Ma il prossimo sarà davvero un sindaco metropolitano?

Urge che lo sia, perché i cittadini e i problemi metropolitani ci sono già da tempo. Purtroppo la riforma degli enti locali è incompiuta e la ripartizione di competenze e responsabilità è ancora una giungla istituzionale. Non abbiamo più la provincia ma non abbiamo ancora un primo cittadino che rappresenti davvero il milione di persone che vivono nell’area vasta: ora come ora lo scelgono gli elettori del capoluogo, ma i servizi riguardano tutti

di Stefano Ramazza, ex capo di Gabinetto della Presidenza della Provincia 2007-2014


Un milione di cittadini risiede nei 55 Comuni dell’area metropolitana. Lavorano, si muovono e frequentano locali nell’area vasta e fruiscono anche dei servizi compresi nell’area stretta, fra tangenziale e piazza Maggiore. Chi abita a Bologna ha bisogno dell’area vasta. E viceversa.

I cittadini metropolitani reclamano: trasporti pubblici alternativi alla mobilità privata, coordinati e con titoli di viaggio unici; piste ciclabili che non finiscano sul confine comunale o che cambiano segnaletica, fondo e illuminazione; percorsi  pubblici di informazione e consultazione che riguardano l’intero territorio e non solo i residenti di un Comune; servizi ambientali e culturali che si qualificano e si allineano sulle esperienze di eccellenza in atto, e ce ne sono tante nei 55 comuni; scelte in campo ambientale che abbiano l’area metropolitana come minima dimensione di riferimento.

Non siamo all’anno zero a Bologna, ma è necessario un cambio di passo adeguato a criticità e tempistica della situazione ambientale e climatica che determinerà sempre più anche le problematiche economiche e del lavoro. Non c’è lavoro senza salute, non c’è salute senza un ambiente meno inquinato.

Per rispondere alle esigenze diffuse c’è bisogno di un vero Sindaco metropolitano che non solo abbia già esperienza come amministratore ma che dimostri capacità di soddisfarle con progetti chiari e in tempi certi. Ci sarà bisogno di elezioni dirette per questo nuovo Sindaco? O basteranno autorevolezza politica e capacità strategiche i cui risultati si possono vedere anche dopo i cinque anni di mandato? Gli ultimi cinque sono passati senza risposta a queste domande. Dopo la riformulazione delle Province e la stagione delle fusioni dei Comuni, che peraltro ha dato buoni risultati, la riforma degli enti locali è rimasta a metà. C’è ancora una giungla istituzionale fatta di enti con lo stesso standard: presidente o sindaco, giunta, consiglio, commissioni, consulte sono le stesse sedi per assumere di decisioni in Città metropolitana, nelle sette Unioni di Comuni, nei 55 Comuni, nei tanti Quartieri o Frazioni.

La “partecipazione” non vive più dentro questo standard. La partecipazione vive, si alimenta e si esaurisce, per poi riprendere il ciclo, sui problemi sollevati dagli stessi cittadini interessati che sempre più spesso si auto-organizzano e chiedono informazioni e motivazioni chiare su scelte degli Enti o propongono soluzioni a problemi che non riescono a essere risolti dagli enti pubblici.

La complessità della gestione dei beni comuni è ben presente nei cittadini, come sono presenti professionalità e competenze che vengono messe a disposizione della partecipazione diretta su singoli problemi. Sono le diverse forme della Pubblica Amministrazione che fanno fatica a adeguarsi alla complessità attuale affrontandola per settori separati, a volte antagonisti.

Nell’area vasta non abbiamo più la Provincia, con la sua esperienza, e non abbiamo ancora la Città metropolitana con un sindaco che deve rendere conto non solo ai suoi elettori del Capoluogo ma a tutto il milione di cittadini.

Il nuovo Sindaco metropolitano saprà governare i diversi apparati dislocati nei tanti enti presenti dando loro obiettivi chiari e coerenti per raggiungere i risultati che la situazione climatica, sociale ed economica richiede? Saprà ridurre i tempi e dare concretezza attuativa alla filiera decisionale formata da pianificazione-programmazione economica-progettazione e esecuzione? Non ci si può più accontentare dei comunicati su idee progettuali che diventano realtà solo dopo molti anni.

Sono certamente presenti nella p.a. allargata competenze e professionalità di alto livello che hanno però bisogno di coordinamento, coerenza e chiarezza sugli obiettivi da raggiungere che un Sindaco metropolitano deve essere in grado di dare sia a loro sia ai cittadini. Il dilemma fra accentramento e decentramento negli enti locali deve essere risolto assumendo come obiettivo l’efficacia dei servizi offerti ai cittadini e organizzando la p.a. per filiere funzionali, dove sia chiaro a chi stanno in capo le responsabilità. Per raggiungere questo obiettivo la delega di sempre più funzioni dai Comuni alle Unioni è determinante. La partecipazione ne avrà un beneficio per maggiore trasparenza e rendicontazione del lavoro svolto e il dialogo tra cittadini e Sindaco potrà essere più produttivo per tutti.


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