I colli: un miracolo averli preservati ma ora vanno resi fruibili a piedi

Bologna riuscì con grande anticipo e in controtendenza a riconoscere già alla fine degli anni ’60 l’importanza di preservarli dalle mire edificatorie predominanti nel Paese. Da allora però la collina ha perso la funzione agricola e le case coloniche si sono quasi tutte trasformate in residenze. Il risultato è stata una progressiva recinzione di ogni spazio, diventato sempre più verde privato. Serve una rete di sentieri e percorsi per rendere accessibile a tutti questo nostro gioiello

di Emanuele Caprara, giornalista


Sono sempre di più i bolognesi che si riversano nel verde per passeggiare nell’aria più pulita. Gran parte va sulle colline: Bologna ha la fortuna di avere appena fuori le mura una vasta area che sale in fretta intorno ai 200 metri, verdi e ricchi di bellissimi panorami su città e pianura. A volte fino alle Alpi.

Il lockdown ha fatto la sua parte, spingendo tantissimi a cercare quello spazio vitale che il distanziamento rende asfittico in città. Ma la tendenza era già molto evidente anche prima della pandemia: sempre più gente cerca spazi dove trovare un rapporto con l’ambiente naturale, fare esercizio, star fuori dal caos. Un fenomeno globale, come dimostrano i dati del report Year in sport 2020 di Strava (app diffusa tra podisti, ciclisti e camminatori) con un aumento dell’attività all’aperto come non si era mai registrato, un +30% in un anno in Italia.

Sono centinaia le famiglie con bambini, gruppi di amici e singoli che, in particolare nel weekend, si riversano sulle strade per le cime dei colli e i parchi, perché oggi sulle colline ci si vuole andare a piedi, in bici, con mezzi lenti e sostenibili e la breve distanza favorisce questa scelta dei bolognesi.

Ma perché tutti in strada, che rende molto pericolosa la compresenza di bambini e persone con le auto che spesso sfrecciano a velocità folli? Occorre una digressione storica. Bologna riuscì con grande anticipo e in controtendenza a riconoscere già a fine anni ’60 l’importanza di preservare la collina dalle mire edificatorie che la facevano da padrone nel Belpaese. Con lungimiranza furono adottati piani urbanistici che tutelavano i colli, il verde e le attività agricole e ne impedivano l’urbanizzazione. Una difficile scelta di cui tutti dovremmo essere grati. Quei piani ne delineavano già allora anche una funzione ricreativa per la città e nei successivi anni ‘70 furono in poco tempo acquisite diverse proprietà, ville, ex-strutture militari che divennero gli attuali frequentatissimi parchi pubblici alle pendici dei colli.

Da allora però la collina, come tutto il nostro Appennino, ha via via perso la funzione agricola e le case coloniche si sono quasi tutte trasformate in residenze: una progressiva recinzione di ogni spazio. Il fenomeno di “privatizzazione” è talmente totalizzante che è praticamente impossibile muoversi nelle colline se non percorrendo i soli spazi pubblici rimasti, ovvero le poche strade esistenti.

Le associazioni dell’escursionismo (Cai, Trekking Italia ecc.) hanno provato a dare soluzione al problema e realizzare una serie di percorsi e sentieri, fuori dalle strade, che potessero congiungere il centro con le cime dei colli e la rete di sentieri dell’Appennino. Più che zappa e cesoie per aprire i sentieri, hanno fatto lavorare avvocati e mediatori che, con pazienza, hanno cercato intese coi tanti proprietari dei terreni per consentire il passaggio dei sentieri sui loro possedimenti.

Il risultato è la realizzazione di soli due sentieri, il 902 che da San Michele in Bosco porta a Forte Bandiera, il 904 che va a Gaibola (peraltro, dopo pochi giorni dall’inaugurazione, subito interrotto nella parte iniziale perché alcuni proprietari non ne volevano sapere del passaggio delle persone). Notizia recente è la chiusura di due tratti del 904 a Ronzano a seguito degli assembramenti di dicembre in pieno lockdown che hanno portato danni e disturbo: chiuso per troppo uso.

L’esito di queste controversie è un’orda che soprattutto sabato e domenica è costretta a salire, nel traffico, sulle vie di Casaglia, Genio, San Vittore, Scalini, Gaibola fino a via delle Lastre e Goffreda, strade strette senza marciapiede e con traffico. Ma pur di stare in mezzo al verde lo si fa volentieri. Per camminare, muoversi con mezzi salutari: due scarpe da jogging e uno zainetto.

Non va bene: occorre dar soluzione a un’esigenza diffusa. Dopo aver oculatamente salvaguardato le sue colline e realizzato parchi pubblici, Bologna deve fare un ulteriore passo: rendere i colli fruibili da tutti anche a piedi, superando la totale privatizzazione che rende quasi impossibile farlo.

Politica e Amministrazione Comunale facciano questo passo, realizzando una rete di corridoi naturali, recuperando vecchi percorsi ora privatizzati, limitando al traffico alcune strade, consentendo a tutti di muoversi su colli, anche espropriando terreni dove necessario e per la gestione appoggiandosi magari a chi, come la Consulta dell’Escursionismo, da anni lavora in tal senso.

È una delle tante sfide che dovrebbe cogliere chi si appresta a governare, nel segno di una città più vivibile e sostenibile, attenta a ambiente e benessere e mobilità a impatto zero, alla “città dei 15 minuti” con la fortuna di avere così tanto verde a pochi passi da casa.

Le migliaia di bolognesi che si inerpicano sulle strade collinari ne saranno grati.


5 pensieri riguardo “I colli: un miracolo averli preservati ma ora vanno resi fruibili a piedi

  1. Ottimo articolo. E ottima lotta da portare avanti.
    Chiederei all’autore di rileggere il primo paragrafo: credo che tra la penultima e ultima frase manchi un passaggio, il richiamo alle Alpi mi pare non segua il filo del discorso.

  2. ottimo articolo, come guardia ambientale e come fruitore di questi percorsi non posso che esprimere tutta la mia approvazione , solamente con 2 postille. (non me ne vogliate male)
    1- ringraziamo i sindaci degli anni 60 (DOZZA ?? FANTI??) per la loro lungimiranza nel preservare questi doni, non so se quelli attuali (degli ultimi 20 anni) sarebbero stati ugualmente lungimiranti nel
    farlo , vedo infatti troppa voglia di cemento nelle recenti decisioni prese: (passanti di mezzo, caserme sfitte con progetti di cementificazione residenziale, supermercati dove non ce ne e’ bisogno, ecc ecc, consumo di suolo x parcheggi, o capannoni industriali ,nonostante le ns periferie ne siano piene di quelli dismessi o di aziende fallite)

    2- le pertinenze private in effetti molte volte mettono i bastoni fra le ruote, ma c’e anche da dire che a volte , l’inciviltà dei fruitori NON aiuta, sono stato testimone in questi mesi di “assalti alla diligenza” di villa ghigi, eremo di Ronzano, parco del Pellegrino, :il lunedi’ dopo la “bisboccia domenicale erano ridotti da schifo, chiaramente un proprietario di terreno che concede il transito, poi si ritrova con questi regalini inaspettati e ci rimane giustamente MALE !!!

  3. Condivido pienamente l’articolo e spero che i politici e l’Amministrazione Comunale raccolgano questa sfida!

  4. Quando la D.C. voleva una Bologna da un milione di abitanti, urbanizzando i colli con villette per il cosidetto ceto medio…i sindaci Fanti e Zangheri ma sopratutto l’assessore Pier Luigi Cervellati dissero no!!!

    PS…Con le attuali bombe d’acqua se i colli fossero cementificati, Bologna sarebbe sempre allagata.
    Grazie…..

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