Per Monia Giovannini, sindaca di Malalbergo, la priorità è il mondo del lavoro: serve una rete sociale. Le primarie interessano poco, bisogna trovare una soluzione unitaria
di Barbara Beghelli, giornalista
Le priorità ai tempi del Covid sono le nuove povertà, le famiglie che non hanno più soldi per vivere e devono chiedere aiuto ai nonni per mangiare e pagare l’affitto. A dirlo è Monia Giovannini, 45 anni di cui gli ultimi sei da sindaca di Malalbergo. Bolognese della Bolognina, ex liceo Galvani e una laurea in Lettere classiche, un bimbo di 9 anni che si chiama Noah (colui che porta serenità) e un marito, Andrea, che in paese chiamano ‘Sant’Andrea da Pegola’ (per la pazienza che ha, ci scherza su, lei).
Il suo messaggio, accorato, va al mondo del lavoro: “Diamo una mano alle piccole aziende”, implora, per mettere nelle loro mani più competenze: “Stiamo perdendo posti di lavoro ogni giorno che passa, da marzo”. La cassa integrazione deve ancora arrivare a molti, insomma “qualcosa non sta girando per il verso giusto a livello di aiuti economici e se vanno male le aziende va tutto al collasso, primarie comprese. Allora dico: creiamo una rete sociale forte tra le realtà del territorio in difficoltà e qui penso a Confesercenti, Confartigianato, Confindustria, Cna: muoviamoci”.
Com’è la situazione a Malalbergo?
“Per certi versi difficile: ci sono 200 nuclei familiari che non sanno più come sbarcare il lunario e non mi riferisco ai casi sociali, sono cittadini che lavorano per aziende ubicate sull’intero territorio metropolitano, che fino a marzo avevano 30-40 dipendenti, oggi nessuno”.
Idee per aiutare queste famiglie?
“Noi abbiamo due strade, che stiamo praticando. La prima: esentare dalla Tari per i mesi di chiusura delle attività. La seconda: dare i bonus sotto forma di cashback: su una spesa minima di 500 euro tornano indietro alle famiglie 50 euro. Operazione che sta funzionando e che a febbraio ripeteremo, sperando che arrivino i fondi del Recovery Fund”.
Ma a livello regionale non si può fare nulla?
“Devono rinforzare il Patto del lavoro e dicono che lo stanno facendo, speriamo. L’economia azzoppata è una tragedia conseguente a quella sanitaria e va affrontata: dobbiamo mettere all’attivo dei macro-progetti su diverse filiere”.
Ieri però è arrivata una bella notizia: l’accordo per i lavori del polo logistico di Altedo.
“Sì, era ora. L’hub metropolitano di 400mila metri quadri sorgerà in prossimità del casello autostradale nei comuni di San Pietro in Casale, Bentivoglio e Malalbergo. L’accordo apre finalmente a una possibilità insediativa vicina al casello autostradale che il nostro territorio auspica da anni. Nell’area di Altedo si prevedono 1500 posti di lavoro, la prima attuazione concreta del fondo di perequazione metropolitano con un contributo di oltre 5 milioni di euro, la realizzazione di tre rotatorie sulla Sp20-strada statale, Sp20 via del Lavoro e sulla Sp20 fuori dal casello, più due piste ciclabili. Nei prossimi mesi si lavorerà con l’investitore per l’accordo di programma, con l’obiettivo di iniziare il cantiere a fine 2021”.
Veniamo alla politica. Chi sta ancora aspettando la cassa integrazione o è in attesa di un lavoro non sarà tanto attento al dibattito sulle primarie.
“Infatti, in questo momento dei gazebo a molti interessa poco”.
E lei? Meglio andare direttamente alle primarie di coalizione con due candidati del Pd, a marzo?
“Le consultazioni finiscono oggi, i nomi in campo sono arcinoti, come pure si sa che i gazebo non si possono fare; ma poi le consultazioni online chi le controlla? Sembrano improbabili. Sarebbe meglio trovare una convergenza interna, cercare di giocare sull’unità di intenti, dialogare. Tra l’altro mi farebbe piacere vedere dei programmi sulla città metropolitana e non dovrebbe essere così difficile fare una squadra tra i nomi che circolano, ricordando che la priorità è il cittadino”.
Cosa pensa del mandato di Merola che volge al termine?
“Ha tentato di dare vita alla città metropolitana e questo disegno va portato avanti: tutti hanno notato che Bologna è molto meno provinciale, da qualche anno. Bene”.
Si aspettava l’attacco delle Sardine ad Andrea De Maria?
“Loro sono un movimento importante, che apprezzo e non penso l’abbiano fatto per la persona in sé, ma per una richiesta di partecipazione. Ma devono trovare una collocazione”.
Donne. A che punto siamo?
“Dobbiamo imparare a fare squadra, ma siamo ancora ferme alla cultura d’antan: il papà lava la macchina, la mamma fa le torte. Stereotipi. E finché insegniamo questo non cambierà niente”.
Pensieri stupendi, auguriamoci che possano essere realizzati al più presto possibile. Personalmente vi ammiro tutti, in particolare QUELLI CHE FANNO. Buon lavoro TANTASALUTE, un augurio affettuoso. Piero
Grazie per la concretezza!!