Pillati: senza candidato unitario si facciano le primarie

“La cosa più importante è che chi si candida alla guida di Bologna, città metropolitana abbia la forza di costruire un progetto collettivo per prendersi cura della comunità e guidarla oltre la ripresa”

di Barbara Beghelli, giornalista


“Se il candidato unitario non c’è non è che magicamente salta fuori all’Assemblea cittadina di gennaio”, ragiona Marilena Pillati, unica consigliera regionale bolognese del Pd.

Docente universitaria di Statistica, sposata con un professore e madre di due ragazze, Alice studentessa universitaria di tecnologie alimentari ed Eleonora, che frequenta il liceo Fermi come fece mamma, la Pillati è appassionata di politica fin dal liceo, “quando sognavamo di cambiare il mondo”. Ha sempre dimostrato grande impegno per la scuola, la formazione, le giovani generazioni, e così continua a fare in Regione da fine febbraio (è in commissione scuola-cultura-lavoro), quando scoppiò il Covid e iniziò lo smart working.

Già responsabile Scuola del Pd dell’Emilia-Romagna, assessora alla scuola e alle politiche per il personale nonché vicesindaca, analizza la situazione di stallo che si è creata nel partito. E con la calma e la dolcezza che la contraddistinguono parte dal dato di fatto, inequivocabile: il candidato unitario non c’è. E quindi? “E quindi si faranno le primarie, la modalità bisogna trovarla”, dice serafica; “con che strumenti però non so”. Per posta ordinaria? Per posta elettronica certificata? Ah, saperlo. Il dibattito è aperto, l’unica cosa certa è che il tema se lo pongono eccome, nel Pd: anche se non è nemmeno chiaro in che mese si andrà alle urne causa pandemia.

Il periodo continua ad essere difficile, ma entro autunno si vota sicuro: nel frattempo?

“Intanto vediamo di riuscire a ricomporre il Pd pensando al momento complicato che viviamo. Poi mettiamo a punto l’idea di città che vogliamo. Sarebbe già tanto”.

Si sta rivelando complicato individuare il giusto iter per la scelta del candidato a sindaco.

“Ma se l’unità non è ancora stata trovata e il percorso fatto dal segretario provinciale Tosiani con la consultazione non ha prodotto un unico corso, cos’altro si può mai fare? Mi pare opportuno che si apra il nostro Statuto e si parli di Primarie. Certo devono essere rimodulate, visto il periodo di divieti di assembramento, ma io non ho con me la soluzione in tasca: dico solo che vanno organizzate”.

Qualcosa da ridire sul fatto che non corrano donne alla poltrona di primo cittadino?

“La cosa più importante è che chi si candida alla guida di Bologna, città metropolitana, donna o uomo che sia, abbia la forza di costruire un progetto collettivo per prendersi cura della comunità e guidarla oltre la ripresa. Oggi questa determinazione la vedo soprattutto nell’assessore Lepore”.

All’università correranno invece tre donne e tre uomini: una ‘rivoluzione’.

“Sono molti i ruoli in cui le donne possono e devono mettersi in gioco in questa città. In molti contesti lo stanno già facendo con competenza e passione. In altri non ho dubbi che, quando vorranno, avranno la forza di esserci. Non è un caso che tre donne abbiano dato la propria disponibilità a candidarsi alla guida dell’Università di Bologna. Non era ancora successo finora nel nostro Ateneo perché i tempi non erano maturi: ora lo sono”.

Donne&politica.

“La loro presenza è molto importante e credo ci sia bisogno che il loro potenziale debba potersi esprimere e non essere sacrificato. Io ho portato il mio sguardo di donna in politica, lo ritengo un valore aggiunto. L’unica cosa a cui bisogna fare attenzione sono i passi indietro: in smart working, per esempio, le mamme che hanno dovuto accudire i piccoli a casa da scuola durante il lockdown sono state penalizzate. Non deve ripetersi, non possono mancare i servizi e il precariato non aiuta: sto parlando di welfare, a 360 gradi”.

A proposito di scuola, tema a lei particolarmente caro: è d’accordo sul fatto che riapra il 7 gennaio?

“Certo, non ho alcun dubbio su questo: è stata fortemente sacrificata e io non l’avrei chiusa. Dobbiamo risolvere il problema del contagio, certo, che però è fuori dalle aule. Ho una certezza, cioè che la scuola dovrà essere supportata, perché dev’essere chiaro che in questi mesi si sono acuite le diseguaglianze tra i ragazzi, un grave problema su cui bisognerà lavorare. D’altra parte in questa regione ci sono istituzioni che collaborano e che permetteranno che le lezioni ripartano in presenza e in sicurezza, ne sono sicura: al cento per cento”.


Rispondi