Un sondaggio di Berlusconi lo incorona come miglior candidato per far vincere il centrodestra a Bologna. Ma Forza Italia mostra cautela per non irritare la Lega alla quale era stata delegata la scelta. Che fare allora di Battistini? E il Pd? Farebbe bene a preoccuparsi
di Massimo Gagliardi, giornalista
“Fare delle investiture adesso, brucerebbe i profili migliori”. Galeazzo Bignami (Fratelli d’Italia), sulla possibile candidatura del senatore di Forza Italia Andrea Cangini a sindaco di Bologna per il centrodestra, è cauto come al solito.
Ed è per lo stesso motivo che il Carlino, di cui Cangini è stato direttore, la notizia del sondaggio commissionato da Berlusconi e che lo incorona come il “candidato migliore per vincere”, l’ha pubblicata senza clamore, in pagina interna.
Per ora solo un assaggio, un passo prudente, nessuna volontà di correre. Soprattutto nel momento in cui si ipotizzano slittamenti delle elezioni al prossimo autunno. Il tempo c’è. Anche perché il centrosinistra è in alto mare e non riesce ancora a trovare un candidato unitario. E questo complica anche la discesa in campo di Giancarlo Tonelli (Bologna civica) che, seppur molto gradito fino a settembre al centrodestra, guardando troppo a sinistra rischia di restare strabico.
La notizia della candidatura di Cangini, seppur data in forma cauta, ha fatto rumore. E suona come una minaccia alla leadership della Lega e come un chiaro avvertimento al Pd.
Finora il centrodestra aveva lasciato Bologna alla Lega, come era avvenuto già nel 2016 con la Borgonzoni. La ricerca del civico, per il quale l’inviato di Salvini, Ostellari, si batte dal luglio scorso, è stata laboriosa e alla fine ha prodotto l’imprenditore Fabio Battistini. Profilo moderato, civico vero, Battistini sembra però non impensierire molto il Pd. A questo punto Berlusconi ha deciso di muovere e, avendo il nome giusto in casa, ha tirato fuori il sondaggio che incorona Cangini come “candidato che ha tutte le carte per ribaltare il gioco” (Enrico Aimi, coordinatore di Fi per l’Emilia-Romagna).
Con un governo in bilico e ipotesi di nuove elezioni politiche, per Cangini un ritorno a Bologna sarebbe una bella occasione personale. E di Battistini che ne facciamo? Ecco perché bisogna partire bassi, non irritare l’alleato e trovare uno schema di gioco che veda Cangini leader e nel quale rientri degnamente lo stesso Battistini. Operazione complessa ma non impossibile se la Lega ritenesse conveniente accettare uno scambio su altre città (ovvero il gioco delle figurine: io cedo un candidato sindaco a te a Bologna e tu cedi a me il tuo candidato a Torino). L’operazione potrebbe avere anche l’avallo di Meloni-Bignami. Che poi attorno a Cangini possano fiorire “tante liste civiche” (ancora Aimi) è tutta da vedere. Entro due mesi al massimo il quadro per il centrodestra dovrebbe chiarirsi.
A questo punto il Pd avrebbe più di un motivo per preoccuparsi: Cangini è molto più noto di Battistini, ha maggiore appeal e ha un’esperienza da senatore e contatti romani che potrebbero tornargli utili. La sinistra cercherà di schiacciarlo sul complesso del padre Franco, anche lui direttore del Carlino molti anni fa, che volle essere seppellito in camicia nera. Il figlio Andrea ne parlò in un lungo articolo sul Qn per esplorarne motivazioni personali e di generazione, quella che visse il trauma del ’43, quando il padre aveva solo dieci anni; non certo per apologia del fascismo o similari.
Ma questo sarà un argomento che gli sarà sventolato in faccia, Repubblica l’ha già accennato. A sinistra l’appiglio antifascista torna sempre utile. Vedremo.