Quattro proposte per lo sport bolognese

La pandemia si è abbattuta con conseguenze pesanti sul mondo delle realtà dilettantistiche che vivono di volontariato. Per rilanciarle e consentir loro di sopravvivere occorre uno sforzo generale

di Roberto Terra, Polisportiva Hic Sunt Leones


Come Polisportiva Hic Sunt Leones desideriamo contribuire al dibattito ed alla costruzione di un Manifesto per il governo condiviso della Città di Bologna portando all’attenzione di tutte le realtà partecipanti il seguente testo di spunti di riflessione e proposte intorno ad uno dei settori maggiormente colpiti dalle conseguenze della pandemia, lo sport.

La pandemia ha sicuramente stravolto la faccia anche della nostra città e quindi della nostra quotidianità. Sono tantissimi i settori in sofferenza e certamente ci troviamo davanti a sfide difficilissime ed importanti che determineranno il nuovo volto del nostro territorio e del suo tessuto sociale. Tra i settori sicuramente più in sofferenza, l’ambito sportivo è quello che più di altri sta pagando il prezzo della pandemia, sotto tanti punti di vista. Da chi con lo sport lavora, a chi gestisce società sportive e impianti e infine chi lo sport lo pratica.

Ci troviamo quindi davanti a una sfida epocale rispetto a quale sarà il ruolo dello sport nella nostra città, un ruolo che da sempre noi intendiamo dal punto di vista del benessere psicofisico e della prevenzione, ma anche del grande valore sociale per il cambiamento e la coesione del nostro territorio. Anche durante la pandemia, va riconosciuto un importante supporto dell’amministrazione comunale rispetto a questo tema: i contributi alle società sportive, i voucher alle famiglie per il sostegno alla pratica sportiva per i propri figli e, non ultima, la carta dei valori per lo sport femminile, che seppur più simbolico rispetto alle altre due iniziative messe in atto, sicuramente segna un importante indirizzo e impegno, non scontato.

Se quindi, da un lato, va riconosciuto a questa amministrazione il merito di aver tenuto in grande considerazione questo tema, probabilmente molto più che in altre città, crediamo di poter offrire degli spunti di riflessione grazie anche alla nostra esperienza di società polisportiva dilettantistica che, da anni, prova dal basso a costruire un modo diverso di fare attività sportiva che abbia al centro il benessere ma anche la socialità, l’accessibilità anche per chi non ne ha le possibilità economiche, il ruolo cruciale nella battaglia verso l’allargamento dei diritti universali di uguaglianza, cittadinanza, inclusione e parità di genere e il ruolo di vettore di cambiamento anche degli spazi pubblici e periferici che dallo sport vengono attraversati.

Vogliamo quindi porre quattro punti al centro della discussione pubblica sul ruolo che avrà lo sport nella vita del nostro territorio nell’immediato futuro:

1. Alla luce dello stop forzato di questi lunghi mesi, se tantissime società sportive rischiano di scomparire, ancor di più lo sono quelle che gestiscono gli impianti sportivi comunali. Va sempre ricordato che parliamo di società dilettantistiche che vivono di volontariato e non accumulano ricchezze. Sarà impossibile per questi soggetti poter ottemperare ai costi di gestione degli impianti sportivi che per tutti questi mesi sono stati fermi, e chissà quando potranno rivedere la sostenibilità economica del passato, che anche in tempi precedenti era appesa ad un filo fatto di sacrifici e impegno quotidiano. Proponiamo di rivedere quindi gli accordi stipulati alla luce di quanto avvenuto durante la pandemia e di congelare utenze e affitti finché non potremo tornare a condizioni di normalità.

2. Riproporre i voucher per stimolare la ripresa dell’attività sportiva, che siano si rivolti alle famiglie numerose e con redditi non sufficienti, ma che siano estesi anche alle persone adulte, specialmente a chi ha più difficoltà economiche, e che siano quindi svincolate dal nucleo familiare. Una misura da estendere, quindi, non solo ai cittadini italiani, ma a tutti i residenti, tra cui i migranti che più di altre categorie, a causa di svantaggi economici e di diritti, hanno meno possibilità di altri di accesso allo sport, a tutti i livelli. Immaginiamo quindi che siano dei voucher universali di diritto e accessibilità alla pratica sportiva.

3. Supportare i lavoratori dello sport, categoria sempre posta ai margini e senza diritti e tutele, che nonostante la prossima riforma del terzo settore, sono sempre considerati lavoratori di serie B. Così come già avvenuto per i rider, proponiamo una carta dei diritti dei lavoratori dello sport che possano vedere riconosciute maggiormente le giuste tutele, immaginando una parte previdenziale che non sia a carico delle già in difficoltà società sportive di appartenenza.

4. Infine, una città a misura di sport: la pandemia ci costringerà a ridisegnare i luoghi dello sport, quindi questa si pone come ennesima occasione per immaginare un migliore utilizzo dei parchi ma soprattutto di grandi strutture abbandonate e dismesse che invece rispondo in maniera efficiente alle nuove esigenze di pratica sportiva, dove il distanziamento, i grandi spazi arieggiati saranno ancora vincolanti ai fini della pratica sportiva per molto tempo.

Sono quattro proposte pubbliche che ci auguriamo siano recepite dalla discussione cittadina sul futuro di Bologna e per le quali accettiamo volentieri approfondimenti e spunti di riflessione per costruire un’idea condivisa di una città che sappia affrontare, tra le tante, anche questa sfida.


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