore.

Di questi tempi, interpretare il vento, misurarlo, capire da dove proviene (che è quello che fa un anemometro), può essere utile, dovrebbe essere utile.

Succede che quel bel palazzo di via S.Giuliano, in stile neoclassico (così dicono gli esperti), costruito nel 1765 su progetto dell’abbastanza famoso architetto Francesco Tadolini, e denominato Palazzo delle Stufe o delle Serre, trasferito da quelle parti l’Orto Botanico, ne divenne la palazzina direzionale.

Sì, perché l’Orto Botanico era da quelle parti, in quella via, allora periferica, e ci rimase per circa due secoli e mezzo (da metà ‘500 a inizio ‘800). Percorrendo via San Giuliano, il palazzo (con a fianco un altissimo cipresso) si nota a malapena, perché orientato non verso la strada ma verso via S.Stefano. Ovvio, nella seconda metà del ‘700 in mezzo non c’era niente, e tra il palazzo e la chiesa di S.Giuliano la vista era assicurata, non c’erano altri edifici. Conservando piante rare ed esotiche, per la loro corretta salvaguardia era fondamentale capire la potenza e la direzione del vento.

Nel timpano del palazzo, poi, si trovano due statue, che raffigurano Flora e Felsina, suggellando l’alleanza tra la natura e la città: nell’immagine, Flora è rappresentata nell’atto di offrire fiori e frutti a Felsina.

Ci può aiutare, in qualche modo, l’anemometro di via San Giuliano per decifrare il presente? Non lo so, ma l’attenzione alla città, alla sua arte e alla sua cultura diffusa forse sì, magari mettendo in secondo piano altre cose.

Ma l’anemometro di via San Giuliano ormai da tempo non è più funzionante. Peccato: sarebbe stato importante capire come tira il vento, da dove proviene e che forza ha. E allora dobbiamo fare con i nostri mezzi. Speriamo di essere all’altezza. Speriamo che lo siano tutti.


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