Chiusi a casa dal Covid, Bologna ha potuto godere ugualmente di una produzione formidabile di eventi culturali di alta qualità, alcuni altrimenti irraggiungibili. Cosa accadrà quando tornerà la libertà? Prevarrà l’abitudine alla fruizione di spettacoli meravigliosi e gratuiti direttamente dalla poltrona del salotto? O si ritornerà nelle sale? Teatro e cinema trovano linfa vitale dalla partecipazione del pubblico e la condivisione è cruciale per chi assiste. Perfetto sarebbe un sistema misto
di Giorgio Forni, notaio
Dopo quasi un anno dall’inizio della pandemia che ha così radicalmente mutato le nostre abitudini e i nostri stili di vita, Bologna è comunque rimasta una città nella quale non è cessata, sviluppandosi anzi in nuove forme, la produzione di eventi culturali di alta qualità. Che ne sarà di questa sua peculiarità nel dopo Coronavirus ora che l’arrivo dei vaccini ci fa intravedere una se pur lontana luce in fondo al tunnel?
Peraltro l’atteggiamento verso l’isolamento forzato, inizialmente vissuto quasi da tutti con insofferenza e fastidio, si sta lentamente modificando e, se pur da alcuni rifiutato con uno sbrigativo “vada come vada”, ha trasformato molti di noi in fatalisti misantropi che stanno gradatamente perdendo il piacere dei riti collettivi e vivono con malcelato fastidio l’altrui vicinanza, trascendendo il semplice timore del contagio. Tant’è che uno spettacolo abituale consiste nel vedere persone che, se pur correttamente mascherate, si spostano dall’altro lato della strada nel timore di incrociare pur all’aperto e di sfuggita un’altra persona.
La chiusura dei musei, delle sale cinematografiche e dei teatri anche a Bologna ha sicuramente contribuito all’abitudine dell’isolamento. La pur lodevole abbondanza di proposte culturali di ogni tipo e di frequente alta qualità in streaming su tantissime piattaforme ci sta sempre di più abituando alla fruizione degli eventi culturali, e non solo di quelli, in modo solipsistico e masturbatorio, in modo che al termine di ogni evento l’agghiacciante silenzio delle sale vuote si riflette in un solitario mugugno nella mancanza del liberatorio rito collettivo dell’applauso o semplicemente di uno scambio di impressioni.
A questo punto mi chiedo cosa succederà nella nostra città metropolitana quando, passata l’emergenza, riapriranno le sale.
Penso che sicuramente tutti correremo felici a riappropriarci degli spazi e dei riti da tanto tempo abbandonati, ma per quanto?
L’abitudine a proposte varie e di alta qualità che si trovano gratuitamente o a poco prezzo sulle innumerevoli piattaforme hanno impigrito il pubblico, che temo troverà più piacevole fruire di un bello spettacolo standosene comodamente seduto in poltrona a casa propria. E qui a mio parere sta il problema.
Si riprenderà con gli stessi ritmi la programmazione ante Covid riducendo le proposte in streaming o si troverà più comoda, da parte delle istituzioni, la già praticata soluzione di ridurre gli eventi dal vivo più costosi e impegnativi?
Sicuramente in questi tempi abbiamo avuto il vantaggio di potere fruire anche di straordinari eventi, programmati in grandi teatri stranieri ai quali difficilmente un comune appassionato avrebbe potuto partecipare, sia per costi che per distanze, ed è auspicabile che comunque non cessino le proposte che i teatri e le varie istituzioni culturali lanciano sui media.
Mi auguro anzi che le reti televisive, ampliando la programmazione per ora limitata ai soli canali specifici, e vedendo il successo di audience delle proposte culturali, riducano alcuni degli squallidi spettacoli di intrattenimento a favore di eventi o progetti culturali che ripercorrano alcune delle vie un tempo presenti ed ampiamente apprezzate nella tv in bianco e nero o nella tv di Angelo Guglielmi degli anni ’80, prima dell’appiattimento sullo stile Mediaset.
Altro elemento positivo è stata la creatività che si è sviluppata nella elaborazione di specifici e bellissimi progetti per lo streaming, quali quelli proposti dalla Cineteca di Bologna o dal nostro Teatro Comunale, e dalle diverse e intelligenti proposte di fruizione di spazi museali o espositivi, come è stato nella nostra città per il MAMbo o la stimolante iniziativa del direttore artistico Simone Menegoi per la prossima Arte Fiera.
Ma se, come ho detto, è auspicabile che non cessino le iniziative citate, è altrettanto auspicabile che, pur con le necessarie cautele, si provveda al più presto alla riapertura delle sale cinematografiche e dei teatri che dal contatto col pubblico traggono la loro linfa vitale – quante volte si è sentito dire dagli interpreti che il concerto o la rappresentazione teatrale si sono svolti in stato di grazia per la presenza di pubblico giusto! – così come la partecipazione a un evento e anche la condivisione con gli altri spettatori di una pellicola o un concerto sono elementi fondamentali per una salvifica fruizione della cultura.
Bella analisi, condivido pienamente!