Bologna e la Pubblica Amministrazione da rinnovare

Per il pubblico impiego si tratta di uno spartiacque storico. In futuro, potremo probabilmente datare l’attività amministrativa su una linea del tempo ap/dp, prima e dopo la pandemia. È l’incastro storico giusto, dopo anni di analisi e convegni sull’età media altissima dei lavoratori pubblici italiani e sullo scarso investimento nella valorizzazione e nella formazione delle risorse umane

di Cristian Tracà, docente


Sono passate alcune settimane da quando il Sindaco di Bologna Virginio Merola ha comunicato con soddisfazione il raggiungimento di un accordo sullo smart working nel cosiddetto “Pola”, il Piano operativo per il lavoro agile. Ancora più recente è la notizia di un quadro di innovazione simile anche nell’ambito dell’Amministrazione regionale dell’Emilia-Romagna.

Per il pubblico impiego si tratta di uno spartiacque storico. In futuro, potremo probabilmente datare l’attività amministrativa su una linea del tempo ap/dp, prima e dopo la pandemia. È l’incastro storico giusto, dopo anni di analisi e convegni sull’età media altissima dei lavoratori pubblici italiani e sullo scarso investimento nella valorizzazione e nella formazione delle risorse umane.

In Emilia-Romagna va meglio che altrove. Vero e innegabile, basta confrontare i servizi online del Comune di Bologna con quelli di altre realtà. Anche da queste parti, però, c’è stato nel pubblico un innegabile processo di esternalizzazione di funzioni, di duplicazioni di strutture, che non ha migliorato le performance. Il superamento delle istituzioni su scuola e biblioteche negli scorsi mesi la dice lunga sulla necessità di semplificare i processi. 

Basterebbe chiedere a qualsiasi cittadino felsineo con un po’ di esperienza: ci si troverebbe davanti un coro abbastanza unanime di nostalgia per il passato, quando il pubblico teneva botta meglio. I perché sarebbero molteplici e non è questa la sede per abbandonarsi alla nostalgia canaglia. Troppo semplice, poco generoso. 

Meglio guardare al presente prossimo e al futuro, visto il gran dibattere pubblico sull’innovazione e la digitalizzazione, scatenato dal trasferimento su piattaforme online di molti servizi. Trasferimento che diverrà sempre più impattante con le nuove risorse previste dal Recovery Plan per l’efficientamento dei tempi e delle risposte delle amministrazioni.

Bologna, come tante altre città italiane, dovrà andare oltre questa importante fase di ripensamento del servizio pubblico sfruttando al massimo questo momento storico. Non solo cogliendo l’occasione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma anche approfittando dello sblocco del turn over (che dovrebbe portare negli uffici una legione di 500 mila risorse umane) e della limitazione delle responsabilità per danno erariale con una revisione importante della casistica per l’abuso d’ufficio.

Una serie interessante di stimoli arriva dal lavoro del Forum disuguaglianze e diversità che, insieme a Movimenta e Forum Pa, ha lanciato un appello pubblico sottoscritto da una buona rappresentanza di deputati di diverso orientamento e da alcuni esponenti di spicco della società civile e del Terzo settore.

Come suggerisce questo studio, non si tratta tanto di comprare dei pc più performanti e flessibili, ma il traguardo atteso è un ripensamento dei modi e dei processi globalmente intesi. La pubblica amministrazione si deve cimentare con i quattro obiettivi delineati da Fabrizio Barca in tandem con le organizzazioni che si sono occupate di questa campagna di sensibilizzazione: giovani, missioni, capacitazione e partecipazione. Ne deriva un lavoro per obiettivi con indicatori misurabili e trasparenti che diano all’esterno un’idea chiara del lavoro pubblico per la città. 

A Bologna c’è già da tempo un lavoro molto apprezzabile sulla comunicazione istituzionale e pubblica, che va ancora di più avvicinato a chi rimane alla “periferia” delle informazioni. Come previsto da questo progetto di rilancio della Pa,  il balzo deve avvenire nella semplificazione dell’informazione relativa a risorse programmate e spese, localizzazioni, ambiti tematici, soggetti programmatori e attuatori, tempi di realizzazione e i risultati attesi

Il settore forse più carente da questo punto di vista (e di primaria importanza per un monitoraggio civico che incoraggi la cittadinanza attiva) è quello dei Lavori pubblici. Troppo spesso la politica e le istituzioni non riescono a portare il cittadino nella macchina complessa dei bandi, dei codici, delle assegnazioni, della giurisprudenza. Il cittadino perde di vista il cronoprogramma, tende a non credere più nel piano investimenti derubricandolo a grafico di poco valore o, peggio, a promesse dei politici. 

Ecco una prateria aperta, una frontiera da esplorare.


Un pensiero riguardo “Bologna e la Pubblica Amministrazione da rinnovare

  1. Caro Cristian, hai toccato un nervo scoperto, i LLPP, settore cruciale della macchina comunale, snodo di interessi economici e strategici, centro di potere della città.
    Un po’ per caso ci ho lavorato anch’io qualche anno, in un ruolo da mediano. Non avevo sufficienti strumenti per decifrare le onde gravitazionali ma antenne per capire che il motore non era proprio sintonizzato sull’onda giusta sì.
    Soprattutto per avvertire l’assenza di una struttura dirigenziale all’altezza del suo compito: autorevole, indipendente, non asservita al politico di turno, come mi sarei aspettata. Dopo qualche avvicendamento di amministrazioni e conseguente avvicendamento di dirigenti avrei voluto fondare un movimento “Dirigenti competenti”. Perché quando manca una capacità di direzione, di motivare il personale, di far intravedere un obiettivo comune, quando traspare che il fine non è affatto l’interesse collettivo ma un interesse particolare, perdi il senso del tuo lavoro.
    E la macchina inesorabilmente si sgretola.

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