Il “Percorso della Memoria Rossoblù”, idea di Stefano Dalloli e Cristian Ventura, racconta la vita di Bologna attraverso l’amore per i colori della squadra. Salvando dall’oblìo luoghi e volti
di Marco Tarozzi, giornalista
L’ultima iniziativa è il murales che sorgerà su un muro di via Pancaldi, a ridosso della vecchia “Veneta”, la ferrovia che porta dritti nella Bassa, fino a Portomaggiore. Dodici metri di colore ed emozioni per ricordare il campo della Cesoia, il primo vero stadio del Bologna Football Club, che sorgeva proprio in quell’area. È l’ennesima idea felice dell’associazione “Percorso della Memoria Rossoblù”, che ha scelto fin dalla nascita un modo particolare per esternare la propria passione: andare a togliere la polvere che si accumula sulla storia, far riemergere episodi e volti legati al cammino della società e della squadra dentro la vita della città. Un filo invisibile che il tempo potrebbe spezzare, e che questi tifosi speciali sanno riannodare con filologica dedizione.
IL PRIMO STADIO. La Cesoia, dunque. Il campo, fuori porta San Vitale, non esiste più. Eppure fu l’occasione, poco più di un anno dopo la fondazione, per dare al “football” una sede meno provvisoria dei Prati di Caprara: prato battuto a regola d’arte, recinzione, tribunetta in legno di juta su un lato, finalmente pali fissi per non dover rincorrere il pallone dopo ogni tiro in porta, spogliatoi ricavati in due stanze prese in affitto alla vicina locanda-osteria, perfetta anche per stemperare gli animi nel “terzo tempo”. Lo volle Domenico Gori, presidente-imprenditore che lanciò il Bologna nell’orbita del grande calcio, investendo sul gioco nuovo che stava appassionando i concittadini.
La prima partita ufficiale si giocò il 26 febbraio 1911: Bologna-Venezia 3-0, gol di Donati e doppietta di Bernabeu. E proprio il 26 febbraio 2021, dopo centodieci anni esatti, sarà inaugurato il murales dipinto da Valeria Bertolini, per il quale è stata lanciata una raccolta fondi su www.produzionidalbasso.com: obiettivo 4mila euro, quasi mille già raccolti, limite per le adesioni il 15 gennaio. Chi sosterrà l’iniziativa leggerà per sempre il proprio nome sulla targa celebrativa che verrà posta accanto all’opera.
LA CERTOSA DI NOTTE. Non a caso abbiamo parlato di “ultima iniziativa”. In ordine di tempo, s’intende. Dalla sua data di nascita, nel 2012, il “Percorso della Memoria Rossoblù” (costituitosi in associazione tre anni dopo) è un prezioso contenitore di progetti, idee, esperienze che accendono i riflettori sulla storia della nostra città, attraverso l’amore viscerale per la squadra del cuore.
Per tre estati, l’associazione ha messo in scena uno degli spettacoli di fede popolare e coscienza civica più affascinanti degli ultimi tempi, rivivendo momenti felici, irripetibili e talvolta tragici che hanno attraversato un secolo, con passeggiate serali all’interno della Certosa e tappe, arricchite di monologhi e contributi audiovisivi, nei luoghi dove riposano per sempre i grandi campioni protagonisti dell’epopea rossoblù. Un progetto nato per andare in scena “una tantum”, con la presenza di scrittori e giornalisti che hanno portato ognuno il proprio contributo nel raccontare le storie degli eroi del pallone, e che ha goduto di un successo oltre ogni aspettativa che ha generato una lunga serie di repliche.



RACCONTARE LA STORIA. L’associazione nasce dalla passione di Stefano Dalloli e Cristian Ventura, gli ideatori, a cui si sono aggiunti nel tempo Davide Gubellini, Mirko Trasforini, Gianluca Battacchi, Lamberto Bertozzi con la sua collezione unica di cimeli rossoblù, e di recente Giuseppe Mugnano, laureato in storia contemporanea che ha dato il “la” alla ricerca sulla Cesoia e all’idea del murales. Cresce con l’obiettivo di “tirar fuori la storia dai libri”, per ricollocarla nei luoghi della città e del territorio, contribuendo a ridarle colore. Negli anni ha dato vita a tante iniziative legate alla individuazione dei luoghi della storia del Bologna FC, ultima in ordine di tempo la collocazione di una targa in via Orefici, nel punto in cui sorgeva la Birreria Ronzani di via Spaderie, luogo di fondazione del club.
«Siamo entrati nelle scuole – racconta il presidente Stefano Dalloli – per raccontare l’evoluzione di una città attraverso lo sport. Al Museo Ebraico abbiamo organizzato una conferenza su Arpad Weisz, tra i grandi allenatori della storia rossoblù, deportato e scomparso ad Auschwitz. Ancora, abbiamo collaborato con la società per l’organizzazione della mostra dei 110 anni, portato in teatro e al cinema “Cuoio, erba e sudore”, sceneggiato da Cristian Ventura e diretto e interpretato da Orfeo Orlando. Dopo la Cesoia, vogliamo riaccendere la luce sui Prati di Caprara con un monumento dedicato ai pionieri del “football” e a Pier Paolo Pasolini, che su quell’erba giocava. E riscoprire i leggendari luoghi di ritrovo dei tifosi: il negozio di Schiavio, il forno di Perin, il bar Otello, il Motovelodromo. Ci piace guardare al futuro facendo tesoro del passato. Perché per noi il filo della memoria, quando si spezza, va sempre riannodato».