Portatori sani di libri: la Libreria Trame

Una conversazione informale con Nicoletta Maldini, la combattiva e appassionata anima  del negozio di via Goito, che ha risposto per Cantiere Bologna a qualche domanda sullo stato dell’arte del mondo dell’editoria.Una stagione così positiva, emozionante nel paradosso generale non l’ho mai vissuta, ed è una cosa di cui mi onoro. Molti librai hanno reagito all’emergenza dicendo: ho dei libri e voi volete leggere, facciamo incontrare questi due desideri?”

di Maria D’Ugo, redattrice editoriale


Com’è cambiato il tuo lavoro nel momento della chiusura generale? Il giorno dopo io e moltissimi librai abbiamo scritto a Paolo Ambrosini, presidente dell’Associazione librai italiani dicendo: le scuole e le università son chiuse, le edicole sono aperte, possiamo equiparare la nostra categoria merceologica alle edicole? Secondo, possiamo ragionare sulla possibilità di fare consegne a domicilio? Tempo pochi giorni c’erano i permessi comunali, regionali e nazionali. Quindi tecnicamente la libreria non è stata chiusa mai. Con un evento così enorme molti librai hanno ragionato su come proporre l’oggetto che vendiamo come oggettivamente necessario, soprattutto per le scuole, le università e le biblioteche chiuse.

Che facevamo, lasciavamo tutto ad Amazon? Ci siamo attivati per essere perlomeno competitivi, e infatti siamo stati uno dei primi negozi con il permesso di riaprire passata la Pasqua. Oltre a questo, chiedevamo da tanti anni una legge del libro, che è passata il 25 marzo, e lo sconto ora è fermo al 5%. Amazon per un mese ha tolto i libri dagli invii prioritari, perché ovviamente si confrontavano con una scontistica esagerata che li rendeva dominanti. Con la scontistica equiparata si sono fermati mentre noi eravamo operativi.

Alcuni librai hanno sottoscritto una lettera che spiegava la decisione di restare chiusi nonostante la possibilità di riaprire il 14 aprile.

Sì, la lettera era interessante. Più è dura l’epoca, più polemizzare è facile. In quei momenti sulla pagina della libreria e nella mia testa tutto quello che era polemico cercavo di non ospitarlo. La questione era: vi invitiamo al ballo perché siete Cenerentola e non avete mai ballato. Può dar fastidio, però questo è il primo anno in cui di librerie non si parla come dei panda – o di Davide contro Golia, con retoriche assurde – ma come di gente che ha fatto un servizio indispensabile, mettendosi in rete, usando la testa, aiutati anche dagli editori, come per LibridaAsporto. Noi vendiamo un oggetto poco contaminabile con tutte le precauzioni possibili, perché non dovevo riaprire? Con una crisi mondiale ognuno di noi fa bene a ragionare, poi agisce secondo il suo sentimento, potenziale ed energie. Non solo ho riaperto ma ho continuato a fare le consegne fino a metà maggio.

Finalmente siamo usciti dalla retorica degli sfigati. Abbiamo iniziato a far le consegne quando tutti erano bloccati a casa, volevano far dei regali, avevano una gran voglia di storie, uno su tre dei lettori forti non riusciva più a leggere; in più la Legge del libro, Amazon chiuso per un mese, crisi mondiale e i librai cosa portano? Delle storie. Una stagione così positiva, emozionante nel paradosso generale non l’ho mai vissuta, ed è una cosa di cui mi onoro. Molti librai hanno reagito all’emergenza dicendo: ho dei libri e voi volete leggere, facciamo incontrare questi due desideri?

Secondo te questo tempo ha favorito lo stringersi dei legami tra libraio, editori e comunità di lettori?

Sì, ma non solo. Qui su Bologna con gli altri librai ci sentiamo spesso, siamo colleghi e amici. Tanto se un libro non ce l’ho e una ragazza ne ha bisogno, chiamo le due libraie più vicine, non mi cambia niente, quella ragazza lì tornerà sempre. È anche marketing, fare un favore in maniera logica spesso fa sì che quel cliente te lo tieni caro. Le relazioni erano strette già prima. C’è un gruppo di libraie con cui ci vediamo almeno una volta al mese in tempi normali.

Come hai riorganizzato le attività e le presentazioni della libreria?

Ne avevo sessantasette pronte. La presentazione è una cosa molto bella che ha dei lati negativi perché c’è un gran sbatto per l’organizzazione, ma in un momento come questo sposti quello sbatto sul far avere i libri alle persone. Con chi ha voluto abbiamo fatto Virtual Trame, persone che hanno parlato fra di loro di libri in filmati dai dieci ai quaranta minuti, no zoom, no meet, no libraio che fa la regia. Ci sono state parecchie visualizzazioni ma ne ho venduto qualcuno di quei libri lì? Due o tre; prima quanti ne vendevo? Due o tre. Una decina di eventi li abbiamo fatti finché c’è stata la possibilità di andare all’aperto: Sala Borsa, Cassero, Frida nel parco, in posti molto grandi, distanziati.

Per il resto io collaboro con altre librerie, associazioni culturali, Arci, adesso devono venire a prendere i libri quelli della Fiom-Cgil. L’altra cosa che è successa quest’anno: i fondi per le biblioteche. Una cosa pazzesca, mai successa in trent’anni. Anche ben organizzato, perché hanno preteso che le biblioteche aderissero e magari si può decidere di assegnare dei fondi fissi.

Qual è finora la domanda che non ti ho fatto, che vorresti sentirti rivolgere?

No, queste cose à la Marzullo no😉. Non son qui per fare dei proclami. I miei pensieri te li ho detti: uscire dalla narrazione tossica degli sfigati, quella proprio mi imbestialiva. La libreria è un tipo di esercizio commerciale che ha dei margini risicati, il rischio d’impresa è un pochino più forte che in altri, però quando un libraio apre lo fa cosciente, felice. Mia mamma mi prende per i fondelli: «Te, dopo trent’anni, quando arriva il lancio delle novità di Messaggerie hai ancora la bava alla bocca». Io per i libri nuovi divento matta, è bellissimo, mi godo ogni momento. Non so quanti sono i lavori in cui succede.


Rispondi