La scuola ha bisogno di una visione straordinaria

L’istituzione vive di piani didattici personalizzati, bisogni speciali, diritti e contrattazione educativa. Come si fa a tenere in piedi un equilibrio così delicato dopo quattro mesi in cui ogni scuola è stata costretta a sfornare almeno 10 organizzazioni didattiche? Dal Ministero deve arrivare una presa d’atto coraggiosa nell’analisi delle cause e delle conseguenze di questo stallo. Si è ancora in tempo per fare qualche cambiamento sostanziale o almeno una semplice proroga delle scadenze

di Cristian Tracà, docente


Non passa giorno ormai che i ragazzi, le famiglie e i docenti della Scuola secondaria di secondo grado, alias scuole superiori, non chiedano una interlocuzione politica, di quelle vere, serie, di ampio respiro che accenda veramente una visione, una speranza, qualche certezza.

Vi abbiamo raccontato (“Istruzione: «La presenza è l’essenza»”) nei giorni scorsi un pezzetto delle loro proteste silenziose, parlato delle loro scritte e della loro posizione sulla Didattica a Distanza. Abbiamo inquadrato Bologna ma potrebbe essere un piano sequenza su tutta Italia, sull’Europa, sul mondo.

La Ministra Azzolina lunedì 11 gennaio ha ribadito la sua linea decisa per il ritorno, annunciando che presto scioglierà le riserve sulla maturità ma paventando poche altre soluzioni di prospettiva per questo anno scolastico fortemente problematico in cui l’eccezione è diventata la regola.

Nel frattempo, come se nulla stesse accadendo, la maggior parte delle istituzioni scolastiche in città si avvia alla chiusura del quadrimestre in una situazione di incertezza totale che rischia di allargare il diaframma tra burocrazia e (bi)sogni.

Da una parte docenti e dirigenti, chiamati comunque a garantire tra salti mortali, orari rivisti mille volte, una didattica e una valutazione in qualche modo ordinaria in una fase assolutamente straordinaria e incerta; dall’altra parte le famiglie e gli studenti che si trovano davanti un panorama che cambia in continuazione, un’agenda di impegni che balla insieme ai calendari e alle modalità di incontro con la Scuola, un interrogativo importante sui recuperi (quelli di questi mesi e quelli dell’anno scorso, colmati solo in parte dai corsi di settembre e da una normativa abbastanza fragile sui piani di ‘rientro’ per le lacune).

Come insegnanti cerchiamo di adeguarci a questo panorama complicato, cambiamo continuamente la nostra progettazione didattica e le prove di verifica finali, scopriamo con poco preavviso quando avremo la possibilità di vedere gli alunni e le alunne.

Vorremmo passare un po’ di tempo con loro e parlare con serenità del loro stato d’animo, ma di mezzo ci sono vari schermi e i tempi strettissimi della didattica online, lo spazio da lasciare ai colleghi e l’obbligo di valutarli per completare le caselle.

È proprio necessario tenere ferma questa scansione dello scrutinio del primo quadrimestre e comprimere in questi ultimi giorni un’attività che rischia di generare tensioni di cui non abbiamo bisogno?

I genitori tramite registro elettronico hanno ormai in tempo reale il monitoraggio dell’andamento dei figli. La pagella del primo quadrimestre è forse ormai solo un passaggio burocratico, un feticcio del passato, privo probabilmente di una vera dose reale di informazione e di bilancio didattico e formativo, tanto che nella maggior parte dei casi la consegna avviene tramite una visualizzazione telematica.

Gli alunni e alunne, spremuti da varie parti, interrogati a ogni ora del pomeriggio e della mattina online per avere il numero congruo dei voti in ogni disciplina rischiano il tracollo, visto che già sono provati da questa fase molto complessa per quelli che dovevano essere i migliori anni.

Abbiamo idea di che cosa significhi per un docente responsabile una valutazione seria e credibile online in una cornice di questo tipo? La scuola oggi vive di piani didattici personalizzati, bisogni speciali, diritti riconosciuti dalla legge e dalla contrattazione educativa. Come si fa a tenere in piedi un equilibrio così delicato dopo quattro mesi in cui ogni scuola è stata costretta a sfornare almeno 10 organizzazioni didattiche?

Dal Ministero deve arrivare una presa d’atto coraggiosa nell’analisi delle cause e delle conseguenze di questo stallo. Si è ancora in tempo per dare un segno di distensione e prospettiva sulla valutazione attraverso qualche cambiamento sostanziale o almeno una semplice proroga delle scadenze, visto che sono pochissime le Regioni che hanno riaperto.

Una valutazione meno legata alla misurazione numerica delle performance e più legata in questa fase a spiegare i punti di forza e di debolezza di questi ragazzi, con un’ottica di relazione delle discipline alle competenze digitali, per esempio?

Il mondo della scuola merita una visione didattica e pedagogica straordinaria. Non possiamo nascondere ancora una volta la polvere sotto il tappeto.


Un pensiero riguardo “La scuola ha bisogno di una visione straordinaria

  1. Per quel che vale, voglio esprime l’ ammirazione e la solidarietà di una vecchia insegnante per quanto stanno facendo,oggi, i docenti di ogni ordine e grado. Non sono in grado di entrare nel merito di nessun atto relativo all’attività scolastica.
    Ma, sulla imminente scadenza trimestrale, direi che l’unico intervento burocratico onesto sarebbe la segnalazione delle ore di lezione, anche DaD,individualmente ricevute per ogni materia.
    E nient’ altro.

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