Una pioggia di soldi incredibile è in arrivo anche sulla nostra città. Un treno che passa una volta sola potrebbe far viaggiare in velocità, in un treno vero e sotterraneo, una folla di gente, togliendola dalla strada, insieme a tante auto e a tanti mezzi pubblici su gomma. Una manna che non va sprecata in elemosine a pioggia e in progetti a breve termine e senza respiro
di Ilaria Chia, giornalista
E se utilizzassimo le risorse del Recovery Fund per rispolverare il progetto della metropolitana?
Secondo le stime, pubblicate proprio su questa testata da Maurizio Morini (qui l’articolo), a Bologna e alla sua area metropolitana potrebbero spettare 3,6 miliardi dei 209 totali destinati all’Italia.
Dopo anni di ininterrotta crisi economica, si è sentito risuonare dappertutto il de profundis delle grandi opere. Ritenute troppo costose e inadeguate a questi tempi segnati dall’impoverimento e dalla precarietà, in una situazione generale dove l’unica chance per la politica pare quella di navigare a vista. E invece il dramma dell’emergenza sanitaria, dalla quale non siamo ancora usciti, ci pone in maniera del tutto inaspettata davanti a uno scenario, fino a poco tempo fa, impensabile: il disporre di un’enorme somma di denaro da investire.
Utilizzare bene i soldi, si sa, non è facile. L’errore più grande sarebbe, ovviamente, quello di sprecare l’occasione. E il Recovery Fund è uno di quei treni che passano una volta sola.
A proposito di treni, viene da pensare ai mezzi che circolano, o circoleranno, a Bologna. Un People Mover che sì, esiste già, ma che copre soltanto il tratto stazione-aeroporto. E un tram, che è ancora sulla carta ma già riesce a scontentare una buona fetta della città. Almeno per due motivi. Il primo è che sconvolgerà la fisionomia del centro storico di impianto medievale. Il secondo è che, rimanendo in superficie, non riuscirà ad alleggerire più di tanto il peso del traffico.
I benefici di una metropolitana invece sarebbero molteplici. È l’unico mezzo infatti in grado di togliere passeggeri dalle strade (cosa che non avviene con il tram), risultando efficace in qualsiasi condizione climatica e per la quasi totalità dell’utenza. Non per essere banale, ma non è proprio comodissimo andare in bicicletta o in monopattino, quando piove o gli acciacchi dell’età si fanno sentire.
E non si dica che Bologna non ha problemi di mobilità. Nel centro storico è praticamente impossibile trovare un parcheggio a prezzi convenienti e le persone sono costrette a muoversi tra una giungla di telecamere, restrizioni e divieti.
Inoltre una metropolitana, anche di dimensioni ridotte, permetterebbe di estendere gli stessi progetti di pedonalizzazione. Uno molto interessante, ad esempio, è quello che prevede la parziale riapertura dei canali in via Riva Reno. Ma allo stato attuale è quasi impossibile da far digerire a chi vive o lavora nella zona, perché andrebbe a cancellare quei pochi (e già insufficienti) posti auto che ci sono.
Insomma, anche se non siete d’accordo, vale almeno la pena di rifletterci. Lo scrivo ai nostri politici e amministratori. Ma lo faccio presente anche ai tanti bolognesi che saranno chiamati a votare il prossimo sindaco, in primavera o in autunno.
I fondi dell’Europa rappresentano, con ogni probabilità, l’ultima occasione per la nostra città di pensare in grande. Non sprechiamoli in elemosine a pioggia o in progetti a breve termine, che risultino poi privi di respiro.
Magariiiiii
Sottoscrivo!!!!
Rispetto le opinioni di chi ha scritto l’articolo, ma abbiamo già un piano della mobilità sostenibile che prevede il tram, e Bologna ha già ottenuto oltre 500 milioni di finanziamento per la sua realizzazione: onestamente trovo un po’ tafazziano riprendere ora in mano la metropolitana.
L’autrice dice che il tram “non toglie passeggeri dalle strade”, ma i dati di Firenze dicono l’esatto contrario.
L’autrice dice che il tram “sconvolgerà la fisionomia del centro storico di impianto medievale”, ma via Ugo Bassi e via Indipendenza non sono certo medievali: sono ottocentesche. Via Riva Reno verrà ripristinata al suo stato storico, proprio grazie al progetto tranviario che prevede la riapertura del canale di Reno, tombinato negli anni Cinquanta per adibirla a parcheggio.
Ma, soprattutto, l’autrice invoglia a spendere i denari del recovery fund senza mai chiedersi se una metropolitana sarebbe economicamente sostenibile per una città delle dimensioni di Bologna. Il problema non è il costo di costruzione: è il costo di *gestione*, che la città si accollerebbe per sempre, senza recovery fund o altri fondi a cui attingere.
Sono assolutamente d’accordo sul rilanciare il progetto di metro a Bologna,e non è vero che la città non è abbastanza grande da giustificare un’opera del genere, visto che oggi giorno decine di migliaia persone raggiungono la nostra città da fuori e i parcheggi non sono sufficienti e sono molto cari.Basta poi fare un giretto per l’Europa per vedere quante città più o meno delle nostre dimensioni, sono dotate di infrastrutture del genere.Mi risulta che anche Catania ha la Metro.E per finire,ricordiamoci,che questa sarebbe un’opera che rimane e che nel tempo può essere sempre ingrandita e migliorata