«Patrick Zaki cittadino italiano? C’è una petizione da firmare»

Da troppo tempo rinchiuso in un carcere egiziano per la sua attività a tutela dei diritti umani, appare chiaro che si tratta di una violazione del suo diritto di libertà. Ora change.org sta raccogliendo adesioni a una possibilità giuridica, prevista dalla legge 91 del 1992. Un comma prevede che possa diventare cittadino lo straniero che abbia reso eminenti servizi all’Italia o quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato. È un tentativo che va fatto: Patrick ama Bologna, la sua vita è qua

di Sergio Palombarini, avvocato


Da un anno Patrick Zaki, studente bolognese di origine egiziana, è detenuto in un carcere in Egitto. 

Da subito (allora gli italiani erano in quarantena a causa della prima ondata di SarsCov 2) si è compreso che si tratta di un caso di violazione dei diritti di libertà del giovane frequentatore dell’Università di Bologna, detenuto – da quanto è dato sapere – sostanzialmente in ragione della sua attività a tutela dei diritti umani: non si conoscono infatti capi di imputazione per condotte costituenti veri e propri reati secondo il nostro ordinamento. 

Nel corso del 2020 diversi sono stati gli appelli per la libertà del giovane, tra i quali uno di Amnesty International. Anche Unibo si è spesa molto a livello pubblico. 

Da ultimo su change.org una petizione raccoglie una riflessione prettamente giuridica (qui la petizione).

Il punto nuovo, che suscita interesse anche in ambito giuridico, è la valutazione della possibilità di concedere a Zaki la cittadinanza italiana. 

La “fonte” normativa è l’art. 9 comma 2 della legge n. 91 del 1992, sulla concessione della cittadinanza italiana. Dopo gli articoli che prevedono il diritto a ottenere la cittadinanza italiana per gli stranieri in presenza di determinati requisiti (tempo trascorso in Italia, coniugio, ecc.), il comma 2 dell’art. 9 prevede che «con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri, la cittadinanza può essere concessa allo straniero quando questi abbia reso eminenti servizi all’Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato».

Si tratta indubbiamente di una ipotesi molto particolare, di certo residuale, ma teoricamente non impossibile. 

Andrà verificato se a livello nazionale, soprattutto politico, questa ipotesi possa essere praticabile, così come vanno verificate le norme egiziane sulla doppia cittadinanza per capire eventuali ostacoli amministrativi e burocratici.

Si tratta comunque di capire prima di tutto se per Zaki stesso, e per gli avvocati che costituiscono il suo collegio di difesa, questa ipotesi possa essere considerata un vero aiuto (vanno evitati passi falsi sul piano strategico ed effetti boomerang): senza l’assenso dei diretti interessati non vanno promosse azioni che possano rivelarsi rischiose.  

In caso affermativo sarebbe quindi necessario raccogliere da Zaki (ritengo tramite la autorità consolare) l’assenso formale alla proposta, e ugualmente dovrà poi essere da lui reso il giuramento di fedeltà alla Repubblica. 

È evidente che i passaggi e gli ostacoli sono molti (a partire dal necessario compattamento dei Ministeri coinvolti e del Presidente della Repubblica), e chissà quanti e quali se ne potranno aggiungere. 

Ritengo in ogni caso che anche questa strada vada studiata e verificata nella sua fattibilità, soprattutto con il diretto interessato attraverso i suoi difensori.

Se ad un certo punto Zaki – che nel frattempo ha già ricevuto la cittadinanza bolognese – diventasse cittadino italiano, la sua situazione potrebbe avere maggiori possibilità di risolversi positivamente, quantomeno sul piano diplomatico, in direzione di un suo rientro in Italia e a Bologna, città che Patrick ha più volte fatto sapere di avere sempre a mente con affetto. 

Per ora è una idea, una speranza in più.


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