Scienza e pubblico: «Caro Merola, fatti un social network tuo» (1)

Parodiamo Crozza per rispondere, in due puntate, al Sindaco che ci ha chiesto di riflettere sull’uso dei social media per comunicare sui temi scientifici. È indubbio che chi ha ruoli pubblici debba contare su chi ha le competenze per decifrare i fatti. Nella seconda parte il dubbio cruciale su come divulgare le decisioni: piuttosto che affidarsi a piattaforme possedute da magnati miliardari sarebbe meglio che le amministrazioni congegnassero strumenti propri di confronto

Parte I – Che cos’è un esperto

di Simonetta Tunesi, consulente strategica ambientale


Rispondendo alla sollecitazione del Sindaco durante la diretta di Cantiere Bologna, vorrei per prima cosa individuare ‘che cosa è un esperto/a’ e poi proseguire suggerendo come gli esperti possano essere messi al servizio del processo decisionale, prima, e del confronto e della comunicazione, poi.

1. Saper distinguere un’opinione da un fatto 

Se mi chiedi che tempo fa e ti rispondo “il solito caldo umido di Bologna”, questa è un’opinione; se ti rispondo “37°C e umidità relativa al 95%” questo è un fatto. Se non conosco la differenza tra i due, mi intestardirò a voler far trionfare la mia opinione, convinta che sia un fatto che tutti hanno il diritto di conoscere.

Posti di fronte a un’informazione/problema dovremmo essere in grado di: a) individuare i sentimenti/emozioni che ci attraversano; b) attivare il pensiero razionale per capire se le emozioni più veloci sono le più utili a interpretare il fatto; c) ascoltare l’interpretazione data da altri e valutarla; d) se necessario, cambiare opinione.

È dimostrata l’importanza di essere accompagnati da insegnanti e genitori nel praticare, prima e durante l’adolescenza, il metodo scientifico per essere in grado da adulti di distinguere tra fatti e opinioni. Questo richiede di imparare a: osservare la realtà (non il suo racconto); misurare e registrare ordinatamente i dati; formulare ipotesi su ciò che si è visto; inventarsi un modo per andare a verificare le ipotesi; trarre conclusioni finali. E… ricominciare da capo. Sì, perché ipotesi e teorie evolvono: Newton non seppe mai che le sue leggi della meccanica non sono valide in tutto l’Universo; prima della Montalcini non si credeva che le cellule mantengono tutta la vita la capacità di riprodursi.

2. Accrescere la conoscenza scientifica dei cittadini

Non sarà possibile alcun passo avanti sul tema della comunicazione scientifica se non si riflette collettivamente sui motivi che in Italia hanno causato: l’abiura di Galileo; Anna Morandi Manzolini ad avere 11 figli mentre era l’anatomo-patologa migliore del suo tempo; la mancata diffusione in Europa della scoperta di Filippo Pacini del ruolo dei microrganismi nel colera; il trasferimento di Marconi in Inghilterra per far decollare la sua industria; l’emigrazione di Enrico Fermi; il trasferimento di Rita Levi Montalcini da un laboratorio allestito in casa ad un’università negli Usa.

La ricostruzione della storia delle politiche della ricerca in Italia spiegherebbe perché chiamiamo le nostre “eccellenze scientifiche” (di cui non poche presenti a Bologna) invece che normalità scientifiche.

3. Si è esperti di una cosa precisa

Un esperto/a è una persona che ha studiato con concentrazione un argomento specifico. Vi ha dedicato fatica, sacrificando giorni di festa e tempo con gli amici (niente di tragico perché l’esperta si diverte da matti nel fare quel che fa). A un certo punto di questo percorso, si genera una tale compenetrazione tra l’esperta e il suo argomento che questa diviene capace di indicare rapidamente, sulla base del proprio istinto educato, la soluzione tecnica per risolvere un problema complesso. Questo è banalizzato nelle storie di scienziati a cui succede un imprevisto che scatena una scoperta, una per tutte la mela di Newton (come se gli oggetti non fossero mai caduti prima).

Si è esperti in un campo specifico. Per intenderci, il mio settore è la chimica ambientale e in più occasioni sono stata in grado di indicare rapidamente le soluzioni a un dato problema. Eppure. Adoro l’opera lirica e la musica classica ma non so leggere la musica; secondo voi sarebbe giusto che il Teatro Comunale affidasse a me il compito di selezionare il primo violino dell’orchestra? 

Ecco questa è la differenza tra un appassionato e un esperto; tra avere un’opinione e conoscere una cosa.

Appena si esce dal loro campo di competenza, gli esperti diventano non esperti e reagiscono alle informazioni come tutti gli altri non-esperti di settore.

Aspettate la prossima puntata. Risponderò alla domanda: in che modo gli esperti possono mettersi a disposizione del confronto pubblico? (SEGUE).


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