Primarie a Bologna, proviamo a unire i puntini…

Furono promosse e lanciate a livello nazionale da Prodi e Parisi, nel 2005. Accompagnano la nostra storia dalla caduta del “muro di Bologna” nel 1999, con la batosta che Guazzaloca inflisse a una sinistra egemone da 50 anni. Fanno parte dello Statuto Pd. Allora perché questa levata di scudi “in nome della riflessione interna al partito”? Le obiezioni dei vertici bolognesi della “ditta” non reggono a un esame logico, e nemmeno l’accusa che chi le vuole stia tirando la volata a qualcuno

di Vittorio Zandomeneghi, consulente aziendale


Ho provato a chiedermi, dopo aver letto gli interventi su Cb e ora anche sulla stampa nazionale, perché il Pd bolognese sia così avverso all’opzione primarie per le prossime elezioni amministrative.

Intanto è bene ricordare che le primarie non sono esse stesse tecnicamente delle elezioni ma uno strumento per proporre candidati alle elezioni. Cerco allora di fare il punto con me stesso e con i lettori per capire da dove si viene:

  • Le primarie sono state praticamente lanciate in grande stile a Bologna, da Romano Prodi e Arturo Parisi, nel 2005 e da lì in poi utilizzate a man bassa per selezionare gran parte della classe dirigente del Pd e del centro sinistra fino a oggi.

Per fare una rapida carrellata, primarie si sono svolte per il presidente del Consiglio (Prodi, 2005 appunto, Bersani 2012), presidenti di Regione (Puglia, Calabria in diversi anni, Campania, Emilia-Romagna nel 2014…), sindaci di tutte le maggiori città italiane (Bologna 2008 e 2011), segretario del Pd (Veltroni 2007, Bersani 2009, Renzi 2017, Zingaretti 2019). E così, alla fine, le primarie per le cariche elettive si sono guadagnate un posto addirittura nello statuto del Pd nazionale.

E allora da dove viene tutta questa levata di scudi in nome del “rispetto della riflessione interna al partito” in vista della nostra tornata del 2021?

A Bologna, per la verità, il Pd era partito d’anticipo ma si era anche scottato, come ci ricorda Gianfranco Pasquino nel suo articolo sul Domani di sabato 20 novembre 2020 (!). Uso la sua utile cronistoria, ringraziandolo, perché a mio avviso è utile per capire da dove veniamo.

Nel 1999 il Pds bolognese le organizza in fretta per l’indisponibilità repentina del candidato scelto dall’apparato e poi perde le elezioni per la prima volta dopo cinquant’anni in favore di Giorgio Guazzaloca (la caduta del muro di Bologna, si sentiva dire con un ghigno sottovoce, dalle parti di strada Maggiore…).   

Dopo questa debacle sarà l’ora del sindaco “venuto da fuori”, “paracadutato dalla politica nazionale”. Finita la stagione di Cofferati ci riprovano i pionieri che hanno inventato le Primarie o ci sono passati (Prodi e Bersani) e la spuntano. Dopo l’ingerenza ecco finalmente le Primarie per Bologna nel post Cofferati.  Vince Flavio Delbono. Dopo sei mesi finisce malamente il mandato a Delbono e Bologna (Bologna!) viene commissariata. Per fortuna esiste il meccanismo psicologico della rimozione, visto che pare pochi ne abbiano memoria.

E arriviamo diritti ai due mandati di Virginio Merola, in scadenza l’anno prossimo.

Proviamo a unire i puntini e le date, dal 1999 ad oggi, e capiamo che parlare di Primarie a Bologna non è una passeggiata… Insomma è materia infiammabile e da maneggiare con cura. E allora lo si dica francamente, senza accusare chi le propone di tirare la volata a qualcuno.

A questo punto cerco di rispondere alle principali obiezioni che sento nel Pd bolognese:

– aumenterebbero il conflitto interno: che cosa c’è di più benefico in questo momento che aumentare la partecipazione e la dialettica sul futuro della città?

– sarebbero una rinuncia a un candidato unitario: non mi pare stia emergendo e se sono nello statuto non sono un mezzo da usare secondo convenienza.

– non si rispetta il percorso di riflessione degli iscritti nei circoli: se è così realmente perché non se ne dà visibilità e si apre a contributi esterni una vera riflessione?

– è da irresponsabili perché c’è il Covid: non crediamo di poter trovare altre soluzioni in una città che si vanta di essere la culla dei big data? Ricordiamoci che si sono riaperti i mercati rionali tre giorni fa…

Grazie di essere arrivati fin qui, noi continueremo a proporre la riflessione. Come si dice “gutta cavat lapidem”…, che nella lingua che si parlava a Bononia significa: “La goccia perfora la pietra”.


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