Elezioni 2021, il dibattito quasi non c’è stato. Continuiamo così: facciamoci del male. Qualcuno spieghi quale senso suicidale ha – dal punto di vista del centro sinistra – non iniziare il discorso a partire dai veri punti di forza? Ogni volta che il Sindaco uscente inizia un discorso pubblico sul proprio operato antepone a tutto la questione Bilancio. Che però ha un nome e cognome: giusto quello dell’assessore che ha firmato esercizi in pareggio a parità di servizi erogati in periodi di vacche pelle e ossa
di Gabriele Via, poeta
Partiamo da uno strano sogno… Il Papa prima, il Rublo di Togliatti poi, Bologna è segnata nel profondo da un pubblico ragionare che si porta addosso l’ombra schiava del suddito. Questo sarebbe il sogno.
I sogni non hanno ufficio censura. Vengono così. Che tu abbia il genio di Marconi o Dalla, quel segno di Caino, l’ombra schiava del suddito, ti resta addosso tutta la vita. E tutta la vita pare durare il sogno – l’incubo – di questa antica città, madre di civiltà e dottrina.
Lo puoi vedere benissimo nel profilo che sta assumendo il pubblico dibattito sulle elezioni del 2021. Se togli l’ipotesi manicomiale del recinto osservato, se togli le proporzioni del sogno, se escludi la prospettiva panottica di un osservatore occulto e sovrano (all’epoca dello splendore di questo borgo questi era semplicemente Dio), il dibattito apparirà subito folle. Fate la prova.
Non si tratta di una accelerazione complottistica, al contrario si tratta di prudenza, di metodo, e di polso storico.
Su tutte spicca la veloce replica di un parlamentare, il quale da solo e in poche righe, ricordandoci che egli ci fa paura, consolida appunto l’idea panottica appena considerata.
Se non ci fossero questi fantasmi il confronto e il ragionare produrrebbero argomenti, verifiche, scelte, posizionamenti. Qui invece è tutto un ringhiare da dietro balaustre di cristallo. Il Padrone ci osserva. Siamo ancora nella fase prodromica. Eppure siamo in democrazia.
Siamo nella fase in cui si corre il rischio di bruciare i nomi. Non ripetere il nome di Dio invano.
Leggeremo poi nelle cronache, una volta che ciascuna di queste pagine sarà mera materia di archivio, che tolto Cantiere Bologna (piccolissimo foglio on line, nato dalla buona volontà di allegri pensionati e giovani studenti) il dibattito quasi non c’è stato. Spiace che quel che è andato in scena porti quella cicatrice pirandelliana che non sappiamo ancora riconoscere e con la quale il nostro livello conscio non è capace di sopravvivere.
Continuiamo così: facciamoci del male.
Ad esempio. Carte alla mano. Qualcuno ci spiega (senza la teoria panottica) quale senso suicidale ha – dal punto di vista del centro sinistra – non iniziare il discorso proprio a partire dai veri punti di forza? Ogni volta che il Sindaco uscente inizia un discorso pubblico sul proprio operato antepone a tutto la questione Bilancio.
Ma la questione Bilancio ha nome e cognome: si chiama Davide Conte. Persona e politico tanto onesto e defilato che dirà subito che si tratta di un lavoro di squadra eccetera eccetera. Tutto certamente vero. Ma del bilancio risponde ed ha risposto lui.
Se poi volessimo prenderci la briga di approfondire vedremmo che il nostro Assessore possiede una visione e una formazione che è ciò di cui oggi abbiamo bisogno. Un uomo di grande capacità di ascolto, di sensibilità e impegno verso la giustizia sociale, dentro una cornice di responsabilità totale verso la comunità. Si direbbe un degno erede di quel colto e raffinato Dossetti che, prima di andare a Roma a scrivere la Costituzione, fece la sua parte proprio in questa città.
Al di là delle suggestioni ossessive che in poesia ci offrono il genio di un Dino Campana, si potrà vedere e riconoscere che il ventre buono di Bologna è sociale, solidale, cooperativo. Si pensi al successo del meraviglioso progetto delle Cucine popolari. Ebbene se questo è il cuore buono della nostra comunità, e credo veramente lo sia, allora il nostro assessore al Bilancio, anche se non si spertica ogni giorno a stringere mani e farsi selfie sull’orlo dell’inverosimile, sarebbe il candidato naturale del centro sinistra. Lo so, direte che ho invocato un triumvirato di donne. Non è schizofrenia. Voleva essere un contributo di libertà creativa di metodo, per arricchire il dibattito. Conte è chi io vedrei come Sindaco.
Certo occorrerebbe moderare febbri di Prometeo varie e potentissimi grigi asfalti da corridoio. Bologna, la storia insegna, è città di complotti, più o meno riusciti. Il più grande e fallito occupa la piazza. Un intero palazzo dimora prigione dell’imperatore. Un calcolo sbagliato rimasto sul gozzo come poi il Civis e Fico.
Bologna fa genialate ma anche sacrosante cagate. Cerchiamo di avere questa consapevolezza nel guardare al 2021.
Io stavolta starei dalla parte dei bottoni. Darei fiducia a chi oltre alla cultura necessaria e alle vere competenze i conti sa farli davvero. Nessuna avventura demagogica con Davide Conte e la sicurezza che l’agenda dei valori e degli impegni sarà la migliore. Che ne dite?